mercoledì 11 maggio 2016

il primo amore non si scorda mai?

credo dipenda molto dal tipo di primo amore che è stato e io sono stata molto fortunata,
forse è per questo che poi lo sono stata meno, ma va bene così. 

il primo amore non si scorda perché ti insegna a contare su qualcuno che non sia tua mamma, 
a confidarti in modo diverso da come faresti con le amiche perché cerchi di selezionare gli argomenti per fare comunque colpo
e ad andare in giro per mano, un gesto così semplice ma così necessario quando sei adolescente. 

il primo amore non si scorda perché ti permette di sentirti grande e al tempo stesso ti fa disegnare cuoricini durante la lezione di diritto ed economia, 
di sognare un futuro in una villetta bifamiliare con la tua vicina di banco,
e di imparare tutte le canzoni del momento certi siano state scritte per voi. 

il primo amore non si scorda perché ti mostra la parte più timida di te non facendoti andare a un appuntamento tanto voluto, 
colorando di rosso le tue guance ogni gesto che non ti aspettavi, anche il più casto
e paralizzandoti ogni volta che ti viene chiesto di andare a casa sua. 

il primo amore non si scorda perché ti lascia il gusto di una sigaretta in una notte qualunque qualche minuto dopo il coprifuoco, 
il profumo di un mazzo di fiori che ti aspetta a casa per un giorno preciso di un qualsiasi mese, 
e la sensazione di vertigine di vedere gli occhi di una persona così da vicino. 

il primo amore non si scorda mai perché ti fa guardare il motomondiale e riconoscere dal cascoMicael Doohan, 
ti fa distinguere un litigio con fuga dalla fine della storia
e ascoltare Queens e Nirvana come mai più farai in vita tua. 

il primo amore non si scorda mai perché ti ricorda una della parti migliori della tua vita, 
la tenerezza di guardare le stelle in un prato la notte di San Lorenzo
la sicurezza di salire su una moto perché ti fidi di chi la guida. 

il primo amore non lo scordo perché è stato l’unico amore davvero felice e normale della mia vita, 
perché alcuni anni dopo la sua fine dichiarai candidamente alla mamma “oh, ma io sono certa che ci sposeremo io e lui”
e perché è la prima volta di molte cose. 

il primo amore non si scorda mai?
se è stato come il mio, no, non si scorda mai. 

e resta lì, appeso tra i ricordi migliori di tutta una vita.

giovedì 5 maggio 2016

del perché ci si chieda perché i single sono single. e di come sarebbe il caso di smettere.

ho letto questo articolo un bel po' di volte prima che riuscissi a formulare un pensiero in merito, senza peraltro che mi sia stato chiesto da alcuno, e scrivere quello che diventerebbe il mio terzo post sull'argomento dopo sempre single, mai sola e ancora single ma mai sola,
nella speranza che chi mi legge non pensi che questo discorso stia diventando un'ossessione perché non è così: tre post su un totale di 240 ha un'incidenza minima, cioè del 1,25% (sempre che l'aritmetica imparata controvoglia alle medie mi abbia supportato correttamente). 

e comunque dicevo di aver formulato un pensiero che potrei sintetizzare con un "non rompeteci i coglioni" ma, si sa, mi piace scrivere cose che superino le dieci righe. 


ho smesso di chiedermi perché sono single per svariati motivi, tra cui il più importante sono le risposte che mi davo e che hanno seriamente minato la mia sanità mentale. 

tipo essere stata Mata Hari in una vita precedente, compensare la sofferenza che ho inflitto io agli altri alla fine di un amore (considerando i fatti tra l'altro dovrei già esserci ampiamente riuscita) o essere nata con l'unico obiettivo di indicare a tutte le persone con cui ho avuto una relazione di qualsiasi genere, o lunghezza, la strada delle felicità con un'altra persona

ho smesso di farmi chiedere perché sono single per svariati motivi, tra cui le risposte che ero solita dare e che il più delle volte mi mettevano di pessimo umore per parecchie ore dopo l'indiscreto quesito. tipo che è colpa mia perché scelgo gli uomini sbagliati e magari nel mio inconscio lo faccio apposta, oppure sono solo sfortunata e incontrerò quello giusto il giorno prima di morire di vecchiaia, o ancora che è un destino un po' del cazzo che mi fa incontrare uomini discutibili. 


quindi, se ho smesso di chiedermelo io e non me lo faccio più chiedere dagli altri, 

capisco molto poco la voglia di analizzare per forza la situazione. 

ricerchiamo il mito del grande amore nonostante siano passati gli anni dell'adolescenza? 

può darsi ma buon per chi lo fa e non si accontenta del primo stronzo che passa per non sentirsi solo o pagare le bollette a metà. 

rifuggiamo per un periodo da relazioni di qualunque genere perché l'ultima volta che abbiamo chiuso siamo stati così male da non riuscire neppure a respirare? 

forse, ma del resto sono, con tutto il rispetto, anche un po' cazzi nostri. 

saltiamo da una frequentazione all'altra senza che questo comporti un impegno diverso dal decidere per messaggio quando e dove vederci? 

probabile, ma non capisco perché si debba dare amore se non lo si prova, non ne vale la pena o al momento non è contemplato. 

ci sentiamo single nonostante matrimonio, convivenza o relazione stabile? 
non è possibile: se si è in coppia non si è single e si farebbe bene a diventarlo molto presto se ci si sentisse così. 

quindi è così, siamo come tutti: lavoriamo, andiamo a correre, teniamo in braccio bambini, giochiamo con il cane, beviamo un bicchiere di vino la sera per scaricare i nervi, litighiamo con perfetti sconosciuti e telefoniamo alla mamma. 

ci incazziamo, piangiamo, dormiamo troppo poco, mandiamo messaggi a orari assurdi, cuciniamo per gli amici, compriamo macchine nuove e facciamo l'amore. 
ridiamo a crepapelle, scegliamo di vedere un film, compriamo cose che difficilmente metteremo, andiamo a farci la piega, pestiamo accidentalmente merde di cane,siamo invitati a matrimoni e decidiamo di fare viaggi. 
perdiamo il treno, andiamo a sciare, ci facciamo venire crisi di nervi ogni volta che dobbiamo mettere il piumone matrimoniale nel copripiumone, andiamo in un ristorante che ci piace, stiamo a letto tutto il giorno, tifiamo fortemente una squadra di calcio e cambiamo colore di capelli. 
abbracciamo forte un nonno, scriviamo a un'amica lontana, scegliamo un profumo nuovo, traslochiamo in un'altra città, affrontiamo un lutto, cantiamo sotto la doccia e balliamo senza la vergogna di quando eravamo più piccoli. 

siamo come tutti e viviamo come tutti. solo che lo facciamo da soli. 

quindi no, scusate ma non abbiamo tempo di chiederci perché, di rispondere a domande impertinenti o di leggere articoli che ci indicano come fossimo casi umani. 

e ora che è finita la Walkürenritt di Wagner che ho usato come colonna sonora motivazionale per scrivere questo post, posso concludere con estremo ed efficace riassunto, 

non rompeteci i coglioni. 

martedì 3 maggio 2016

2 maggio, il giorno del mio ringraziamento

ieri era il 2 maggio, l'anniversario dei due giorni più felici della mia vita. 

di quel tipo di felicità che non ha bisogno di un velo di malinconia per renderti più interessante agli occhi degli altri, 
che non cerca l'allegria per renderti più luminosa, 
che non vuole un'altra persona per aumentare il suo effetto su di te. 

di quel tipo di felicità che non si esaurisce in una notte inaspettata,  
che non si conclude con qualche ora di ebbrezza dei sensi, 
che non termina con un sorriso, a meno che a ridere non siano tutte le tue interiora. 

di quel tipo di felicità che non riesce a farti dormire, 
che non aspetta che sia il giorno dopo per parlarne con qualcuno, anche solo l'immagine di te stesso allo specchio,
che non passa inosservata agli occhi di chi incontri. 

di quel tipo di felicità che non conosce le regole del tempo perché inizia prima, continua durante e non termina mai, 
che infrange quelle dello spazio perché pur essendo immensa riesce a stare dentro te, 
che non si lascia sognare perché è così verosimile da sembrare irripetibile. 

di quel tipo di felicità così solo tua che non riesci a spiegarla a nessuno, 
così intima che non ne conosci l'origine vera ma solo quella apparente, 
così totalizzante che non ti lascia stare neppure per un attimo. 

di quel tipo di felicità che rende il 2 maggio il mio giorno del ringraziamento, 
un giorno in cui di norma non smetto mai di sorridere. 

e che mi fa pensare che se tutti avessero un 2 maggio, anche a distanza di 11 anni l'uno dall'altro come per me, al mondo ci sarebbe un po' più di speranza.