lunedì 29 settembre 2014

l'odore dei ricordi, il profumo di certe notti e comunque genoa merda.

l’odore della focaccia quando un qualsiasi forno ha la porta aperta, 
di limpido, quando il cielo è terso e ti vuole salutare così
e quello inconfondibile del bar che è un po’ casa tua, che è un mix tra negroni e cappuccino, 
a qualsiasi ora del giorno tu decida di entrare. 

l'odore di casa, che anche se Lefty non c’è più si sente ancora la sua presenza, 
della pipì di gatto se decidi di fare un giro nei vicoli 
e di sigaretta quando arrivi in salotto e ti prendi un attimo per rilassarti. 

il profumo numero 5 che non puoi più mettere perché ti ricorda un momento non felice, 
quello che hai scelto dopo, che ti piaceva così tanto, ma che associ a uno stronzo del passato 
e quello che stai per cambiare perché sei cambiata tu, ed è ora che lo si senta. 

il profumo da uomo che ti ricorda un’infanzia felice, che se lo fiuti nell'aria ti sembra di avere vicino papà, 
quello che hai cercato di non dimenticare ma ormai non sa più di niente
e quello che devi ancora sentire, e chissà che effetto ti farà. 

l’odore del sesso, che hai addosso e non va più via (come direbbe Ligabue)
il profumo di chi nella tua vita c’era, c’è e ci sarà. 

i ricordi odorano di tante cose, 
a volte vorremmo che non sbiadissero mai, 
altre volte non vorremmo sentirli più, 
altre ancora sono solo odori senza alcun sentimento. 

invece le notti, certe notti, profumano. 
di quei profumi che prima o poi dovevano investirti,
che ti senti addosso anche il giorno dopo
e che ti sforzi di non perdere dal naso per non dimenticare il resto. 

non alludo al profumo di aver appena vinto un derby. 
o, almeno, non solo. 

martedì 23 settembre 2014

l'amore comunque

ti rendi conto di essere innamorata quando stare a casa il venerdì sera casa non è un peso ma una favola, 
quando smetti di fumare perché senti che di quello, ora, non ne hai bisogno 
o quando non bere per guidare al ritorno da un ristorante non ti infastidisce come dovrebbe.

ti rendi conto di essere innamorata quando smetti di dire che non potresti mai sopportare prole rossoblu, 
quando accetti cose che mai avresti pensato di accettare, per esempio passare i giovedì sera a guardare Santoro
o quando sparisci per un po’ dalla circolazione perché isolarsi con lui non fa poi così male. 

ti rendi conto di essere innamorata quando cambi un po’ le tue abitudini, come quella di non svegliarti troppo tardi, 
quando stare sveglia 24 ore di fila, con addosso pure un viaggio di centinaia di km, ti sembra naturale
o quando non hai paura di farti vedere davvero come sei, a costo di non truccarti la mattina. 

ti rendi conto di essere innamorata quando accetti che piedi numero 46 si addormentino vicino ai tuoi, 
quando passare una giornata intera a letto non ti sembra uno spreco di tempo ma un’idea meravigliosa, 
o quando non ti preoccupi del futuro, di un progetto di vita o della costruzione di qualche straccio di certezza. 

ti rendi conto di essere innamorata quando una minuscola casa per le vacanze in Toscana ti sembra una reggia, 
quando una Smart si trasforma in una limousine dalla quale non vorresti scendere mai, 
quando aspettare al Pronto Soccorso rappresenta un'impagabile occasione per passare del tempo insieme
o quando uno spuntino a base di patatine e dakota, che per inciso hanno vinto il premio food 2014, conquista minimo due stelle michelin. 

ci si rende conto, forse troppo tardi, di essere innamorati da piccole cose, 
da momenti particolari 
o da come il nostro cervello agisce, o meglio, non agisce di fronte a certe evidenze 
(fede calcistica, seguire quel coglione di Santoro, macinare km su km o vivere come un adolescente con in tasca un po' di soldi). 

dopo tutta questa fregatura, però, c'è un momento che riapre le porte all'amore: 
è quando ti guardi allo specchio e capisci di crederci. ancora. 

perché l'amore comunque non è più una canzone legata a qualcun altro; 
l'amore, comunque, sei tu. 

e, con questo, 
ho esaurito quanto avevo da dire sull'argomento. 

mercoledì 17 settembre 2014

113 giorni, tornare a camminare

la mia collega Laura ha letto che ci vogliono 100 giorni per dimenticare una relazione. 
come se 100 giorni fossero sufficienti a lasciar andare una persona senza più provare niente 
o guardarsi allo specchio e dirti "sei stata di merda abbastanza, ora basta". 

non è che puoi smettere di pensare a lui, a te con lui o a voi, 
cancellare tutti i suoi contatti per evitare di scrivergli assurdità, la cui risposta o non risposta rappresenterebbero un’ulteriore delusione
o rinchiudere in una scatola le vostre foto, i suoi biglietti e le tue lettere mai spedite (che se le avessi spedite avresti fatto un figurone, che stile). 

non è che puoi smettere di giustificarlo e iniziare a capire che c’è un galateo anche quando si tratta di chiudere una storia, 
di preoccuparti per lui, per il suo benessere o per la strada che ha scelto di fare, che no, non credi sia la via del vaffanculo dove ogni tanto la tua stizza lo manda
o di pensare a cosa hai sbagliato, qual è stato il momento preciso che l’ha fatto andare via da te (ballo male? tiro calci di notte? ero troppo grassa?).

non è che puoi smettere di pensare che d'ora in poi non vorrai più nessuno perché non vuoi essere più delusa, 
di chiederti se incontrare uomini che ti spezzano il cuore sia sfortuna o completa incapacità di scegliere 
o di cercare di non perdere di vista il fatto che sì, fa parte delle belle persone che hai incontrato e ti ha fatto bene, ma non dimenticare che ti ha fatto pure male. 

non è che puoi iniziare a cambiare la situazione ingaggiando ben due personal trainer, ognuno con un compito preciso, oltre a quello generico di massacrarti, 
a intraprendere una dieta un po’ più umana e a lungo termine
o a riprendere letteralmente la vita in mano e quindi andando a fare la manicure. 

non è che puoi sentirti di nuovo bene da sola e bastarti tutti i giorni, 
svegliarti senza più quel senso di angoscia-abbandono-vomito che ti fa iniziare la giornata di merda
o vedere un ragazzo in giro e pensare che è carino senza fare paragoni tanto idioti quanto pericolosi. 

non è che puoi guardarti allo specchio senza odiarti almeno un po’ perché ti dai la colpa persino di scelte che non hai fatto tu,
avere voglia di uscire e fare una vita quasi mondana senza incupirti solo per un ricordo
o staccarti definitivamente da quello che sei stata. 

insomma, dimenticarsi delle montagne russe per tornare a camminare richiede parecchio tempo. 

ecco perché 100 giorni non sono sufficienti. lo sono, però, 113. 

sono tornata, ecco. 
con un profumo nuovo. 

venerdì 12 settembre 2014

heart training

il cuore è un muscolo e come tale va allenato. 

lo allena l’enorme spavento che ci viene quando non aspettiamo nessuno e suonano alla porta, 
una telefonata interrompe il nostro sogno e temiamo il peggio 
e un BUH fattoci da qualcuno per farci passare il singhiozzo. 

lo allena il ricordo di una persona che abbiamo perso troppo presto, 
il senso di colpa che ci soffoca quando sappiamo perfettamente di aver fatto una cazzata
e la commozione quando guardiamo un film che non fa piangere. 

lo allena l’emozione di un primo appuntamento, 
il piacere immenso di passare del tempo le persone che amiamo o che semplicemente ci capiscono
e il caldo di un abbraccio di qualcuno che vediamo poco ma a cui pensiamo stesso. 

lo allena un cazziatone sul lavoro che siamo convinti di non meritarci, 
il dolore di qualcuno a cui vogliamo molto bene
e una litigata feroce di quelle che ci svuotano ed esauriscono. 

lo allena l’inizio di un amore, 
l’eccitazione di vedere un concerto che aspettavamo da molto tempo
e la felicità di entrare in quel vecchio paio di jeans.

lo allena uno zio che non si comporta come dovrebbe, 
l’idea di aver fatto soffrire qualcuno 
e un amore che finisce. 

è per questo che io lo alleno: 
per prepararlo all'allenamento della vita. 



giovedì 4 settembre 2014

la roulette russa (dell'amore)

click. 
persona potenzialmente interessante, pessimo momento storico. 
quando sei alle prese con la fine di un rapporto fallimentare e il solo fatto che la fila del tuo posto al cinema dove ti sei recata con un nuovo accompagnatore sia la stessa dell’iniziale del tuo ex comporta malumore, speranza di un improbabile quanto sciagurato ritorno di quel coglione e ricerca di menzogna credibile per evitare anche solo un drink con quel tizio. 

click. 
persona giusta, momento sbagliato. 
quando incontri un uomo che ti capisce al primo istante e con il quale sospetti potrebbe esserci una travolgente storia d’amore ma: sei fidanzata e di norma non tradisci, è fidanzato e tu la roba degli altri non la vuoi (quasi mai), stai per trasferirti in un’altra città, sta per avere un bambino. 

click. 
persona sbagliata, momento giusto. 
quando pensi di aver visto abbastanza e ritieni di essere finalmente pronta al grande amore ma incontri una persona bravissima a spacciarsi per un principe azzurro che poi si rivela essere  uno squallido stronzo assolutamente incapace di dare e quindi figuriamoci di amare, noiosamente vecchio e pure genoano.

click. 
persona insignificante, momento perfetto. 
quando volteggi pericolosamente tra il baratro del “mi faccio schifo, sono grassa, nessuno mi vuole” e la sicurezza del “è più divertente la mia vita da single, sola è bello, se sto male almeno non mi devo truccare” e conosci qualcuno a cui piaci e che ti fa sentire voluta. 
vero, presto lo rottamerai con un bel arrivederci e grazie, ma almeno ti è servito. 

click. 
persona giusta, momento giusto. 
quando incontri la persona costruita apposta per te con la quale ridi, ti diverti, parli e fai l’amore come mai nessuno prima, sei così serena da lasciare un po’ di spazio nella tua vita per accogliere la sua e poi le cose si infrangono. 
non finiscono, si frantumano (unitamente a pezzi di cuore, dignità, ottimismo). 

BANG. 
eccolo lo sparo. ma non morirai: 
in certi casi si ricomincia da capo, 
in altri il BANG vuol dire per sempre. o almeno pensarlo.