chi mi conosce lo sa, non sono da gesti eclatanti soprattutto se di massa.
sono però da gesti non da me se servono a far sentire le persone più vicine in un momento di disorientamento, angoscia, paura e solitudine.
ho acceso la luce, senza sapermi cosa aspettare ma tre settimane in casa da sola,
oltre a farmi dare il buongiorno alla tazza del cesso la mattina (che per ora, grazie a dio, fa la maleducata e non mi risponde) mi hanno fatto pensare "vediamo cosa succede".
è successo che le luci erano tante e le parole molte.
parole urlate da sconosciuti che gridavano dai, che ce la facciamo, non mollate e forza Italia.
parole urlate dalle finestre di una città notoriamente chiusa, abitata da gente stupenda ma tutto fuorché predisposta alla socializzazione tra estranei.
parole urlate gratuitamente per incoraggiarsi e incoraggiare.
grazie sconosciuti che vivono a Genova,
le vostre parole fanno sentire tutti meno soli, magari con un groppo in gola che però è liberatorio.
andrà tutto bene perché siamo sempre più vicini,
anche se lontani.
ps: nel silenzio della sera interrotto dalle sirene, gli unici che sono riusciti a rompere i coglioni eravate voi, maledetti gabbiani di merda. perdio, come vi odio.
pps: mamma, si è rotto un faro sul terrazzo.
giuro che non sono stata io, non si è proprio mai acceso. poi lo ripariamo.
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