lunedì 21 dicembre 2020

chissà, chissà domani su che cosa metteremo le mani

ciao Adri, 
l'altro giorno sarebbero stati 69, eh? e sai che ti dico? 
che ti avrei preso in giro talmente tanto che probabilmente mi avresti mandato a quel paese, 
salvo poi ridere con me. 

chissà come avresti affrontato tu, questo indimenticabile anno: se ti saresti incazzato ogni tanto, se ci avresti video chiamato tutti i giorni pur non sapendo usare bene l'iPhone e se avresti affrontato il problema dal principio: con un bicchiere di vino, una sigaretta e un sorriso. come sempre. 

chissà che emozione avresti provato a tenere in braccio la tua nipotina Blue per la prima volta, maneggiandola probabilmente come un oggetto di cristallo per paura di romperla, 
che battito felice ti sarebbe scoppiato nel petto non appena avresti saputo che da qui a poco sarebbe arrivato pure un maschietto, che probabilmente avrebbe avuto il tuo nome lo stesso - magari come secondo - 
e quanto forte avresti stretto, se avessi potuto, i tuoi due ragazzi e le loro consorti, sapendo già da fin da subito che sentirti chiamare "nonno Adri" ti avrebbe fatto sciogliere come neve al sole. 

chissà come ti sarebbero girati i coglioni nei lunghi mesi di chiusura di bar e ristoranti, che a prendere d'asporto proprio non ti ci avrei visto ma magari, chissà: ci avresti stupito, 
quanti "eh, puverett" avresti detto a voce alta guardando la televisione e soprattutto ascoltando quella manica di scappati di casa che ha l'assurda pretesa di governare 
e quante volte avresti chiamato Attilio nelle terribili settimane di Bergamo per sapere se tutto andava bene. 

chissà quante lacrime di commozione ti avrebbero illuminato gli occhi guardando ogni singolo speciale per il "tuo" Diego Armando (a proposito, mettiti in coda ma ti prego parlaci prima o poi che se non capisce più un cazzo di italiano come presumo, tu sai lo spagnolo e non ha scuse), 
quanti ricordi ti sarebbero rimbalzati nella mente sentendo Cabrini parlare al funerale di Pablito e vedendo i compagni di quella Nazionale incredibile portare la sua bara 
e quante volte, mai come quest'anno, avremmo cantato "nun me rompe er ca" di Gigi Proietti. 

chissà come mi sarebbe mancato averti così a portata di mano e non poterti vedere per un bicchiere di vino, ma fai anche due o tre, per parlare di Sampdoria, 
per raccontarti che durante il lockdown, visto che non era già tutto così complicato, sono riuscita a cambiare lavoro ed entrare in una prestigiosa compagnia 
e soprattutto per presentarti l'amore della mia vita, con il quale molto probabilmente mi avresti preso in giro, dimostrazione vivente che a volte - quando ne vale la pena - avere una testa così dura premia e forse questo ti avrebbe reso orgoglioso di me. 

chissà cosa avresti pensato di questo mondo così assurdo la prima volta che ti saresti dovuto mettere in coda per fare la spesa, con guanti e mascherina, sentendoti in un brutto film, 
quanto ti sarebbe costato non abbracciare le persone a cui vuoi bene, che tu sei sempre stato così affettuoso
e che sapore avrebbe avuto il primo aperitivo insieme, magari all'aperto e con il nuovo cucciolone 
color cioccolato. 

chissà, chissà domani
su che cosa metteremo le mani... 

quest'anno ci ha tolto molto, Adri
ma credo che ci abbia dato altrettanto,
insegnandoci quello che troppo spesso dimentichiamo, nonostante tu sia stato il primo a darci la lezione: le cose davvero importanti della vita. 

... aspettiamo che ritorni la luce, 
di sentire una voce,
aspettiamo senza avere paura, domani. 

cin cin papà, 
la tua Pinato 




mercoledì 17 giugno 2020

il mio compleanno

il pre-compleanno con i ragazzi e Francesca, 
l'uovo della Bottega con Corra
il messaggio di Tod a mezzanotte spaccata
e la candela sulla tortina di Simo.

la mamma che è sempre la mamma, 
la colazione che Simona mi ha portato a casa,  
la cena con le mia B e la mia Mag
e anche chi mancava. 

i brindisi, 
il pranzo con i miei Franceschi, 
la bella (e buona) torta per me 
e spegnere la candelina con la mia baby Blue tra le braccia. 

i messaggi, 
le telefonate, 
l'affetto
e il mio giorno. 

è stato un bel compleanno, 
per cui ringrazio tutti, 
oggi perché il 17, come il 13, è un numero che amo. 
vi voglio bene



lunedì 25 maggio 2020

91 giorni

sono passati 91 giorni da quando mi sono svegliata a casa, quella vera, 
convinta di farmi una settimana o due di comodo smart working senza colpo ferire. 

91 giorni di eventi, compleanni e regali, 
di andrà tutto bene, di assurde vicinanze e di telefonate intense, 
di pensieri contorti, ritmi trasformati e nuovi valori. 

91 giorni di mancanze, silenzi e assenze, 
di presenze, persone costanti e sorrisi, 
di non voler svegliarsi perché se dormo non sento le notizie, di mangiare più pasta che mi è sempre mancata e di fuori c'è il sole e magari mi abbronzo. 

91 giorni di intolleranza, emozioni e rabbia
di nuove speranze, nuovi insegnamenti e nuove regole, 
di nervosismo verso il prossimo, di bisogno di routine e di Bergamo nel cuore.

91 giorni di caffè isolati, pranzi muti e pause sigaretta solitarie, 
di video chiamate, di riunioni frizzate e di brief da lontano, 
di non scegliere come vestirmi, forse solo se truccarmi e caso mai sotto sto in pigiama

91 giorni di pensieri, futuro e incertezza, 
di camminate limitate, spese eterne e obblighi inconsueti, 
di piccoli essere deliziosi che portano gioia con un grido, di gesti soffici dati e ricevuti, di consapevolezza di essere fortunata. 

91 giorni di scatti, scritti e canti,
di sonni tormentati, aperitivi riusciti e uova poché a pioggia, 
di cambiamenti forti, di abbronzature da muratore e di poter contare su molte persone. 

91 giorni a capire ancora di più che l'amore è amore, 
come del resto ho sempre sospettato.

91 giorni che hanno cambiato per sempre quello che eravamo prima.

però il Negroni ha lo stesso sapore di sempre: 
allora chissà... magari anche il dopo non sarà poi così male. 







domenica 17 maggio 2020

ci pensate anche voi, al prima?

dico, ci pensate anche voi al prima ora che forse le cose torneranno a una strana normalità, per voi e per tutte le persone a cui volete bene? 

ci pensate se invece, sfortunatamente così non fosse - o non del tutto - a quanto siano stati duri questi mesi per chi sa che non potrà più abbracciare chi gli era caro, e a quanta fatica si sia provata a vivere alcune emozioni a distanza? e a chi eravamo prima, tutti noi?

ci pensate a come siamo cambiati, piano piano, ogni singolo giorno della nostra vita? 
alle priorità che abbiamo rivisto di colpo, talvolta impreparati ad accoglierle nonostante così tanto sicuri di noi stessi?

ci pensate a come era facile abbracciarsi, bere dallo stesso bicchiere e ridersi addosso, ora che ancora non sappiamo quando sarà possibile farlo davvero di nuovo? 
e al peso di ogni abbraccio non dato, di ogni bicchiere non condiviso e di ogni sorriso trattenuto?

ci pensate al primo bacio che avete schioccato a una persona che non vedevate da mesi, al cuore in gola e all'emozione trascinante rispetto a quanto fosse così normale e ordinario farlo? e, rispetto a prima, non trovate più magia?

ci pensate a come avete affrontato la lontananza, la paura, la solitudine e la voglia di dare? 
ai mezzi che prima odiavate, come foto di piatti e videochiamate, che vi hanno permesso di non impazzire mentre il mondo chiariva il nostro miserrimo ruolo nel corso della storia?

ci pensate a come era facile scoraggiarsi di un nulla, chiudersi in silenzi profondi, starsene a casa senza salutare e non pensare agli altri? e a come questo sia cambiato travolgendo le nostre vite, vista la voglia di conoscersi, uscire e condividere? 

ci pensate a quando avete iniziato a stabilire che se esco, lo dico che a chi mi è vicino serve qualcosa forse, o magari chiacchiero un po' con lui o lei che è da solo o sola e chissà, se va bene offro un bicchiere di vino?

ci pensate a quante cose fossero scontate, come attraversare una regione per un pranzo e un abbraccio, tenere tra le mani un neonato e stringere forte le persone che ami? 

ci pensate a quanti regali, dediche e pensieri ci siamo fatti in questi mesi di paura, incertezza e distanza dimostrando il meglio di noi stessi, quello che a volte non viene fuori mai?

ci pensate a quando la vita era più facile e si potevano mangiare anche le fragole?
ma ci pensate che forse, ora, siamo un po' tutti migliori, consapevoli e altruisti? 

ci pensate a quello che non daremo mai più per scontato come prima e come spero faremo dopo?
io sì. soprattutto le persone. 





giovedì 30 aprile 2020

bye bye my friends

tre anni di lavoro, 
tre sedi diverse 
e una pandemia. 

tre anni di confronti, scontri e pugni sul tavolo, 
di bestemmie, parolacce e sfide a calcetto, 
di birrette prima, a volte durante e spesso dopo una giornata di lavoro. 

tre anni di pranzi fuori, schishette (cit.) e torte per i compleanni, 
di sale riunioni occupate, contro-feste di Natale e sushi il venerdì, 
di confessioni rubate, fantacalcio e rose per i compleanni. 

tre anni di partenze, arrivi e visi nuovi che diventano familiari, 
di cartelloni scritti e attaccati, di risate sonore e sigarette in veranda, 
di commenti acidi, gossip selvaggio e sbuffi. 

tre anni di collette per i compleanni, di aperitivi clandestini in zona relax e pre-aperitivi rispetto a quelli ufficiali, 
di stress, scadenze da rispettare e ansie generali, 
di cazziatoni, complimenti e "non ti preoccupare, ti aiuto io". 

tre anni di nottate in ufficio, di gare sfidanti e di tensione da battere, 
di "ci sono, se hai bisogno", di pesto anche senz'aglio e di cioccolato per coccolarci, 
di "parliamone un secondo", "vaffanculo mollo tutto" e "come sei figa oggi".  

mai come ora mi rendo conto di come il luogo di lavoro possa diventare una famiglia, 
mai come ora mi rendo conto di come dei colleghi possano diventare amici, 
mai come ora mi rendo conto di come mi mancherete tutti voi. 

tutti voi, che siete ogni persona che ho incontrato, in questi tre anni di noi. 






sabato 25 aprile 2020

scatti di quarantena

scendere a Genova per dar retta alla mamma, 
la felicità di lavorare da casa per quella che doveva essere una settimana 
e benedire il nostro capo che ha deciso di farci vedere in video ogni mattina, garantendo così un minimo di dignità all'outfit.

gli aperitivi con i colleghi che mi mancano, 
quelli con i miei ex colleghi che, mannaggia a loro mi mancano di brutto,
la paura di stare a casa da sola così tanto tempo.

i fiori per festeggiare un grande successo mandati dalla mia B, con un biglietto che ogni tanto rileggo perché mi rende immensamente felice, fortunata e orgogliosa di un'amicizia così pura, 
i pansotti con il sugo di noci lasciati sulla porta dalla mia Magi, con un biglietto con tutte le parole migliori, quelle del cuore
e il mix di negroni arrivati da Simo, che mi conosce e sa cosa mandarmi per farmi contenta. 

l'arrivo della mia bellissima nipotina Blue, 
le immagini e i video che la ritraggono mentre affronta il mondo gridando, com'è giusto che sia
e il dispiacere di non poterla cullare un pochino tra le mie braccia. 

l'acqua lasciata sul pianerottolo "così non devi camallartela" di Corra, 
la focaccia con le cipolle e la torta di riso di Manu, in cambio di vino e sigarette
e la fortuna di avere trovato amici sinceri nei miei vicini di terrazzo, che a Pasqua mi hanno coccolata con la loro grigliata che è stata anche la mia. 

sentire mio fratello, quello piccolo, al telefono e pensare sia impossibile sia davvero papà, 
le note vocali di Tod con tutti i suoi suggerimenti in cucina, svarioni e non,
e il compleanno della mia mamma vissuto da lontano ma vicino con il cuore.

la panciona gigante della mia Francesca, che aspetta un baby vitellino che non vediamo l'ora di conoscere, 
le telefonate con le mie amiche del cuore di Bergamo, veicolo di tutto l'abbraccio che mando alle persone che lì ci vivono e a cui voglio bene 
e le chat "tra stronzi", che tra stronzi ci si intende meglio.

il sole che ho preso in questi giorni, soprattutto per non truccarmi più, 
la scoperta di burrata e stracciatella, che forse era meglio di no, 
e le chiacchierate con il nonno Franco, che è il mio eroe da sempre e per sempre lo sarà. 

io che cambio lavoro accettando una nuova sfida, in un momento in cui non sarebbe stato possibile anche solo immaginarlo, 
che cucino con amore ogni cosa che mi preparo, riscoprendo la stessa emozione di quando lo facevo per gli altri 
e che sono innamorata, dell'unica persona che avrei voluto con me in questi due mesi, a mio (e suo) rischio e pericolo. 

io che so esattamente come sono cambiata in questi due mesi. 
più solidale, 
più empatica 
e certamente più stronza. 
migliore, insomma. 






mercoledì 1 aprile 2020

l'effetto Blue

"c'era una volta una piccola e minuscola noce, che ancora nessuno sapeva se sarebbe stata maschietto o femminuccia, e riusciva già a riempire d'amore le vite della sua mamma e del suo papà. 

non appena questa minuscola noce ha deciso di diventare una piccola nocciolina femmina, ha iniziato a emozionare, settimana dopo settimana, anche tutti i componenti delle due famiglie - allargate e sparse per il mondo - facendo fantasticare ognuno di loro sui suoi occhi, il suo carattere e il cocktail di somiglianze. 


quando alla piccola nocciolina è stato dato il suo nome Blue ogni giorno che passava sembrava che anche tutti gli amici della sua grande famiglia la conoscessero un pochino di più: per le abitudini invisibili che già cominciava ad avere, per gli aneddoti legati ai suoi genitori e per una velata, ma più o meno condivisa, passione per i segni zodiacali e per i numeri primi.


il 31 marzo del 2020 la piccola Blue Lanzoni ha deciso di nascere, in un momento in cui anche nascere sembrava un po' più complicato del solito; così, tra video chiamate e aggiornamenti distanti, ha urlato alla vita presentandosi con forza e fregandosene di quello che accadeva intorno a lei. 


proprio perché è nata quel giorno, di quel mese così strano e di un anno così difficile, l'amore ha contagiato un po' tutti quelli che orbitavano attorno a lei, anche se orbitavano attorno a lei per puro caso creando un effetto che ha un nome preciso.

per tutti è l'effetto farfalla, io lo chiamo effetto Blue."

ecco la favola che un giorno ti racconterò per farti addormentare quando proprio non ne vorrai sapere o quando invece me la chiederai perché parla di te. 

farò molto altro, si intende: ti cambierò il pannolino prendendoti in giro, 
ti regalerò un paio di scarpe inutili ma bellissime
e immergerò (di nascosto) il tuo ciuccio nello Champagne per abituarti al meglio. 

ti verrò a prendere a scuola facendoti una sorpresa, 
ti porterò a Boccadasse a prendere un aperitivo (tu succo, almeno fino ai 14 anni)
e ti racconterò qualche aneddoto divertente sul tuo papà. 

ti prenderò per mano mentre andremo a trovare lo zio Ste, 
ti coprirò se per caso farai una stronzata, ma sempre dicendoti di chiedere scusa alla mamma
e non vedrò l'ora di andare nella Sud con lo zio e il papà. 

farò tutto questo e molto, molto di più...
per ora posso solo dire che già prenderti in braccio sarà meraviglioso. 

cin cin Blue, benvenuta. 

con tutto l'amore che c'è,
zia Carolina






lunedì 23 marzo 2020

ci pensate anche voi, al dopo?

dico, ci pensate anche voi "al dopo" se tutto andrà come deve, per noi e per le persone a cui volete bene?

ci pensate alla sensazione che vi darà il primo abbraccio, di qualsiasi abbraccio si tratti, fosse anche quello di uno sconosciuto? 

ci pensate, poi, a quello della vostra mamma, del vostro nonno, di un fratello o di un'amica? 
credete anche voi che non sia pensabile possano esistere abbastanza lacrime nel vostro corpo per contenere la gioia di dire ce l'abbiamo fatta, anche se eravamo lontani?

ci pensate alla prima cena fuori con amici, alla delicatezza della distanza che forse manterreste per abitudine ma anche che bello sarebbe vedersi negli occhi e sorridere a ogni sguardo?

ci pensate al primo bagno che farete in mare, che anche se non sarà stagione (si spera) l'urgenza sarà andare al largo e urlare tutta la nostra paura passata, nonostante il freddo? 

ci pensate a come sarà incontrare le persone che avete voluto sentire vicino, selezionando, come avete potuto, chi può andare avanti nella vostra vita in una situazione così difficile?

ci pensate alla prima volta che vi chiederanno un tiro di sigaretta dopo un negroni e, invece di impaurirvi, sorriderete?

ci pensate a come alcuni, piccoli ma grandi gesti siano diventati fondamentali nelle vostre vite, che forse prima erano un po' più vuote?

ci pensate al primo bacio che darete per strada che, probabilmente, anche se dato in età adulta, pure i ragazzini sarebbero schifati?

ci pensate a quanto tutto vi sia mancato? amici, colleghi, amori, passeggiate? 
a come sarà varcare la soglia di alcune città, come Bergamo, e sentirvi piccoli così, nonostante l'atmosfera di chi non molla mai?

ci pensate a quando sentirete un'autoambulanza passare senza tremare di paura? 
o a quando non vi laverete le mani fino a consumarle?

ci pensate a tutto quello che avete imparato, in questi giorni di incertezze e di paura, fosse anche solo riscoprire quanto non si dica mai abbastanza ti voglio bene?

ci pensate anche voi, al dopo?

ci pensate a quando, spero, non darete mai più nulla per scontato? 
io sì. soprattutto le persone. 



sabato 21 marzo 2020

cosa sto imparando da quello che sta succedendo

che la mamma ha sempre ragione, specialmente la mia e che è bene che inizi a darle retta. se non lo avessi fatto, non sarei qui a Genova dal 24 febbraio a poter godere di casa mia, del suo terrazzo e della vicinanza ai miei affetti, una vicinanza distante ma intensa. 

che il fatto che sia sola e che quindi abbia già cominciato a parlare con gli oggetti, a volte a parlare da sola tout court, se all'inizio è stato sconfortante ora come ora è da considerarsi talmente un privilegio rispetto a quello che sta succedendo, che la prossima volta che mi lamenterò passerà molto, tanto, tempo. 

che stiamo facendo tutti rinunce, e probabilmente ne faremo giustamente molte altre, ma che per questo non si merita alcun premio, anzi. e che quando la mia nipotina Blue potrà finalmente conoscere tutta la sua famiglia sarà travolta da così tanto amore e affetto che probabilmente le sembrerà di ricordarselo gli anni a venire.

che siamo tutti con i nervi testi, il fianco scoperto e che ogni ferita che pensavamo di aver suturato, è ancora e inevitabilmente aperta. è per questo che l'empatia, raro dono di cui pochissime persone sono dotate - io forse fin troppo - dovrebbe almeno tradursi in comprensione, gentilezza o sorriso. 

che mai come ora è necessario scandire il tempo, il ritmo dei giorni e lo scorrere delle notti, come si fa o come si può. con un bicchiere di vino la sera per staccare dal giorno lavorativo, con un sonno più o meno simile a prima che questo evento così sconvolgente ci investisse e come truccarsi la mattina perché siamo in video con i colleghi. 

che dobbiamo coccolarci come meglio possiamo. con un piatto di gnocchi al pesto, se è questo il piatto preferito in assoluto nonostante sai di ingrassare, con una sigaretta anche se sappiamo essere sbagliato e con un bacio lanciato al telefono per salutare chi ami. 

che mai come questo momento ogni piccolo gesto altrui vale quanto un tesoro sconosciuto.
come un pezzo di focaccia fatto in casa in cambio di sigarette o vino se per caso si esce per la spesa, l'aperitivo con i colleghi organizzato per sapere come si sta o la telefonata a chiacchierare del più e del meno per non impazzire. 

che quando sarà finito tutto, si spera il prima possibile e bene per tutte le persone che amiamo, avremo occhi diversi per definire tutto quello che siamo in grado di definire: vita, persone, sentimenti ed eventi. e che questo ci aiuterà a vivere, davvero. 

il resto, tutto il resto, conta meno delle canzonette che ascoltiamo sul balcone per cercare di sorridere mentre il mondo ci travolge. 




giovedì 19 marzo 2020

una festa del papà all'incontrario

ho avuto la sfortuna di perdere Adri quando ero giovane. 
giovane io, più giovane il mio Tod e davvero piccolo il mio Nucs. 

eppure tutti insieme ce l'abbiamo fatta perché, nonostante il dolore lancinante, non sono mai mancati gli abbracci, i sorrisi e le lacrime ravvicinate. 

di tutti. 

di tutti quelli che gli volevano bene, di tutti quelli che ci volevano bene e di ogni persona che ci ha preso la mano, tenendola forte. 

oggi ho capito che anche quello che io consideravo "conforto base" può diventare lusso: il lusso del calore umano, il lusso di un abbraccio, il lusso di asciugarsi le lacrime vicendevolmente quando perdi una persona così cara.

ecco, oggi mi sento quasi fortunata ad aver ricevuto quegli abbracci e quei sorrisi e quelle mani tese in un momento così difficile, così difficile da togliere il fiato. 

per mille e più motivi sono vicina a Bergamo.
per duemila e più motivi Adri sarebbe d'accordo con me. 

domenica 15 marzo 2020

siamo sempre più vicini, anche se lontani

chi mi conosce lo sa, non sono da gesti eclatanti soprattutto se di massa. 
sono però da gesti non da me se servono a far sentire le persone più vicine in un momento di disorientamento, angoscia, paura e solitudine. 

ho acceso la luce, senza sapermi cosa aspettare ma tre settimane in casa da sola, 
oltre a farmi dare il buongiorno alla tazza del cesso la mattina (che per ora, grazie a dio, fa la maleducata e non mi risponde) mi hanno fatto pensare "vediamo cosa succede". 

è successo che le luci erano tante e le parole molte.

parole urlate da sconosciuti che gridavano dai, che ce la facciamo, non mollate e forza Italia. 
parole urlate dalle finestre di una città notoriamente chiusa, abitata da gente stupenda ma tutto fuorché predisposta alla socializzazione tra estranei. 
parole urlate gratuitamente per incoraggiarsi e incoraggiare. 

grazie sconosciuti che vivono a Genova, 
le vostre parole fanno sentire tutti meno soli, magari con un groppo in gola che però è liberatorio.

andrà tutto bene perché siamo sempre più vicini, 
anche se lontani. 

ps: nel silenzio della sera interrotto dalle sirene, gli unici che sono riusciti a rompere i coglioni eravate voi, maledetti gabbiani di merda. perdio, come vi odio.  

pps: mamma, si è rotto un faro sul terrazzo. 
giuro che non sono stata io, non si è proprio mai acceso. poi lo ripariamo. 




sabato 14 marzo 2020

andrà tutto bene

la solitudine assoluta di una casa che è diventata anche il tuo privilegiatissimo posto di lavoro da tre settimane, 
il silenzio assordante delle giornate interrotto dalle sirene impetuose
e la paura crescente, perché bisogna avere il coraggio di avere paura. 

i sorrisi della gente per strada che incrocia il tuo sguardo sconosciuto, 
la risata del cassiere che deve uscire per forza di casa e se gli fai una battuta si rilassa per qualche minuto
e la rispettosa distanza che ci concediamo quando siamo in coda per prendere l'acqua. 

il lavoro di chi si impegna per far stare bene tutti, l'umanità di un abbraccio virtuale con bicchiere di vino in video e la creatività degli italiani, davvero unica nel suo genere.

siamo soli. 
ma tanti soli fanno insieme. e insieme andrà tutto bene. 





giovedì 16 gennaio 2020

ovunque tu sarai, sarò

qualunque cosa succeda al mondo,
un diluvio universale, un incendio globale o un’alba che dura per sempre.

qualsiasi sogno si avveri,
una vincita milionaria, un’attività redditizia o lo scudetto della Sampdoria.

qualunque emozione si provi,
felicità incontenibile, magone terrificante e amore incondizionato.

qualsiasi desiderio si esprima,
una casa in montagna, un pranzo a panini o un paio di stivali nuovi.

qualunque cosa succeda in assoluto, qualsiasi momento che andrà tutto bene.
perché ovunque tu sarai, sarò. 


giovedì 2 gennaio 2020

le strade, tutte le strade, portano a noi

la strada non è solo un'area di uso pubblico opportunamente delimitata, e per lo più fornita di massicciata e pavimentazione, destinata al passaggio e al transito di persone e di veicoli. 

no. 

è anche un solco, un'apertura o una guida. 

è anche un modo di comportarsi, una condotta morale, un campo di attività particolarmente adatto a esplicare le proprie capacità o possibilità. 

è anche essere in errore quando si è fuori dalla stessa. 

è anche un passaggio, l'indirizzamento di qualcuno verso il successo, un mezzo o un espediente per tentare di trovare quella giusta. 

è anche essere tra i coglioni quando si è in mezzo alla stessa. 

è un cammino, un itinerario. 

io non so quali strade prenderemo. 
quello che so è che, qualsiasi esse siano, vorrei le percorressimo insieme: tu e io. 

ognuno la sua, per costruire la nostra.