lunedì 23 marzo 2020

ci pensate anche voi, al dopo?

dico, ci pensate anche voi "al dopo" se tutto andrà come deve, per noi e per le persone a cui volete bene?

ci pensate alla sensazione che vi darà il primo abbraccio, di qualsiasi abbraccio si tratti, fosse anche quello di uno sconosciuto? 

ci pensate, poi, a quello della vostra mamma, del vostro nonno, di un fratello o di un'amica? 
credete anche voi che non sia pensabile possano esistere abbastanza lacrime nel vostro corpo per contenere la gioia di dire ce l'abbiamo fatta, anche se eravamo lontani?

ci pensate alla prima cena fuori con amici, alla delicatezza della distanza che forse manterreste per abitudine ma anche che bello sarebbe vedersi negli occhi e sorridere a ogni sguardo?

ci pensate al primo bagno che farete in mare, che anche se non sarà stagione (si spera) l'urgenza sarà andare al largo e urlare tutta la nostra paura passata, nonostante il freddo? 

ci pensate a come sarà incontrare le persone che avete voluto sentire vicino, selezionando, come avete potuto, chi può andare avanti nella vostra vita in una situazione così difficile?

ci pensate alla prima volta che vi chiederanno un tiro di sigaretta dopo un negroni e, invece di impaurirvi, sorriderete?

ci pensate a come alcuni, piccoli ma grandi gesti siano diventati fondamentali nelle vostre vite, che forse prima erano un po' più vuote?

ci pensate al primo bacio che darete per strada che, probabilmente, anche se dato in età adulta, pure i ragazzini sarebbero schifati?

ci pensate a quanto tutto vi sia mancato? amici, colleghi, amori, passeggiate? 
a come sarà varcare la soglia di alcune città, come Bergamo, e sentirvi piccoli così, nonostante l'atmosfera di chi non molla mai?

ci pensate a quando sentirete un'autoambulanza passare senza tremare di paura? 
o a quando non vi laverete le mani fino a consumarle?

ci pensate a tutto quello che avete imparato, in questi giorni di incertezze e di paura, fosse anche solo riscoprire quanto non si dica mai abbastanza ti voglio bene?

ci pensate anche voi, al dopo?

ci pensate a quando, spero, non darete mai più nulla per scontato? 
io sì. soprattutto le persone. 



sabato 21 marzo 2020

cosa sto imparando da quello che sta succedendo

che la mamma ha sempre ragione, specialmente la mia e che è bene che inizi a darle retta. se non lo avessi fatto, non sarei qui a Genova dal 24 febbraio a poter godere di casa mia, del suo terrazzo e della vicinanza ai miei affetti, una vicinanza distante ma intensa. 

che il fatto che sia sola e che quindi abbia già cominciato a parlare con gli oggetti, a volte a parlare da sola tout court, se all'inizio è stato sconfortante ora come ora è da considerarsi talmente un privilegio rispetto a quello che sta succedendo, che la prossima volta che mi lamenterò passerà molto, tanto, tempo. 

che stiamo facendo tutti rinunce, e probabilmente ne faremo giustamente molte altre, ma che per questo non si merita alcun premio, anzi. e che quando la mia nipotina Blue potrà finalmente conoscere tutta la sua famiglia sarà travolta da così tanto amore e affetto che probabilmente le sembrerà di ricordarselo gli anni a venire.

che siamo tutti con i nervi testi, il fianco scoperto e che ogni ferita che pensavamo di aver suturato, è ancora e inevitabilmente aperta. è per questo che l'empatia, raro dono di cui pochissime persone sono dotate - io forse fin troppo - dovrebbe almeno tradursi in comprensione, gentilezza o sorriso. 

che mai come ora è necessario scandire il tempo, il ritmo dei giorni e lo scorrere delle notti, come si fa o come si può. con un bicchiere di vino la sera per staccare dal giorno lavorativo, con un sonno più o meno simile a prima che questo evento così sconvolgente ci investisse e come truccarsi la mattina perché siamo in video con i colleghi. 

che dobbiamo coccolarci come meglio possiamo. con un piatto di gnocchi al pesto, se è questo il piatto preferito in assoluto nonostante sai di ingrassare, con una sigaretta anche se sappiamo essere sbagliato e con un bacio lanciato al telefono per salutare chi ami. 

che mai come questo momento ogni piccolo gesto altrui vale quanto un tesoro sconosciuto.
come un pezzo di focaccia fatto in casa in cambio di sigarette o vino se per caso si esce per la spesa, l'aperitivo con i colleghi organizzato per sapere come si sta o la telefonata a chiacchierare del più e del meno per non impazzire. 

che quando sarà finito tutto, si spera il prima possibile e bene per tutte le persone che amiamo, avremo occhi diversi per definire tutto quello che siamo in grado di definire: vita, persone, sentimenti ed eventi. e che questo ci aiuterà a vivere, davvero. 

il resto, tutto il resto, conta meno delle canzonette che ascoltiamo sul balcone per cercare di sorridere mentre il mondo ci travolge. 




giovedì 19 marzo 2020

una festa del papà all'incontrario

ho avuto la sfortuna di perdere Adri quando ero giovane. 
giovane io, più giovane il mio Tod e davvero piccolo il mio Nucs. 

eppure tutti insieme ce l'abbiamo fatta perché, nonostante il dolore lancinante, non sono mai mancati gli abbracci, i sorrisi e le lacrime ravvicinate. 

di tutti. 

di tutti quelli che gli volevano bene, di tutti quelli che ci volevano bene e di ogni persona che ci ha preso la mano, tenendola forte. 

oggi ho capito che anche quello che io consideravo "conforto base" può diventare lusso: il lusso del calore umano, il lusso di un abbraccio, il lusso di asciugarsi le lacrime vicendevolmente quando perdi una persona così cara.

ecco, oggi mi sento quasi fortunata ad aver ricevuto quegli abbracci e quei sorrisi e quelle mani tese in un momento così difficile, così difficile da togliere il fiato. 

per mille e più motivi sono vicina a Bergamo.
per duemila e più motivi Adri sarebbe d'accordo con me. 

domenica 15 marzo 2020

siamo sempre più vicini, anche se lontani

chi mi conosce lo sa, non sono da gesti eclatanti soprattutto se di massa. 
sono però da gesti non da me se servono a far sentire le persone più vicine in un momento di disorientamento, angoscia, paura e solitudine. 

ho acceso la luce, senza sapermi cosa aspettare ma tre settimane in casa da sola, 
oltre a farmi dare il buongiorno alla tazza del cesso la mattina (che per ora, grazie a dio, fa la maleducata e non mi risponde) mi hanno fatto pensare "vediamo cosa succede". 

è successo che le luci erano tante e le parole molte.

parole urlate da sconosciuti che gridavano dai, che ce la facciamo, non mollate e forza Italia. 
parole urlate dalle finestre di una città notoriamente chiusa, abitata da gente stupenda ma tutto fuorché predisposta alla socializzazione tra estranei. 
parole urlate gratuitamente per incoraggiarsi e incoraggiare. 

grazie sconosciuti che vivono a Genova, 
le vostre parole fanno sentire tutti meno soli, magari con un groppo in gola che però è liberatorio.

andrà tutto bene perché siamo sempre più vicini, 
anche se lontani. 

ps: nel silenzio della sera interrotto dalle sirene, gli unici che sono riusciti a rompere i coglioni eravate voi, maledetti gabbiani di merda. perdio, come vi odio.  

pps: mamma, si è rotto un faro sul terrazzo. 
giuro che non sono stata io, non si è proprio mai acceso. poi lo ripariamo. 




sabato 14 marzo 2020

andrà tutto bene

la solitudine assoluta di una casa che è diventata anche il tuo privilegiatissimo posto di lavoro da tre settimane, 
il silenzio assordante delle giornate interrotto dalle sirene impetuose
e la paura crescente, perché bisogna avere il coraggio di avere paura. 

i sorrisi della gente per strada che incrocia il tuo sguardo sconosciuto, 
la risata del cassiere che deve uscire per forza di casa e se gli fai una battuta si rilassa per qualche minuto
e la rispettosa distanza che ci concediamo quando siamo in coda per prendere l'acqua. 

il lavoro di chi si impegna per far stare bene tutti, l'umanità di un abbraccio virtuale con bicchiere di vino in video e la creatività degli italiani, davvero unica nel suo genere.

siamo soli. 
ma tanti soli fanno insieme. e insieme andrà tutto bene.