il cielo del porto antico che mi ha fatto venire i lucciconi e ricordato quanto è bella la mia città. sì, senza pietà forse come cantava Carboni, ma è bella davvero.
il tramonto guardato su una panchina come fanno i vecchi o i senza Dio, tra le sensazioni degli altri nella mia stessa situazione, la voglia di ascoltare il mio respiro e di non sentire prudere un po' gli occhi.
la Lanterna avvolta in una sciarpa arancio-rossa che riesci a scorgerla solo attraverso gli alberi delle barche a vela e che ti conferma che, finché ci sarà lei a vegliare su di te, andrà tutto bene.
l'abbraccio di chi vedi poco ma sai che ti pensa spesso e che ti rende un po' speciale se per fare 200 metri a piedi ci metti due ore perché tutti ti vogliono stringere forte e sapere come stai.
l'album delle fotografie del matrimonio di mamma e papà, che ogni volta che sono qui sento l'urgenza di vederlo per capire chi sono, da chi vengo e chi mi porto a spasso vivendo.
la sveglia presto per andare a Boccadasse, godermi ogni singolo metro della lunga passeggiata, arrivare a destinazione e sporcarmi perché mi sdraio su quei sassi.
la telefonata a Franco per dirgli dove sono e il suo "che bello Carolina. a proposito, il 21 ottobre si vota a Bolzano: dovrai venire su per forza!"
le mie mani nel mare per bagnarmi la testa, come faceva la mamma quando ero piccola,
e il viso che così acqua e sale me li sento addosso, anzi: sulle labbra.
la bella musica che ricevo e che mando, che a volte mi fa saltare un battito del cuore e a volte mi fa diventare un po' rossa dentro (perché rossa, fuori, non la divento mai).
la mia città che, con enorme presunzione e immodestia, credo mi assomigli molto: sia nei suoi tanti difetti sia nei suoi considerevoli pregi.
il mare ha proprio quel blu e il bianco è quello del suo sale,
il nero ti un temporale che si allontana nel Sole,
se aggiungi il rosso del cuore...
"se non fai ordine nella tua testa, non riuscirai mai a fare ordine nella tua vita". sia chiaro, fare ordine nella mia testa è impossibile, avere una vita ordinata pure. al massimo posso cercare di non perdere tutto quello che ho pensato e chiuderlo in un blog
domenica 30 settembre 2018
martedì 25 settembre 2018
sensazioni di Bolzano
bolzano che è il coraggio che ho avuto quando l'ho scelta per voltare definitivamente pagina e ricomporre i pezzi del mio cuore, lo stesso che ho recuperato quando sono andata via per cercare di essere di nuovo felice.
bolzano che è l'ebbrezza, vera, di stringere forte la mia socia e i miei amici più cari,
quella che qualche ora dopo ci ha fatto suonare i citofoni dei cittadini altoatesini alle 2.30 del mattino.
bolzano che è la tenerezza di sentirmi ancora un po' la stessa bambina che ci si era trasferita con la mamma per curare la pertosse e che mi ricorda che in effetti è una città che salva da tutto: incidenti, furti, mobbing e cuori spezzati.
bolzano che è la solitudine che mi ha accompagnato per cinque anni tutte le sere che tornavo in quella casa vuota, che a volte è stata la mia migliore amica e a volte una bastarda senza cuore.
bolzano che è l'orgoglio di essermene andata senza scendere al livello bassissimo di quello stronzo del mio ex-capo nonostante, come potete leggere, io non perda occasione per sputtanarlo.
bolzano che è la fortuna inenarrabile che mi ha permesso di conoscere quello stronzo di Kevin Molfetta, la vera costante della mia vita.
bolzano che è tutte le sfide che ho accettato di affrontare, vincendo poco e perdendo spesso, e che hanno fatto di me quella che sono ora.
bolzano che è il mio sorriso per i messaggi che mi arrivano da lontano e per il rosaiolo pakistano che mi riconosce e regala fiori alle donne della mia famiglia, con tutto lo stupore misto ammirazione del nonno.
bolzano che è Franco che mi chiama per spedirmi a ritirare le mie raccomandate il giorno del suo novantesimo compleanno, che si tiene addosso la maglietta che ho fatto fare per lui per mostrarla ai suoi amici e che mi dice "dai, Carolina, fatti mandare a lavorare un mesetto qui che così ci vediamo tanto".
bolzano che è l'ebbrezza, vera, di stringere forte la mia socia e i miei amici più cari,
quella che qualche ora dopo ci ha fatto suonare i citofoni dei cittadini altoatesini alle 2.30 del mattino.
bolzano che è la tenerezza di sentirmi ancora un po' la stessa bambina che ci si era trasferita con la mamma per curare la pertosse e che mi ricorda che in effetti è una città che salva da tutto: incidenti, furti, mobbing e cuori spezzati.
bolzano che è la solitudine che mi ha accompagnato per cinque anni tutte le sere che tornavo in quella casa vuota, che a volte è stata la mia migliore amica e a volte una bastarda senza cuore.
bolzano che è l'orgoglio di essermene andata senza scendere al livello bassissimo di quello stronzo del mio ex-capo nonostante, come potete leggere, io non perda occasione per sputtanarlo.
bolzano che è la fortuna inenarrabile che mi ha permesso di conoscere quello stronzo di Kevin Molfetta, la vera costante della mia vita.
bolzano che è tutte le sfide che ho accettato di affrontare, vincendo poco e perdendo spesso, e che hanno fatto di me quella che sono ora.
bolzano che è il mio sorriso per i messaggi che mi arrivano da lontano e per il rosaiolo pakistano che mi riconosce e regala fiori alle donne della mia famiglia, con tutto lo stupore misto ammirazione del nonno.
bolzano che è Franco che mi chiama per spedirmi a ritirare le mie raccomandate il giorno del suo novantesimo compleanno, che si tiene addosso la maglietta che ho fatto fare per lui per mostrarla ai suoi amici e che mi dice "dai, Carolina, fatti mandare a lavorare un mesetto qui che così ci vediamo tanto".
giovedì 13 settembre 2018
monologo vocale di dirimpettaio di banco a cui voglio bene anche se ci sfanculiamo più volte al giorno
- Carolina, tu e io dobbiamo parlare:
da quando, leggendo il tuo libro, ho scoperto che hai un cuore anche tu non ti posso più guardare con gli stessi occhi.
da quando, leggendo il tuo libro, ho scoperto che hai un cuore anche tu non ti posso più guardare con gli stessi occhi.
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