lunedì 21 settembre 2015

mokkaterapia parte seconda. tutte le relazioni della mia vita.

l’ho già scritto nel mio post di prima, la Mokka è diventata la mia nuova terapista e mi piace:
salvaguarda il mio portafoglio, costa solo la benzina che userei comunque, 
la dignità, perché per il momento non posso ancora essere contraddetta, 
la sanità mentale, perché smetto di parlare quando ho voglia. 

insomma, questa volta nel mio viaggio ho avuto la pessima idea di fare un bilancio di tutte le relazioni della mia vita; 
bilancio che, come prevedibile, è risultato essere ben più che fallimentare. 

ho vissuto una relazione-festa, di quelle che sono fatte solo di risate, bollicine e sufficienti km di distanza per non far scoprire l’una i difetti dell'altro, 
di quelle che non c’è nulla che ti possa far arrabbiare, discutere o anche solo innervosire, 
di quelle che ti telefoni nel cuore della notte per raccontarti il derby, che quando finalmente siete insieme di dormire non te ne frega niente, che la sintonia è così intima da diventare un’invidiabile complicità. 
di quelle che però, quando vuoi fare un passo avanti, si frantumano in qualche parola scritta al pc. 

ho vissuto una non-relazione-farsa, di quelle che una persona la conosci da molto tempo e poi le cose, una notte all’improvviso, cambiano,
di quelle che c’è solo desiderio, passione e la convinzione che tutte le persone intorno a te avevano già capito cosa poteva, anzi doveva, succedere, 
di quelle che la notte non dormi perché ripensi a quello che è appena finito, di quelle che conservi dei fotogrammi di profumi, colori, odori e sapori. 
di quelle che all’inizio un po’ ti illudono ma poi capisci che sei solo una delle altre e quindi anche arrivederci. 

ho vissuto una relazione-galera, di quelle che appena cominciano ti senti davvero la protagonista di un film e sei così felice che ti senti trasformata, 
di quelle che poi i giorni passano e inizi a sentirti triste anche se ti trovi in un castello il giorno del tuo compleanno, che non riesci più a sorridere e ti sembra tutto così opaco, 
di quelle che ti svegli di notte e piangi, che i tuoi amici iniziano a dirti che così non va, che un amore non può essere così cattivo. 
di quelle che quando un giorno apri gli occhi e ti rendi conto di quello che ti sei lasciata fare ti senti così idiota da voler cambiare città. 

ho vissuto una relazione-sbilanciata, di quelle che sei giovane ma fai le cose da grande e grande ti ci senti pure un po’, 
di quelle che durano molto tempo nonostante l’innamoramento finisca, che ti fanno sentire in colpa per un anch’io detto controvoglia, che ti lasciano in equilibrio tra l’affetto e il sentimento, 
di quelle che a un certo punto ti senti soffocare da tutto quell’amore non corrisposto e strappi via il cerotto, anche se ti fa piangere. 
di quelle che quando guardi indietro sorridi e ringrazi mentalmente lui, che ti è stato vicino e ti ha aiutato a crescere, soprattutto nei momenti di difficoltà. 

ho vissuto una relazione-felice, di quelle che nascono per caso, per un appuntamento a cui non ti sei presentata e una sigaretta rubata, 
di quelle che sono tutte prime volte, che ti colgono impreparata davanti a una rosa sul banco di scuola o a un anello comprato per il tuo sedicesimo compleanno, 
di quelle che pensi che durino per sempre, perché lui ti fa le sorprese e dice che ti ama e ti scrive le canzoni sul diario ed è una storia così pulita da sembrare davvero unica. 
di quelle a volte ti chiedi come sarebbe stato se, anche se sai benissimo che se non è successo vuol dire che non doveva succedere. 

non sono l’unica ad aver vissuto relazioni fallimentari, sbagliate, complicate o, semplicemente, che non hanno avuto motivo di esistere. 
lo so, così come so che ognuna di esse mi ha insegnato qualcosa, ha formato la donna che sono e ha fatto sì che avessi le idee più chiare su quello che voglio e, soprattutto, non voglio. 
c’è solo una cosa che mi dà da pensare: l’unica relazione sempre pulita, sempre felice e sempre straordinariamente semplice l’ho vissuta quando avevo 15 anni. 

prossimo viaggio proverò a capire perché. ma forse anche no. 

mercoledì 16 settembre 2015

mokkaterapia. le sorprese che non abbiamo mai fatto

nei miei lunghi viaggi in macchina da sola per non annoiarmi, non impazzire e non scaricare la tensione sugli stronzi che guidano male in autostrada, 
ascolto musica assemblata senza cognizione di causa, ricordo le cose più disparate e, soprattutto, penso molto. 

l’altro giorno ho pensato a quella  sera di fine novembre che mi sono presentata alle 23 in stazione per accogliere Kevin Molfetta con un bicchiere di vino, 
un gesto così semplice da risultare sorprendente, forse il più bello che abbia mai fatto per un uomo, e che mi ha ricordato che lui e io siamo uguali. 

siamo di quelli che partirebbero subito, macinando km solo per rispondere di persona sì a una provocazione, 
che non penserebbero alle conseguenze di un che cazzo ci fai qui detto in un modo non proprio amichevole, 
che viaggerebbero tutta la sera per passare qualche ora della notte con chi pensiamo possa meritarlo. 

siamo di quelli che a un sai, sto cucinando questo e poi vado a dormire risponderebbero presentandosi dopo qualche ora con una bottiglia di vino, 
che partirebbero la mattina presto di una domenica per portare la colazione per due e partire dopo poco, 
che elaborerebbero un piano studiato in due minuti per bussare a una porta lontana non curanti del fatto di poter ricevere una tremenda delusione. 

siamo di quelli che se litigassero si caccerebbero in macchina e andrebbero a chiedere scusa nel cuore della notte, 
che se si lasciassero con il partner l'aspetterebbero fuori casa per parlargli di persona, 
che se dovessero chiedere scusa lo farebbero contro un muso, anche se duro. 

perché lo faremmo? 
per ridere scompostamente durante il rientro pensando a quanto matti siamo stati, a prescindere dall’esito della nostra follia, 
per riscattare tutti i messaggi mai mandati, 
per avere una storia da raccontare. 

o forse, semplicemente, per tutte le volte che abbiamo pensato l’avrebbero fatto per noi. 

perché non l’abbiamo ancora fatto? 
perché non abbiamo ricevuto ancora la domanda giusta, quella che ti attorciglia lo stomaco e ti fa partire, 
perché non c’è stata la provocazione adeguata, quella che ti lascia uno spiraglio senza essere del tutto esauriente, 
perché non c’è stato il litigio violento, quello che ti lascia terrorizzato ed esausto. 

o forse, semplicemente, 
perché non abbiamo ancora trovato la persona che pensiamo lo possa meritare. 

martedì 1 settembre 2015

vita o non vita, questo è il problema.

l'abbondanza del peperoncino nel sugo che poi resti a bocca spalancata per un po', 
un bicchiere di vino dopo una giornata di merda, che se è di merdissima non è solo uno, 
la tua canzone preferita sentita per caso in un negozio che inizi a cantare perché non riesci a resistere.

la sicurezza di poter chiamare una tua amica a qualsiasi ora del giorno per raccontarle minchiate, 
il rumore della chiave che gira nella toppa di casa tua e dice semplicemente che qualcuno è tornato, 
un panino preparato con cura e consumato tra le montagne. 

un messaggio che non ti aspettavi che leggi così di corsa che rischi di capire poco o nulla,
l'abbraccio di una persona a cui vuoi molto bene, che ti lascia un pizzicore sul naso per l'emozione, 
il sorriso di chi non conosci da molto ma è felice di vederti e te lo dimostra. 

la voce al casello dell'autostrada che sembra darti il benvenuto, che tu alle casse automatiche non ci vai, 
il primo bagno in mare della stagione, quando nonostante il freddo iniziare resti lì a ciondolare tra le onde salate, chiudi gli occhi e ascolti il silenzio, 
la prima giornata sugli sci quando fatichi a entrare negli scarponi, senti male alle gambe ma sei davvero così felice di avere il viso rosso per la neve. 

un bacio rubato, di quelli che proprio non ti aspettavi, che ti lascia stupita e ti fan pensare a molte cose che con i baci non c'entrano nulla, 
una notte appassionata che ti lascia stropicciata, spettinata e sorridente, i cui ricordi (vaghi o meno) ti tornano in mente quando non te lo aspetti, tra imbarazzo, dubbi e sorpresa, 
una di quelle volte che scandisci le parole "ti voglio bene" e non le scrivi come fai di solito, audacia dovuta quasi certamente a quel bicchiere in più. 

una buona cena tra amici nel ristorante che ti piace, trovare l'ombrello in macchina quando inizia a piovere, un film che non avevi ancora visto che ti tiene attaccata allo schermo, una mano sfiorata, un regalo inaspettato, un viaggio intenso e il profumo di caffè se te lo fa qualcun altro. 

gli occhiali da sole, un acquisto desiderato, un programma saltato, uno errore risolto, una lettera scritta a mano come qualche tempo fa, la focaccia nel cappuccino, la gazzetta dello sport, l'ultima sigaretta della sera e una risata fragorosa. 

le lenzuola del letto appena cambiato, il pareo che ti appoggi quando sulla spiaggia sono le 18, una dedica su un libro, un complimento quando serve, la brillantezza altrui, il venerdì sera, un negroni fatto come dio comanda e il vento che ti pettina i capelli. 

sì, lo so: la vita non è tutto questo. 
tutto questo è scegliere come vivere.