mercoledì 1 febbraio 2012

salutare una città


non manca molto al grande momento e non so da dove iniziare
quindi la faccio semplice: saluto Genova, così saluto tutti. 

saluto il Tempio, teatro di tante partite, lacrime, sorrisi e birrette prima della partita, 
il rito degli incontri dall'edicola e i pacchetti di sigarette polverizzati durante i derby,
la sensazione di appartenere a qualcosa di più grande di uno sport 
e la gradinata Sud, quel luogo magico di cui volevo fare parte fin da quando ero piccola. 

saluto il casello di Nervi perché uscire da lì è qualcosa di davvero unico,
corso Italia, le pizzate di classe al Lido quando ero in 5^ elementare, 
il tennis alla Valletta, dove qualche anno dopo mi nascondevo a fumare le prime sigarette (rigorosamente senza aspirare), 
e l'asilo con la maestra Luigia, le elementari in una delle scuole più piccole della città e Manfredo, il bidello balbuziente e rassicurante. 

saluto il Monumento, meta preferita di tutti i giorni dell'anno, 
e i Parchi di Nervi, meta preferita solo il 1° giugno,
e Sori per il profumo del balsamo al cocco che mi ha accompagnato per molte estati della mia vita.

saluto la coda in corso Europa, l'aperitivo a Boccadasse e al King con papà, 
le feste nella torretta di via 5 maggio, la maturità preparata mentre mio fratello mi chiamava dalla moto d'acqua
e Piazza Carignano, la vecchia piazza di quando ero piccola e quella che è diventata ora che sono un po' più grande.  

saluto il palazzo di via Ravasco 16 e il profumo rassicurante del rossetto della nonna,
i tramonti sulle gru del porto e il mio jogging in corso Aurelio Saffi.

saluto via Balbi e l'Albergo dei poveri, 
la focaccia di Via Nino Bixio il sabato mattina, 
l'ascensore di Via Corsica dove Stefano mi faceva levare le scarpe con i tacchi "perchè la mamma non mi ha beccato, se lo fa per colpa tua ti ammazzo" dopo le serate al Time,
saluto il giovedì sera al Roger e al Jasmine, saluto i traslochi e gli ospedali,
le mie paranoie e le mie diete intervallate dagli aperitivi.

saluto la Darsena, che mi ha adottata, amata e coccolata,
il mercato dove tutti sanno il mio nome e il mio amico pescatore che mi regala le acciughe appena arrivate,
saluto l'edicolante che ho convinto a iscriversi all'Università, il ristorante messicano
e saluto il bar sotto casa, dove ho fatto colazione e preso aperitivi, 
dove ho riso, ho pianto e ho conosciuto tante persone. 

saluto le cene ignoranti da Pino e Mario e quelle di livello da Daspo, 
saluto l'amaro dal Gagge ma anche le ostriche e i gamberoni,
le grigliate all'aperto e le cene sul terrazzo, l'ansia della maturità di Nucs 
e la voglia di festeggiare il suo successo.

saluto tutte le persone che ho conosciuto in tutti questi anni a Genova, la mia città. 

in un modo o nell'altro, chi più chi meno, avete contribuito a rendermi come sono.
il bello di partire è che puoi sempre ritornare.