venerdì 29 marzo 2013

la passione di Carolina

è la passione che fa la differenza nella mia vita.
non ho scelto io,
forse è carattere, forse l'ho ereditato, forse non conosco altro modo di prendere le cose. 

metto passione in tutto, anche nelle cazzate,
con grande risentimento dei battiti del mio cuore che spesso accelerano senza motivo,
del mio respiro che a volte diventa affannoso
e delle mie energie che si perdono per sempre in qualcosa di non definito e apparentemente poco importante. 

metto passione in cucina,
se azzardo una complicatissima ricetta che vedo in tv e se metto in forno la patetica frittata di albumi senza olio,
nella scelta dei vestiti,
per sentirmi bene in occasioni specialissime e per andare a correre con la mia tuta nuova,
in quello che scrivo,
si tratti della lista della spesa, di una lettera d'amore o di un pezzo del mio blog.

metto passione nella scelta dei regali da fare,
per un fidanzato o un amico o un conoscente o la mia mamma,
nella ricerca costante di stupire chi non conosco,
sia con un sorriso che con un a volte necessario vaffanculo,
nelle pulizie di casa,
che per quanto odi fare quella volta a settimana che mi ci dedico sono proprio brava.

metto passione quando cerco un nuovo desiderio da avverare, 
nel fare una buona impressione o nel risultare una stronza pazzesca, 
nella ricerca continua della posizione perfetta per cullarmi se non riesco a dormire, 
nell'indossare la sera i jeans appena stirati così la mattina sono più morbidi. 

metto passione quando mi preparo le cose da dire e poi non ci riesco, 
si tratti di un esame o una dichiarazione o un chiarimento dopo un litigio, 
quando mi metto davanti allo specchio e cerco di rendermi presentabile, 
quando scelgo con cura le parole che mi sembrano più belle, 
da scrivere, dire o semplicemente pensare. 

metto passione nel mostrare la mia parte ironica, 
coltivata e fatta crescere come solo un Lanzoni sa fare, 
nel volere intensamente cambiare qualcosa della mia vita e fare tutto per riuscirci, 
nel piangere disperatamente per un futile motivo e addormentarmi sfinita, 
con il mascara sbavato e la voce roca a causa dei singhiozzi. 

metto passione se vedo una competizione sportiva, 
sia dal vivo che in tv (anche se io no, non la guardo su sky)
nelle vittorie più belle e nelle sconfitte più brucianti, 
nei ricordi più dolci e nelle delusioni più grandi, 
nelle notti che passo sveglia perché non sono sola
e in quelle insonni a causa di troppi pensieri, ansie e paure. 

la passione fa sudare, spettina, sfinisce, 
lascia senza fiato, senza parole e senza lacrime,
terrorizza, paralizza e tiene in movimento, 
attrae e repelle, 
esaurisce, sfinisce e logora, 
ti trova quando non la cerchi e ti tiene compagnia quando sbagli. 

insomma, spesso e volentieri é seccante. 
ma cazzo, vivere con passione tutto quello che ti capita é davvero una figata. 

so che parlarne oggi mi rende agli occhi di chi non mi conosce presuntuosa e quasi blasfema, ma io sono dissacrante. con passione. 

lunedì 25 marzo 2013

le regole dell'eccezione

come tutti, anche io ho un problema con le regole. 

da piccola avevo genitori che mi davano regole e che sceglievo se rispettare o meno. 
oddio, non che avessi tutta questa scelta perché il classico castigo era dietro l'angolo, 
e tuttavia avere un'impostazione mi ha indirizzata anche quando ho optato per il castigo. 

quindi finché si trattava di tornare a casa a mezzanotte, 
di non prendere meno di 7 in un'interrogazione di storia, 
di non andare in moto con nessuno e di andare a dormire piuttosto presto,
le trasgressioni alle regole hanno portato qualche discussione e una settimana senza uscite. 

è quando ho iniziato a darmi io delle regole (spesso idiote, lo ammetto)
e puntualmente le ho disattese che mi sono infilata in un po' di casini. 
suppongo sia questo il difficile di diventare adulti. 

la regola di non avere mai a che fare con un uomo le cui scarpe mi facessero schifo, 
di non andare a sciare con qualcuno che non fosse capace, 
di non volere mai neppure il numero di telefono di un ragazzo già impegnato perché la roba degli altri non la voglio e di non compromettermi con qualcuno vicino. 

la regola di non mangiare mai carboidrati la sera, 
di ostinarmi ad alternare il caffè macchiato a quello liscio a seconda dei giorni, 
di appendere ogni sera i vestiti nell'armadio e di usare il meno possibile il dado vegetale, anche quello senza glutammato. 

la regola di concedermi un aperitivo solo un giorno a settimana, 
di tenere sempre la casa in ordine, 
di non prestare mai libri a nessuno, ma neppure vestiti,
e quella che ti vuole fidanzata dopo aver preso un bouquet (scherziamo? sono a quota 3 in un anno mezzo). 

la regola di uscire solo per un bicchiere e tornare a casa presto, 
di seguire minuziosamente il menù settimanale che mi preparo con incredibile senso del dovere la domenica, 
di dire sempre quello che penso a tutte le persone a cui voglio bene, ma anche quelle a cui voglio male, 
e di non avere a che fare con qualcuno più giovane di me anche solo di un mese. 

la regola di stirare due volte a settimana, 
di premunirmi di ombrello in caso ci sia la minaccia di diluvio quasi universale, 
di non tornare mai sui miei passi in una questione sentimentale
e di smettere di ascoltare (e cantare) musica becera quando sono in macchina. 

la regola di non fumare prima di mezzogiorno, 
di non sprecare la mattinata a dormire in caso di meravigliose giornate di sole, 
di andare a Genova una volta al mese
e di non aspettare l'ultimo giorno per pagare le multe. 

ora, visto che ogni volta che mi do una regola finisco per trasgredirla, 
ho deciso di dare delle regole alle mie eccezioni, così forse mi sentirò un po' meno in colpa. 

le regole andranno applicate caso per caso, niente generalizzazioni tranne una: 
la trasgressione deve farmi sentire eccezionaleanche solo per un minuto. 

giovedì 21 marzo 2013

le piccole cose di mio gusto

il lenzuolo che ti si appoggia addosso lentamente mentre dormi e cambi posizione,
il pareo con il quale ti copri quando sei al mare e si alza quella brezza che ti permette di fare un riposino,
il gusto della prima fragola che mangi, che forse non è ancora così buona, ma ti dimostra che anche quest'anno l'inverno è passato.

l'aria sulle caviglie quando ricominci a mettere le scarpe senza calze,
il freddo doloroso della maschera ghiacciata che metti la mattina sperando di arginare le occhiaie,
quando passi la mano tra lunghi capelli appena stirati.

rimettersi i guanti dopo averli lasciati sulla stufa di una baita qualsiasi, ma quella della Walli meglio ancora,
il sole che ti scotta il viso quando finisci di sciare,
la sigaretta fumata con in bocca ancora il gusto del mare, 
la penna che mentre scrivi scivola leggera sulla carta e pensi "dopo anni e anni ho trovato il mio modello perfetto". 

il sapore dell'ostrica dopo averci spruzzato un po' di limone e averla lasciata in bocca quei due secondi in più,
il primo sorso di un negroni dopo aver finito una giornata tremenda,
la doccia che ti fai dopo aver preso il sole tutto il giorno, che quando ti guardi allo specchio sei davvero abbronzato.

il nomignolo con cui ti chiama la mamma, e lo permetti solo a lei,
e quelli con cui ti chiamava il tuo papà, e lo permettevi solo a lui,
il messaggio di tuo fratello che ti dice una qualsiasi stronzata,
l'abbraccio rassicurante del nonno anche se magari prima ti ha sgridato.

la seta sulla pelle leggermente umida,
una foto trovata per caso che quando la vedi ti vengono gli occhi lucidi,
comprare un francobollo per spedire una lettera scritta a mano,
i fiori arrotolati nella carta e non nel cellophan.

una risata sguaiata ma felice,
l'inizio di quella canzone che riconosci subito e ti fa sentire l'uomo-gatto di sarabanda,
il telefono che suona di notte per colpa di un messaggio che non ti aspettavi proprio,
affondare i piedi nella sabbia del bagnasciuga.

il profumo del pesto appena fatto con il basilico di Prà,
il gusto della focaccia appena sfornata alle 6 della mattina presto,
la consistenza della torta di Cipriani, che quando affondi la forchetta pensi sia dura ma in realtà é così soffice da toglierti il fiato.

un bacio rubato, di quelli che poi ti viene da scappare via,
la lingua che rimane rossa perché hai mangiato un ghiacciolo all'amarena,
la cipria che metti ogni mattina e che sembra accarezzarti il viso,
l'odore di cuoio del tuo nuovo paio di stivali.

le mani del parrucchiere quando ti fanno lo shampoo che pensi se morissi ora morirei felice,
la pastasciutta a mezzanotte dopo aver fatto serata,
passare vicino a una pasticceria e sentire il profumo di un mondo da assaggiare, 
trovare un biglietto scritto anni fa da un'amica e capire che è ancora tutto uguale nonostante il tempo che passa. 

le buone cose di pessimo gusto diceva Gozzano. 

sì, ma anche quelle piccole di mio non sono male. 

lunedì 18 marzo 2013

è uno sporco lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo

ci vogliono belle ma non artefatte,
colte ma guai a sapere qualcosa più di loro,
comprensive per la loro passione per il calcio ma cosa ne sai tu se era fuorigioco o meno.

ci vogliono indipendenti ma sempre bisognose di consigli, soprattutto se non richiesti, 
economicamente autonome ma con reddito inferiore,
capaci di stare in mezzo agli amici ma guarda che ti ho visto come lo guardavi.

ci vogliono non gelose ma attente a tutto quello che fanno che se no vuol dire che non te ne frega niente,
sempre curate ma mai troppo truccate,
vestite bene in ogni occasione ma solo tacchi bassi che se no mi fai sembrare un nano.

ci vogliono spiritose ma guai a dire le parolacce,
appassionate di buon vino ma bevi meno che al ritorno guidi tu,
mai a dieta ma tesoro, magari limitare i carboidrati per un po'?

ci vogliono dolci ma non melense,
sempre pronte a soddisfare ogni esigenza anche quando non abbiamo voglia,
moderne quanto basta per non farsi offrire la cena ma i piatti li lavi tu che è mica lavoro da uomo. 

ci vogliono appassionate alle loro passioni ma non urlare così tanto allo stadio che ci guardano tutti,
pronte a cambiare per amore ma eri molto meno esigente all'inizio,
capaci di leggere nella loro testa le quattro cagate che adorano ma tanto qualsiasi regalo mi farai sarà una delusione. 

ci vogliono cuoche provette ma come lo fa mia mamma non ci riuscirai mai,
intraprendenti e cazzute ma se si parla di macchina è inutile che apri bocca, donna!
arrendevoli se si addormentano in un nano secondo ma ti pare il caso di accenderti una sigaretta? 

ci vogliono solari ma smettila di salutare sempre tutti che non sei mica karina huff in Vacanze di Natale,
sorridenti anche dopo una litigata furibonda che se no che pesante che sei,
pronte a fargli passare il messaggio dell'amica ma se ci chiama il collega ti vuole solo portare a letto.

ci vogliono profumate e femminili anche quando facciamo km di sport sperando di non assecondare il declino del tempo,
tanto simpatiche da accettare i rutti dei suoi amici dopo cena ma non mi piace quando esci con le amiche che chissà quali volgarità riuscite a dirvi,
interessate a quello che succede nel mondo ma non ne parlare stasera a cena che io mi voglio rilassare.

ci vogliono pronte a invadere la loro vita ma guarda che non siamo mica sposati,
piene di attenzioni quando si tratta di andare a comprare il giornale della domenica ma perché ti offendi? mica dovevo aspettarti per il caffè!,
stoicamente silenziose quando la mattina il loro ciao sospirato vicino al nostro viso è come una manata con i tirapugni.

ci vogliono a volte un po' mamme, spesso un po' zoccole e sempre a loro disposizione. 

ci vogliono perfette ma naturali,
stronze con gli altri ma non con loro,
impegnate nella vita ma senza troppe pretese.

il lavoro di noi donne è difficile. 
il segreto è che lo facciamo di testa nostra. 




giovedì 14 marzo 2013

rido ergo sum

io rido. tantissimo. 

dicono che quando ero piccola, qualsiasi ora fosse, 
bastava chiamarmi mentre dormivo e prima ancora di aprire gli occhi sorridevo già:
penso di non avere più smesso da allora. 

ridevo quando volevano farmi le foto perché avevo perso i denti,  
quando mangiavo il pesto e poi alitavo sulla faccia di papà, 
quando guardavo Holly e Benjy ed ero pazza di Mark Lenders. 

ridevo quando alle elementari il mio fidanzatino mi disegnava i cuori sul banco, 
quando giocavo a ce l'hai,
quando mi sono travestita da bambina pon pon per andare a sostenere i miei compagni di classe al torneo Ravano. 

ridevo quando andavo a sciare con i miei amici e pranzavamo alle 11,15 perché così trovavamo posto, 
quando Bibi veniva sgridato perché mi aveva fatto un dispetto, 
quando Nucs era piccolo e rideva così tanto per piccole cose da diventare contagioso. 

ridevo allo stadio, quando se ci assegnavano un rigore ero felice perché potevo prepararmi ad esultare e non perdermi il goal, 
quando cadevo per strada e dopo aver quantificato la figuara di merda mi piallavo in faccia un sorriso per sembrare meno scema e più simpatica, 
quando lo zio Fede mi faceva fare i salti del professore matto. 

ridevo quando chiamavo la radio per dedicare una canzone (per lo più di Massimo Di Cataldo) a un ragazzino che mi piaceva, 
quando a scuola dicevo qualche battuta idiota e facevo ridere gli altri, 
quando mi hanno levato il gesso e mi sono sentita più leggera. 

rido ancora, e molto spesso. 

rido quando passo i sabato pomeriggio in baita a parlare con le mie amiche, 
quando ripenso a certe serate degli anni di università, 
quando mi vengono in mente le cose irripetibili dette nelle due vacanze di addio al nubilato. 

rido quando discuto con qualcuno e in questo modo lo faccio innervosire, 
quando sussurro ma vaffanculo, perché il sorriso rafforza la parola, 
quando mi dicono che sono stata brava in qualche cosa. 

rido, per non piangere, quando ripenso a un momento imbarazzante di una "sera prima"
quando mi viene fatto un complimento, che non è che sia così brava ad accettarne, 
quando devo fare un regalo a qualcuno a cui voglio bene, 
quando penso a qualcosa di bello. 

ho riso così forte questa notte che mi sono svegliata da sola: ho sognato papà che andava avanti e indietro per il soggiorno mentre alla tv davano Sampdoria-genoa. 

mi sono riaddormentata sorridendo. 

lunedì 11 marzo 2013

il tempo non è in vendita

più che la felicità io comprerei il tempo. 

la felicità passa su treni diversi, a volte li manchiamo il nostro per un soffio
e a volte siamo in anticipo e dopo un po' ce ne andiamo perché siamo stufi di aspettare, 
ma prima o dopo ognuno di noi sarà pronto a prendere il suo, 
senza valigia, con un sorriso ebete e le budella attorcigliate. 

il tempo invece è diverso.

se lo perdi non torna indietro, 
se lo spremi come un pompelmo passa lo stesso
e più passa più vivi, più vivi più sbagli, 
più sbagli più le rughe di espressione cambiano il tuo volto
che magari lo rendono più interessante, ma tant'è. 

quindi un po' ne comprerei. 

comprerei un po' di tempo passato per dire ti voglio bene a qualcuno che sta per andarsene, 
per tornare a quando Bibi ha tirato una manata a papà dando la colpa a me e fargli dire che era stato lui, 
per rivivere una notte insonne e farmi fare il latte caldo dalla mamma, andare sul divano del salotto grande e farmi raccontare qualche favola. 

comprerei la possibilità di fermare il tempo per dare quella stramaledetta risposta che mi è venuta in mente quando ormai la discussione era finita, 
per fermare l'esame di storia contemporanea e rileggere brevemente "l'apertura a centro sinistra di Fanfani", 
per evitare almeno una delle numerosissime brutte figure che hanno caratterizzato la mia adolescenza
e per prepararmi come dio comanda a un incontro imprevisto, che porca miseria quando ci ripenso mi sento quasi mortificata. 

comprerei un po' di tempo presente per dormire un paio d'ore in più se la sera faccio tardi, 
per lasciare il sole fino alle 17 quando vado a sciare in modo da riuscire ad abbronzarmi, 
per non avere a che fare con i minuti della pausa pranzo in maniera ossessiva,
per prolungare di un mese la prova bikini. 

comprerei un po' di tempo futuro per lasciarlo più lontano, 
per evitare ancora qualche anno la sequenza come stai?-benissimo-ah, allora sei fidanzata? così magari prima o poi dirò sì, 
per non dovermi tingere i capelli in caso di qualche filo bianco o iniziare a prendere provvedimenti (e creme costosissime) per limitare le righe. 

comprerei un po' di tempo per rivivere le emozioni delle prime volte, 
tipo il primo giorno di scuola, il primo dente perso, la prima volta che ho preso Nucs in braccio, il primo bacio a stampo, il primo bacio con la lingua
e la prima volta in assoluto. 

a volte comprerei il tempo per mandarlo avanti e prendere subito il treno della felicità. 
ma sai che noia a non consumare suole di scarpe, errori e pezzi di vita prima di essere pronta? 

ok, allora non compro neppure il tempo. 
al massimo tra qualche anno comprerò iniezioni di vitamine per limitare i suoi danni. 

giovedì 7 marzo 2013

non é che bisogna imparare proprio tutto

dicono che prima o poi si impari davvero dai propri errori. 
sì, beh, ne sono quasi certa anche io. 

per esempio ho imparato solo la seconda volta che l'ho fatto che per scendere dal letto c'era un modo meno doloroso che buttarsi di faccia, 
o che mettere la punta del dito su una candela accesa, come fanno i grandi, non significa lasciarlo parecchi secondi perché se no il dito si brucia. 

ho capito che se vuoi farti interrogare di matematica é bene fare sempre tutti i passaggi di un'espressione  e non pensare solo a far venire il risultato giusto, 
che lasciare il dizionario di latino sotto il banco tutto l'anno potrebbe essere controproducente, soprattutto perché prima o poi bisogna render conto alla perifrastica passiva, 
e che continuare a giocare con la penna in bocca se ti sei rotta i denti almeno 3 volte é un passatempo tanto idiota quanto costoso. 

ho imparato che se una prof scende dal tuo stesso treno un giorno che tu dovresti essere a scuola, è molto meglio confessare la malefatta a tua mamma invece di fare finta di niente e consegnarti così alla gogna di classe (quasi tutta femminile), 
che se un ragazzo ti piace é bene fare la vaga piuttosto che scrivergli biglietti, lettere e messaggi sperando che prima o poi si innamori di te (giuro, ero piccola)
e che quando ti appresti a fare una curva in motorino é molto più sensato decelerare e non aprire il gas, perché se no finisci per schiantarti miseramente contro un cartellone pubblicitario. 

ho capito che firmare un compito in classe al posto della mamma e lasciarlo con inquietante indisponenza sotto il telefono di casa é una delle più grosse cazzate che si possano fare, dopo quella di aver preso 4 di diritto ed economia,
che rispondere male a uno dei familiari, uno qualsiasi, non andrebbe fatto o almeno dovrebbe prevedere delle scuse pressoché immediate, 
e che se non fai controllare per anni i pneumatici dell'auto é possibile che durante un viaggio ti esplodano in corsa rischiando di farti schiantare sulla Piacenza-Brescia, 
che per inciso é l'autostrada più triste del mondo. 

ho imparato che se dai troppo per scontato qualcosa, qualsiasi cosa, prima o poi ti rendi conto che di perderlo quando é quasi sempre troppo tardi, 
che ogni persona ha il diritto di affrontare il dolore nella maniera che ritiene più giusta per lui
e che é sempre meglio fare una telefonata in più, sia essa di lavoro, amicizia, cortesia, 
che in meno. 

ho capito che dagli errori si impara quasi sempre, anche in amore. 
esattamente come quando ti prendi una ciucca di un distillato e per parecchio tempo non lo bevi più, 
così quando ami l'uomo sbagliato per un po' decidi di non innamorarti più. 

io il rum non lo bevo danni, 
ma non penso che imparerò mai a non innamorarmi. 
va beh però la prossima volta che vengo dimenticata in un paese da un fidanzato perché "scusa ma non ci ho proprio pensato", 
rivalutarlo in quanto tale non sarebbe un errore. 

lunedì 4 marzo 2013

chi cerca trova

ho cercato l'amore nello sguardo di un passante, 
nel sorso di un bicchiere di vino, 
nel sapore del pesce crudo
e nella pazienza che ci vuole per fare una torta. 

ho cercato l'amore in un abbraccio, 
tra le lenzuola rosse, 
in una stretta di mano
e nel gusto di una caramella che mangiavo da piccola. 

ho cercato l'amore in una tazzina di caffè, 
in un giornale che non leggevo ma che compravo lo stesso, 
nel profumo di una schiuma da barba  
e in un messaggio mai arrivato.

ho cercato l'amore nelle feste che faceva Lefty a chi entrava in casa,
in un fiore regalato per caso,
nelle carote di un aperitivo
e nei km che separavano casa da un ristorante.

ho cercato l'amore in uno shampoo profumato,
in una corsa al solito posto,
nelle parole di una canzone che sembra scritta apposta per noi
e in un articolo tenuto per condividerlo.

ho trovato l'amore in un biglietto della mamma,
in una foto dei miei nonni,
in una telefonata dei miei fratelli
e nella carezza di un amico. 

ho trovato l'amore in un cuscino messo sotto alla mia testa piano, per non svegliarmi,
in un castello del Piemonte,
in una fetta di torta con la candelina
e in un week end al mare.

ho trovato l'amore nel saluto di Renzo Arbore all'amore della sua vita,  
nello sguardo di Sandra Mondaini a Raimondo Vianello, 
in una sciarpa strettami addosso perché fuori fa freddo
e in una poesia scritta 500 anni fa.

ho trovato l'amore nelle parole di una canzone che non conoscevo,
in una finale strepitoso di un film che raccontava una storia vera,
in una litigata furiosa, tra lacrime e recriminazioni 
e in un'occhiata reciproca, di quelle dati così da vicino che ti vengono le vertigini. 

ho trovato l'amore in una porta sbattuta,
in una luce spenta per non disturbare il sonno vicino,
nella scelta di un posto da far scoprire
e nelle pagine di un libro trovato per caso.

ho trovato l'amore nelle mani di due innamorati il giorno del loro matrimonio,
nel messaggio di un'amica,
nella richiesta di aiuto di qualcuno a cui voglio bene
e nel Capodanno trascorso con chi di bene te ne vuole sempre.

ho trovato l'amore nella storia delle mie famiglie,
in una casa che parla di me,
nei ricordi della mia infanzia
e nei sogni che mi fanno svegliare sorridente.

cerco l'amore ogni mattina,
quando mi guardo allo specchio, non mi piaccio, ma inizio la giornata con un sorriso.
trovo l'amore ogni sera,
quando finisco la giornata, vado a letto, e va bene così.