venerdì 30 novembre 2012

prima é meglio

preferisco il prima.

mi piace il venerdì mattina, quando mi sveglio e il week end deve ancora iniziare, 
fare la spesa immaginando a cosa riuscirò a combinare con le cose che compro, 
aspettare un'amica che arriva per fantasticare sul tempo insieme. 

mi piace il gioco di sguardi tra due persone che si piacciono e non si conoscono, 
vedere il cellulare che si illumina perché c'è un messaggio da leggere, 
ricevere un pacchetto incartato prima ancora di sapere che cosa nasconde. 

mi piace la mattina del mio compleanno, quando mi sento ancora la stessa bambina che si svegliava eccitata e felice per godermi quel giorno tutto mio, 
la sera della Vigilia di Natale, quando tutti si salutano davanti alla tavola imbandita prima di sedersi, mangiare e chiacchierare, 
i pacchetti disposti con cura sotto l'albero prima che si cominci a cercare il biglietto con il proprio nome. 

mi piace fare la valigia prima di partire per un posto qualsiasi, 
guardare su internet qualche offerta per organizzare una vacanza, 
stappare una bottiglia tenuta in fresco per un'occasione speciale, versare le bollicine e fare tintinnare i bicchieri, prima di godermi il primo sorso. 

mi piace studiare con attenzione il menù del ristorante prima di scegliere cosa mangiare, 
pensare la sera a cosa farò di meraviglioso il giorno dopo, 
scrivere una lettera a qualcuno prima di spedirla, 
fare una sorpresa prima di vedere l'effetto che fa. 

mi piace quando mi preparo per un appuntamento e bevo un bicchiere di vino per rilassarmi, 
l'ultima occhiata che mi tiro allo specchio per vedere se posso uscire senza sembrare ridicola, 
quando torno di corsa indietro e spruzzo ancora un po' del mio profumo, 
l'attimo in cui non so se ci sarà un bacio o meno, 
e l'incertezza su come si evolverà la serata. 

mi piace provare un vestito e immaginare a quando e per chi lo indosserò, 
sentire la formazione allo stadio prima del fischio iniziale, 
entrare in una casa che profuma di cibo cucinato per me. 

mi piace l'ansia prima di un esame o un colloquio, 
l'attimo in cui sto per addormentarti e inizio già a sognare, 
vedere in vetrina delle scarpe che so già che saranno mie prima di provarle. 

mi piace l'eccitazione del prima, 
la passione del durante,
e quello che arriva dal dopo, di qualsiasi dopo si tratti.

ma prima di tutto é sempre meglio


martedì 27 novembre 2012

Donegal - la casa che ride

quella casa è sempre stata sorridente. 

rideva quando eravamo piccoli e ci trascorrevamo tutti i week end, 
quando andavo a trovarla durante una passeggiata a cavallo, 
quando rappresentava la meta di tutti quei sabato dopo la scuola. 

rideva quando dicevo che ci volevano tre quarti d'ora per arrivarci senza sapere bene cosa volesse dire, 
quando cadevo dalla bicicletta con mio fratello Francesco in canna, 
quando tutta la famiglia giocava dopo pranzo a "uomo-donna". 

rideva quando la mattina mi svegliavo e facevo una colazione meravigliosa che preparava la Lucy, 
quando mi dedicavo al giardinaggio con la Cate, 
quando Paolo mi accompagnava all'ippodromo perché mi piacevano i cavalli, 
quando dopo qualche gioco con Giovanni-grande c'era il premio di consolazione a base di grissini e Nutella.  

rideva quando si riempiva di amici di famiglia che portavano il loro casino e le loro risate, nuove e squillanti, 
quando Ste usava il cancello per parare i rigori tirati da papà, 
quando Franci camminava con le merendine in testa per non farsele rubare da Duke. 

rideva quando in cantina si imbottigliava il vino (e ridevano tutti grazie allo stato di ebbrezza), 
quando papà e Paolo andavano nel negozietto sporco a comprare la cena, 
quando giocavamo con il biliardo a boccette, bianchi contro rossi. 

rideva quando parlavamo di chi mi piaceva di Villa Carolina, 
quando dopo uno sguardo duro Stefano finiva sotto il tavolo, 
quando Francesco si arrabbiava e prendeva a testate la macchina di suo zio. 

rideva quando i grandi si preparavano l'aperitivo sotto il pergolato, 
quando i piccoli giocavano nel prato, 
quando la sera dormivamo in un lettone 2 metri x due, 
e quando la mattina andavamo a vedere i cavalli del vicino. 

rideva quando ognuno raccontava qualcosa di bello, 
quando d' inverno si riempiva di neve, 
e quando si sentiva il profumo di erba appena tagliata per tutto il giardino. 

ha riso dopo la nostra comunione che abbiamo festeggiato lì, 
quando Paolo ha fatto la festa dei 40 anni e c'era Luca Laurenti che suonava,
quando ho bevuto una golata di olio piccante credendo che fosse té freddo. 

ha riso quando la casa che volevamo comprare dai mitici signori Capeti ci é stata soffiata sotto il naso, 
quando sul campanello abbiamo scritto L'Anzoni, 
quando ha ospitato per un po' una setterina trovata per strada,
e quando il nonno ha chiesto un negroni preparato dai suoi figli senza farsi beccare dalla nonna. 

ha riso anche dopo, quando le famiglie sono cambiate, 
quando sono andata a prendere l'aperitivo per salutare la Cate prima che tornasse in Germania e poi sono tornata a Genova per andare allo stadio, 
quando l'ho mostrata con orgoglio a un amore passato dicendo "lì io ho passato i migliori anni della mia vita". 

ha riso alla festa dei 60 anni di Rita, 
al risveglio da un matrimonio finito tardi quando ci siamo trovati a fare colazione con i cornetti presi da Markus, 
e quando sono andata a bere un bicchiere con Franci prima di portarlo a festeggiare il suo brillante esame di maturità. 

quella casa riderà ancora, 
quando la cercherò percorrendo l'autostrada e mi verrà spontaneo urlare "eccola", 
quando ripenserò a tutti i momenti più belli della mia infanzia. 

quella casa per me riderà sempre
perché in quella casa io ho sorriso tantissimo. 

venerdì 23 novembre 2012

errare é umano, sbagliare é negroni

gli sbagli sono sbagli, 
capitano, fanno parte del gioco.
a volte dagli errori impari molto, 
altre volte no. ma sbagliare é giusto.  

ho sbagliato a rubare i brillantini per le decorazioni di Natale in un negozio di Bolzano, 
a scrivere con la penna sulla mia cartella nuova, 
a tagliarmi le calze senza alcun motivo apparente con un paio di forbici nuove, 
a dimenticarmi un dito nel seggiolino del treno procurandomi una frattura. 

ho sbagliato a fare i capricci per la Barbie quando ero in Corsica, 
a far passare ore di panico in uno studio medico perché avevo paura degli esami del sangue, 
a saltare con entusiasmo sulla schiena di mio fratello. 

ho sbagliato a firmarmi da sola una nota che diceva "Carolina alza le mani sui compagni", 
a falsificare la firma della mamma in caso di brutti voti alle superiori, 
a farmi beccare la prima volta che ho fatto puccia. 

ho sbagliato a usare il freno davanti con il motorino frantumandomi la faccia, 
a dare agli altri colpe che non avevano, 
ad avercela con i miei per il ritorno a Genova, 
a non essere puntuale la sera. 

ho sbagliato a iniziare a fumare solo perché così avevo una scusa per stare sola con quello che mi piaceva, 
a comprare molti vestiti mai indossati, 
a spendere troppo quando dovevo risparmiare.  

ho sbagliato a dare alcune risposte, 
a mancare di rispetto a chi rispetto lo merita sempre, 
a litigare con gioia con tutti i miei vicini di casa. 

ho sbagliato a credere che certe cose non potessero capitare alla mia famiglia, 
a fare scenate isteriche e sbattere la porta in caso di giornate storte, 
a tenere dentro certi dolori rischiando di impazzire molti anni dopo. 

ho sbagliato a svelare troppo di me ad alcuni uomini, 
e anche a svelare troppo poco. 

ho sbagliato a non chiarire alcuni rapporti con certi parenti, 
a non mandare a quel paese chi lo meritava, 
a credere che le persone possano cambiare grazie a me. 

ho sbagliato a dimenticare l'entusiasmo di certe idee, 
a farmi cullare dalla pigrizia, 
a rimandare in eterno le cose urgenti da fare. 

ho sbagliato a dare colpa ad altri, quando la colpa di certi atteggiamenti era solo mia, 
a trascinare una bella storia d'amore molto più del dovuto, 
a insistere con tutta me stessa su una relazione mai esistita. 

ho sbagliato a credere che i sogni non possano avverarsi, 
a voler vedere sempre il peggio delle cose, 
a pretendere troppo da me in certe situazioni. 

ho sbagliato a rifiutare i voti all'università, 
a non essere sempre chiara, 
a dare tutta me stessa a chi di me si merita poco. 

ho sbagliato sul lavoro. 


sbaglio ogni volta che sorseggio il mio negroni. 
ma se non fosse sbagliato, mi piacerebbe molto meno. 




lunedì 19 novembre 2012

fuma questo pacchetto e ricordati di me (monologo dedicato a Kevin Molfetta)

1. la prima sigaretta che ti ho offerto perché avevo rallentato un tuo lavoro.

2. quando hai installato la chat sul mio pc migliorando decisamente la qualità della vita professionale. 

3. - il mio oroscopo è meraviglioso 
- ah sì? e qual é lo spread tra l'oroscopo e la tua vita?

4. il week end sul Lago di Garda: 
   a. un tiro per quando Francesco e io abbiamo portato 2 bicchieri a testa di prosecco;
   b. un tiro per "quella é proprio un bel troione" - "sì, é la fidanzata del fotografo";
   c. un tiro per sei stronza, non sai quanto. 

5. il venerdì più lungo della storia dei venerdì passato in chat tutto il giorno, 
correva il 29 giugno 2012 e la sera prima avevamo festeggiato la vittoria dell'Italia.

6. trofie al pesto, pollo alla senape e tiramisù.

7. scegli una pausa qualsiasi a base di caffè, nicotina, sticazzi e la tua vita fa schifo.

8. l'aperitivo che ma questo nome sa così di sbagliato,
sì, ma é per questo che lo beviamo.

9. pizza al Walther's dopo le vacanze.

10. scambio assolutamente impari di musica e traduzione simultanea di creuza de mä.

11. considerazioni a caso su ansie, lavoro, vita, notti insonni, i miei fidanzati immaginari e il tuo essere una persona decisamente orribile.

12. l'aperitivo per il mio rinnovo del contratto quando nell'ordine mi hai: 
fatto aspettare, fatto bere, fatto ridere, fatto bere, fatto quasi piangere, fatto la predica, fatto bere. 

13. quando hai risposto a una telefonata di Marco-il-pazzo e quando hai visto le foto di 
Elio-l'-anziano.

14. tutte le volte che mi hai detto che sono insposabile, infidanzabile e pessima.

15. quando siamo andati all'Interspar:
la spesa con meno senso della mia vita, una delle mie giornate migliori.

16. quando ho cercato di salvare un cane che non mi ha cagata di pezza.

17. il cactus che ti ho regalato per il compleanno, rimasto una settimana in ufficio sulla mia scrivania come un povero stronzo.

18. - è come andare in bicicletta, non si scorda mai. 
      - sì, ma senza sellino. 

19. le tue incredibili polpette, non ci avrei scommesso una cicca.

20. il nostro non-saluto.

ok ragazzo, il pacchetto è finito.
ora, mentre ne giri una per andare a fumare, girane una anche a me. 

21. mi mancherai. cazzo se mi mancherai.

giovedì 15 novembre 2012

come se non ci fosse domani - il trionfo del superfluo

e se mi dicessero un giorno che quello sarebbe l'ultimo, io cosa farei? 

a mezzanotte inizierei a non pensare a niente:
dopotutto il futuro non ci sarebbe e il passato non avrebbe più senso.

andrei in cerca di ostriche e bolle.

perderei un po' del mio quanto mai prezioso tempo a scrivere messaggi alle persone più importanti della vita. 

mi renderei conto che forse non sarei in grado di scrivere ti amo, 
ma certamente un po' di vaffanculo e forse qualche provocazione. 

proverei a ricordare qual è stato quel giorno della mia vita in cui sono stata così felice da aver quasi paura. 

cercherei una persona che mi giri una canna e la fumerei ascoltando drinking in L.A.

spegnerei il cellulare e staccherei il telefono di casa.

starei un'ora a letto sotto il piumone ad ascoltare il mio respiro.

andrei a vedere l'alba da qualche parte con una scorta di focaccia. 

uscirei struccata per andare a comprare qualcosa di nuovo.

mi tingerei i capelli rosso fuoco. 

mi spalmerei sulla faccia la crema per le emorroidi che avrei avuto finalmente il coraggio di comprare (pare sia miracolosa per le occhiaie).

andrei a farmi quel tatuaggio che progetto da anni.

accenderei il cellulare davanti a un negroni e comincerei a leggere le risposte ai miei messaggi di commiato. 

in caso di necessità rafforzerei qualche vaffanculo, magari dopo un altro negroni.

mi comprerei dei papaveri. 

andrei a mangiare ordinando solo cose che non ho mai assaggiato.

guarderei il filmato di quando la Samp è arrivata ai preliminari di champions. 
forse anche quello della vittoria dell'Italia nel 2006.

raggiungerei il ragazzo che mi piace e cercherei di sedurlo.

andrei a farmi fare un massaggio e a comprare una termocoperta.

mi regalarei un solitario e mi inginocchierei allo specchio per farmi la mitica proposta.

cercherei disperatamente un posto per assaggiare il capitone. 

mi farei truccare per imparare a come farlo da sola
( l'inutilità della cosa è lampante).

prima di uscire di casa prenoterei un biglietto in first per New York.

mangerei un tubo intero di Pringles alla cipolla.

uscirei a prendere un aperitivo per parlare di frivolezze e volgarità con qualcuno.

inviterei quello che mi piace, e che si suppone io abbia sedotto, a mangiare una pizza e bere Champagne.

andrei a vedere qualche stella cadente con la mia termocoperta, le caldarroste e una bottiglia di Amarone. 

guiderei sopra il livello consentito di alcool, mi farei fare il palloncino e poi chiederei alla municipale di darmi un passaggio per tornare a casa.

andrei a suonare il campanello di un vicino che mi sta antipatico, per esempio quello che ha i bambini che urlano, e scapperei.

arriverei a casa da sola alle 23,55 e getterei con inaudita violenza il mio cellulare contro il muro .

urlerei "ciao raga" alla finestra. 

mi metterei ancora un po' di rossetto, stapperei l'ultima bottiglia di franciacorta, accenderei una sigaretta, metterei My Way di Frank Sinatra e penserei di aver trascorso le ultime 24 facendo trionfare il superfluo. 

sorriderei.

lunedì 12 novembre 2012

spero che tu sia un bravo papà

spero che ti sia reso conto, prendendola in braccio,
che da quel momento nella tua vita non conterà altro.

spero che averla desiderata così tanto nei mesi in cui l'hai aspettata,
ti abbia fatto esplodere il cuore di emozione quando hai visto i suoi occhi che faticavano a vedere tutta quella luce all'improvviso.

spero che tu le sia vicino quando piangerà e non ne capirai il motivo,
che le faccia una festa meravigliosa quando compierà un anno,
e che fare i regali di Natale finalmente conterà qualcosa anche per te.

spero che tu sia fiero di lei quando imparerà grazie a te ad andare in bicicletta senza le rotelle,
che la porti allo stadio per trasmetterle una passione tua,
che le permetta di fare lo sport che desidera.

spero che non sia troppo critica nei confronti degli altri come lo sei tu con chi é migliore di te,
che non le faccia fare i buchi alle orecchie troppo  presto,
che la sosterrai quando rincorrerà tutti i suoi sogni, soprattutto quando ti sembreranno delle utopie.

spero che tu riesca sempre a trasmetterle tutto l'amore che provi per lei,
che le sia accanto nei momenti complicati,
che le permetta di comprarsi ogni tanto i vestiti che vuole,
e che sia capace di abbracciarla forte anche quando ti deluderà.

spero che tu le faccia scegliere la scuola che vuole,
che la porti spesso all'estero,
e che ti renda conto che in ogni suo sorriso e in ogni suo sguardo si nasconde un  piccolo miracolo. 

spero che non sia tu a insegnarle a sciare,
ma che sceglierai un bravo maestro, rischiando che diventi talmente brava da essere accademica. 

spero che tu sia davvero felice,
ma non perché lo meriti.

é lei che merita tutta la tua felicità. 

venerdì 9 novembre 2012

la mia Kaiser Soze

ha lo spazio che separa un goal dall' essere in fuori gioco oppure no,
è la taglia in meno dei tuoi jeans dopo una dieta,
sono i soldi risparmiati per comprare un paio di straordinarie scarpe che metterai pochissimo.

ha le bollicine di un bicchiere di champagne,
il colore dei gamberoni di Santa Margherita,
le note di un assolo di Santana.

ha la durata di un sorriso ricambiato da lontano,
di un bacio appena dopo aver mangiato un ghiacciolo,
ha l'intensità di un aperitivo inaspettato 
e di un ti amo sussurrato all'orecchio. 

ha la consistenza di una bolla di due big bubble masticati insieme,
la morbidezza dei capelli di una persona che usa il balsamo e nei quali ti piace affondare le mani, 
ha la leggerezza dello zucchero filato rosa che mangiavi al luna park fino a farti venire la nausea 
e ha lo stesso entusiasmo che avevi da bambino quando facevi punto a tennis. 

ha il gusto della prima cucchiaiata di un melograno che hai sbucciato con infinita pazienza,
ha il fumo della sigaretta dopo un caffé, un cioccolatino e un sorso di acqua frizzante,
è il sapore di vittoria che senti in bocca dopo aver dato una risposta intelligente.

ha il rumore del cellulare quando ricevi una telefonata che non aspettavi,
delle chiavi che girano nella toppa della tua porta quando qualcuno entra a casa,
dei popcorn che scoppiano nel pentolino.

ha il colore degli occhi della persona che ti guarda da vicino, 
fa lo stesso fruscìo della carta che avvolge un regalo sotto l'albero
ed é limpida come la giornata di Sole che ha accompagnato la tua migliore amica all'altare. 

è un ricordo lontano, 
un'illusione reale, 
una fotografia scolorita 
e un sogno dal quale non vorresti mai svegliarti. 

può durare un attimo, qualche ora, 
una giornata, una notte o poco più, 
ma non può durare tutta la vita, perché se no saremmo tutti molto più stabili e poco interessanti. 

va desiderata, voluta, rincorsa e conquistata, 
tiene la tua vita per le palle perché la sua ricerca determina il tuo cammino. 

quando la provi ti regala un momento così bello e così potente che sembra squartarti in due, 
altre volte, invece,  quando ti sembra di averla raggiunta, 
accelera il passo e ti lascia indietro per un soffio. 

la beffa più grande che la felicità abbia mai fatto è stata credere che non esiste. 
e come niente....sparisce. 

lunedì 5 novembre 2012

la signora dei piccioni

la signora dei piccioni è bionda, ha i capelli legati in un elegante chignon, fuma sigarette bianche e sottili e ha sempre le labbra dipinte di rosso. 

si siede tutti i giorni sulla stessa panchina di un piccolo giardino,  porta un pacchetto di pan carré Mulino Bianco, lo spezza con pazienza e  lo tira a terra per dare da mangiare ai piccioni; loro arrivano, disordinati e grigi, la avvolgono in un vortice di piume sporche e, con sorprendente ingordigia e senza seguire alcuno schema, mangiano come capita. 

la signora dei piccioni si muove con eleganza e si veste bene, quel tipo di abbigliamento che fa sembrare ci sia una logica ben precisa dietro ogni scelta di tessuto, colore e abbinamento. che poi, se anche così non fosse, appare sempre molto curata. 

ho cercato di immaginarla nella sua vita vera e l'ho sempre pensata sola (chissà con che diritto poi). 

ho immaginato che si svegliasse presto la mattina, che bevesse il suo caffè latte, che si prendesse tutto il tempo necessario per comporre lo chignon, che aprisse l'armadio per scegliere con calma cosa indossare e che applicasse il solito rossetto rosso, con mano ferma e tratto sicuro.

ho immaginato che andasse al bar per un caffè, che leggesse l'Alto Adige, che secondo me è di madrelingua italiana, e che poi si accendesse una delle sue sigarette lunghe e sottili per non pensare alle notizie che ha letto. o, forse, per pensarci fin troppo. 

ho immaginato che facesse la spesa sorridendo davanti allo scaffale del pan carré Mulino Bianco, che andasse a casa a prepararsi il pranzo, che si versasse un generoso bicchiere di vino e che ascoltasse la fine del tg2 appena in tempo per andare a sedersi sulla panchina del piccolo parco.

ho immaginato che tornasse a casa con una mano intirizzita dal freddo, perché per spezzare il pane deve levare un guanto, che scegliesse con cura un libro già letto e che si sedesse in poltrona per divorarlo dopo aver cercato gli occhiali, addormentandosi. 

ho immaginato che bevesse il té delle 17 e l'aperitivo delle 18,30, appena dopo aver giocato una partita a solitario ascoltando la Primavera di Vivaldi,  che telefonasse a un parente lontano e che poi cenasse con un minestrone. 

ho immaginato che si sciogliesse lo chignon, che spazzolasse i suoi lunghi capelli biondi prima di coricarsi, che pensasse a qualcuno che non c'è più, o che forse non c'è mai stato, e che sognasse qualcosa, o qualcuno, di rassicurante. 

immagino che in quei minuti trascorsi al parco lei si perda nei ricordi deformati dal tempo, nei rimpianti di un'epoca che è scappata via, nei lustrini scintillanti di quando era giovane e nei brividi concessi da un amore mai consumato. 

lo so, sono molto presuntuosa a pensare tutto questo di lei ma solo perché sono adulta. 

se fossi piccola la osserverei da lontano con quel misto di ammirazione e inquietudine che solo certi tipi di persone suscitano nei bambini: probabilmente non le parlerei subito e farei finta di non vederla, perché da piccola non devi parlare con gli estranei, ma sono sicura che alla lunga mi conquisterebbe così tanto da avvicinarmi per dirle ciao.

oggi, mentre passavo accanto alla panchina del piccolo giardino attenta a non disturbare né lei né quei disgustosi pennuti, mi ha guardata e mi ha sorriso con tenerezza. 

sono quasi sicura che abbia riconosciuto la bambina che è in me. 

venerdì 2 novembre 2012

la memoria non fa selezione

c'è stato un momento della mia vita in cui volevo eliminare alcuni ricordi, 
prenderli, inscatolarli e spedirli in un mondo lontano. 

poi però ho capito che i ricordi ci formano, non fanno male,
sono solo il passato che torna per farci capire come abbiamo fatto a diventare quello che siamo. 

basta il profumo del balsamo al cocco per tornare alle Estati passate a Sori, 
il caldo del vapore in bagno per essere la bambina che guardava papà farsi la barba, 
la sensazione del Sole che mi scotta le guance per sentire il bruciore di uno schiaffo dato da Ste. 

basta entrare in una casa che sa di minestrone per essere all'asilo con il mio grembiule rosso,
una canzone dei cartoni animati per cantare interi lp di Cristina D'Avena, 
andare in cartoleria per essere in prima elementare con la mia scout viola
e sentire il valzer del Danubio blu per pensare a quando l'ho ballato con papà ai miei 18 anni. 

basta sentire l'odore dei funghi per ricordarmi quella volta che sono stata malissimo, 
un bacio per ricordare il primo che ho dato, 
il sorriso di Cruciani per ricordare quello stronzo del mio ex.

basta prendere un aereo per tornare al mio battesimo dell'aria, 
l'ansia per qualcosa a ricordarmi la maturità, 
cucinare un piatto per essere di nuovo quella che voleva fare una bella impressione a qualcuno. 

basta il profumo forte delle spezie per essere a Gerusalemme nella via crucis, 
il caldo del cuscino per farmi accarezzare dalla nonna, 
guardare la foto di quella eroina della mia macchina per pensare alla telefonata del nonno Franco che mi diceva di andare a sceglierne una. 

basta vedere le mani macchiate dal tempo per pensare a Johnnie che mi rimproverava per la mia lentezza mentre facevo colazione, 
una puntura di zanzara per tornare al mio esilio durante la varicella, 
il profumo di neve in città per essere di nuovo a sciare con i miei amici. 

basta la puzza di pipì per camminare nei vicoli di Genova, 
quella della benzina per essere di nuovo in motorino a scorrazzare nella campagna bassopiemontese, 
un bicchiere di Amarone per trovarmi  di nuovo sola a capodanno. 

basta sentire una canzone di Bryan Adams per farmi essere di nuovo sul palco con lui, 
il rumore di un' Harley Davidson per tornate in terza media quando Ale è venuto a prendermi, 
una patatina fritta per essere quella quattordicenne che non si nutriva d'altro nella pessima mensa di Canterbury. 

basta ogni abbraccio della mamma per farmi pensare a quello più importante della mia vita il 16 giungo 2004, 
assaggiare il tiramisù di qualcuno per tornare agli anni dell' Università,
l'odore dell'erba bagnata per essere di nuovo a Villa Carolina 
e basta una foto delle mie amiche per tornare con loro in uno dei nostri momenti qualsiasi. 

basta ascoltare una canzone per sprofondare di nuovo in quel momento in cui mi sentivo così vuota, 
sentire i tacchi di qualcuno che camminano sopra la mia testa per avere paura, 
mangiare il pesto per essere subito a casa 
e la puzza di bruciato per essere la bambina che dice candidamente "voglio morire con i miei genitori".

basta un negroni sbagliato per essere al bar del Cembalo, 
una serata con i miei fratelli per tornare a quando eravamo vestiti uguali, 
una partita in tv per essere ancora una volta nella Sud
e basta una giornata di pioggia a ricordarmi le alluvioni di Genova. 

ricordo anche un sacco di cose inutili,  
tipo il telefono di tutte le case in cui ho vissuto, 
il compleanno di persone che non vedo mai,
o che la battaglia di Lepanto é stata il 7 ottobre del 1571. 

perché mi piace ricordare? perché io sono fatta anche di ricordi, 
di tutti i ricordi, persino quelli più brutti o dolorosi o sconvenienti. 

tutti i ricordi nascondono un attimo di felicità, 
ed è grazie a loro che so riconoscerla.