martedì 19 maggio 2015

il coraggio e la paura

parliamoci chiaro, 
tutto quello che succede prevede l’uso di coraggio o la reazione della paura, tutto.
e per questo motivo ho deciso di fermarmi un attimo a pensare.

il coraggio di indossare capi di dubbio gusto,
di rispondere a tono a un cliente spiegando bene le tue ragioni, 
di affrontare periodi impegnativi accettando la sfida senza perdere la testa
e la paura di non stare sufficientemente bene con dei jeans bianchi, 
di un mega cazziatone sul lavoro, 
di soccombere per aver preteso troppo da te stesso.

il coraggio di abbracciare una persona quando pensi che ne abbia bisogno,
di guardare qualcuno dritto negli occhi e dirgli “sai, tu mi piaci. mi piaci davvero, non come quando ti piace un colore, mi piaci come quando inizi a sognare una cosa che vuoi tantissimo”,
di cambiare qualcosa di te perché sai che solo così riuscirai ad avere quello che desideri così tanto che a volte un po' ti manca il respiro
e la paura di risultare troppo invadenti ed essere respinti, 
di sentirsi dire “senti mi dispiace ma tu no, non mi piaci. cioè mi piaci come può piacermi il cane di un amico, lo vedo ogni tanto, mi diverto 5 minuti e poi arrivederci e grazie"
di non essere abbastanza, nonostante tutti gli sforzi. 

il coraggio di assaggiare le lumache, le rane, gli squali o le cavallette
di mandare a fanculo chi ti fa un torto, ma di quei vaffanculo gridati,
di dire no
e la paura di morire soffocato con il prosciutto crudo, le cozze o la carne troppo alta,
di essere stati troppo cruenti, istintivi, iracondi
di dire sì. 

il coraggio di cambiare vita quando ti rendi conto che non ti piace più, 
di chiedere aiuto quando pensi che da solo non ce la puoi davvero fare, 
di assumerti la responsabilità delle tue azioni, soprattutto se coinvolgono altre persone
e la paura di non sapere che percorso seguire, 
di limitare la tua indipendenza emotiva
della reazione delle persone che ferisci, anche non intenzionalmente. 

il coraggio di crederci ancora nonostante la paura di fallire, 
la paura di non avere coraggio a sufficienza per svoltare. 

sono molto rispettosa delle paure degli altri e, 
tra tutte le doti che può avere una persona, il coraggio è senz’altro quella che ammiro di più. 

quindi sì, lo dico:
ammiro il mio coraggio di avere paura senza negarla
e rispetto la mia paura di avere troppo coraggio. 

martedì 12 maggio 2015

e poi ancora in altro, con un grande salto.

sono nata in una città che è un concentrato di salite, discese, scalinate e gradini, 
ha vie che sono così pendenti che i motorini faticano a salire
e creuze da percorrere con calma, che se inciampi finisci in mare. 

è bella la mia città ma molto, molto faticosa. 

deve essere per questo che le pianure mi annoiano mortalmente, 
deve essere per questo che preferisco le discese ardite e le risalite su nel cielo aperto 
e poi giù il deserto, e poi ancora in alto con uno grande salto

parlo delle salite che affaticano, ti tolgono il respiro, ti accelerano il battito cardiaco, 
che ti spettinano perché più sali più c’è vento, che ti fanno venire caldo e poi freddo e poi non sai, 
che ti fanno fermare per un attimo e poi ti fanno ripartire con uno scatto. 

parlo delle discese che ti sembrano facili ma che se non stai attento cadi e rotoli giù, 
che non ne vedi la fine così, mentre scendi, inizi ad avere un po’ paura, che hanno troppe curve e tornanti e pessima visibilità, 
che non riesci a fermarti e se non ti fermi respiri così forte che ti viene da vomitare. 

parlo delle salite che quando inizi il percorso senti quel misto di eccitazione, paura e rispetto, 
che ti guardi indietro e sorridi perché sai da dove sei partito e non sai dove puoi arrivare,
che nonostante l’energia che non senti più, quando sei su, sei in pace con il mondo. 
e soprattutto con te stesso. 

parlo delle discese che le inizi correndo, che tanto il fiato tiene,
che poi però ti viene da rallentare e quasi vorresti fare un mezzo giro su e tornare su, 
che quanta fatica fai a cercare di andare un po’ più lento, quanto impegno e quanto sforzo richiede contrastare la gravità. 
e poi, semplicemente, ti lasci cadere. 

insomma, mi piace il saliscendi della vita. 

mi piacciono le salite che richiedono impegno, energia e resistenza, 
che ti spettinano e tolgono il fiato e ti lasciano senza parole, 
per un traguardo di vita, un obiettivo di lavoro, la conquista di un amore. 

mi piacciono le discese che ti fanno scivolare, cadere e iperventilare, 
che ti chiedono di resistere alla gravità e ti buttano con il culo per terra e ti fanno rotolare fino in fondo,
per un lutto mai superato, un errore che non ti sei perdonato, una vita che sta troppo stretta. 

le discese e le salite sono solo fasi che si alternano e ci compongono, 
tra un tramonto e una rinascita, 
un declino e un’ascesa, 
un fallimento e una conquista. 

sono nata in una città che è un concentrato di salite, discese, scalinate e gradini.
deve essere per questo che mi piacciono le discese ardite e le risalite su nel cielo aperto 
e poi giù il deserto, e poi ancora in alto con uno grande salto