mercoledì 31 dicembre 2014

...ai balordi come me...buon 2015

a chi dorme fino alle 15 anche se fuori c'è il Sole,
a chi si svegliai alle 6 per andare a correre sotto la pioggia, 
a chi si vede poco ma è come se non ci fosse distanza perché con uno sguardo ci si capisce subito,
a chi ha il sonno leggero e a chi sogna mentre cammina per strada.

a chi rispetta le decisioni altrui ma soprattutto chi le prende,
a chi si allontana per una paura tanto razionale quanto potente, 
a chi si prende la responsabilità delle sue azioni 
e a chi si sente in colpa per un sentimento che non c'è più.

a chi fa colazione al bar chiedendo il solito,
a chi compra giornale,brioche e focaccia per la persona che ha dormito accanto,
a chi è così stronzo da non guardare l'orario dei treni e rimane un'ora e mezza a principe
e a chi ogni volta che fa la valigia per tornare a casa, l'altra, entra in crisi.

a chi si saluta da un palazzo all'altro, 
a chi lo fa con un cin cin,
a chi si bacia fino a consumarsi le labbra 
e a chi lo fa dietro l'angolo di un vicolo.

a chi capodanno solo a San Candido,
a chi si diverte sempre con i fratelli, a chi pensa di essere in un film mentre cammina per strada con la sua colonna sonora preferita, 
a chi crede ancora a quel fottuto lieto fine.

a chi legge fino alla nausea i messaggi di un ex per cercare di capire quando è stato il momento esatto che ha fatto finire tutto,
a chi fa l'amore per sentirsi vivo o semplicemente perché innamorato,
a chi balla mentre si prepara per uscire 
e a chi non ha paura di essere stonato.

a chi si iscrive in palestra per ricominciare e a chi lo fa con un piatto di pasta e un bicchiere di vino,
a chi ha amici preziosi, che un po' é anche ovvio, se no non sarebbero amici,
a chi assaggia senza timore un piatto nuovo, un drink mai bevuto ma soprattutto una persona.

a chi si sa emozionare per un abbraccio,
a chi non ha paura di dire o scrivere,
a chi non ha più il papà ma è come se l'avesse ancora
e a chi telefona ancora alla mamma se ha un problema che lei non può risolvere, ma tant'è.

a chi crede che le anime si scelgano, 
a chi torna a casa nell'ora in cui la notte si confonde con il giorno,
a chi sente un brivido profondo se vede quella persona 
e a chi attrae al 70% personaggi da manuale (psichiatrico).

a chi cambia vita ma rimane sempre lo stesso, 
a chi vuole tornare a casa per sé e non per un altro,
a chi parte con il pesto perché così stasera mi sento ancora un po' a casa 
e a chi le cose migliori sono quelle più semplici.

a chi legge l'oroscopo per avere un'illusione di 15 minuti,
a chi guarda una mostra e si fa rapire dalla leggenda,
a chi scrive la data ogni volta che inizia un libro 
e a chi non molla, magari si siede, sì, ma non molla mai.

a chi non ha paura di cambiare idea,
a chi non si  vergogna di dire mi dispiace,
a chi sa dire ti amo
e a chi piange alla fine di un film.

a chi esce senza ombrello perché non crede che pioverà davvero,
a chi scrive ancora lettere e biglietti alle persone che meritano
e alle donne che si svegliano spettinate, stropicciate e sorridenti perché hanno passato la notte a fare l'amore (con la luce accesa).


a me, che come tutti sono questo ma anche molto di più... buon 2015

venerdì 26 dicembre 2014

cosa resterà delle mie vacanze

resterà il viaggio carico di entusiasmo, e centinaia di chilometri,
per raggiungere Ste e festeggiare 36 ore di fila il suo compleanno,
la musica, le bollicine
e notare che in qualunque posto vada conquisti con facilità l'affetto di tutti.

resterà la cena con le amiche di sempre, 
ognuna alle prese con la sua vita, la sua storia, il suo sogno per il futuro 
e un bene che supera anni e chilometri nonostante le diversità.

resterà non mollare mai e fare le sette del mattino, ancora e ancora,
nonostante un dolore lancinante al nervo sciatico (ora sì che so cosa é e perché la gente se ne lamenta),
il pranzo con amici che vengono da lontano, il cenone in famiglia, tutti insieme dopo quattro lunghi anni
e ancora il pranzo del 25 con conseguente dormita di 11 ore.

resteranno gli abbracci, i baci, i regali e i ricordi dei Natale passati,
resterà fare colazione mentre la mamma e Tomaso ultimano l'insalata russa, 
andare allo Sherry e poi all'Hemingway, 
incontrare persone che vedo poco ma alle quali voglio molto bene 
e lo scintillio di certi sorrisi.

resterà dormire nel mio letto, il casino in camera,
il caldo primaverile e fuori luogo di Genova 
e la speranza che a San Candido nevichi.

resterà lo scambio di uno sguardo carico di (celeste) nostalgia legata a un Natale che sembra così lontano e felice,
il futuro che sognavo da sola che ha lasciato la realtà per trasferirsi in una sfumata fantasia,
graziata dal tempo ma non dalla certezza che dopotutto amici non ancora
e l'ultima canzone di questa parentesi, perché un sempre può esistere, 
anche se diverso da quello che ci si aspettava. 

resterà purtroppo anche la perdita di una persona, una persona per bene,
che nonostante avessi visto poco, 
mi conquistò da subito con una disarmante simpatia.

ora lascio che resti quel che rimane del 2014 per iniziare a immaginare il mio 2015.

beh, é un anno dispari tanto per iniziare.
a me i dispari sono sempre piaciuti.

venerdì 12 dicembre 2014

#ancheiovivopositivo - la prima raccolta

certa di non fare cosa gradita a nessuno, ho deciso di raccogliere la prima parte della mia sfida #ancheiovivopositivo nata dall'esigenza, assolutamente personale, di rispondere a coloro che hanno descritto 3 cose positive al giorno. 
una scelta senz'altro nobile, ma io sono io e sfido a modo mio. 

- ora c'è la moda delle tre cose positive della giornata; ho pensato di partecipare anche io con un bel #ancheiovivopositivo:

1. stamani mi sono svegliata di buon'ora per andare a prendermi un'eccellente colazione, che tra l'altro prevedeva marmellata biologica (7 fottuti euro); ebbene l'ho assaggiata, faceva cagare e ora vivo nella consapevolezza di essere contaminata da botulismo. 

2. quanto sopra mi porta al secondo punto: certa di finire in ospedale tra i prossimi 8 giorni, dovrò essere vestita decentemente e praticamente perfetta a tutte le ore del giorno e della notte. mi viene da piangere. 
3. tagliando il pezzo di pane previsto per pranzo mi sono portata via mezza falange, unghia inclusa, testimonianza della punizione di dio se azzardo a trangugiare un carboidrato (integrale ma complesso).



- per dare seguito, senza che nessuno me l'abbia chiesto, al capitolo #ancheiovivopositivo, ecco le considerazioni odierne:
1. stanno imbastendo i mercatini di Natale, il che, oltre a limitare gravemente la mia libertà personale togliendo di mezzo i dehors dei bar che più mi piacciono, mi porta a pensare all'imminente banda di peones che invaderà bolzano.
2. la mandria di cui sopra farà sì che non si cammini con tranquillità, sia difficile prenotare un ristorante decente e si faccia fatica a raggiungere l'unico posto che apprezzo del mercatino: il Portofranco, dove invece che farti bere quella cagata del vin brulé servono un pregevole Franciacorta.
3. ho appena letto un terrorizzante articolo sui topi di appartamento a bolzano, pare infatti che pure qui si inizi a rubare; considerando che chi vive solo e ai piani terra è facile bersaglio, sto pensando di assumere una guardia del corpo che sia brutto, non voglio dover mettermi a cantare I will always love you, e taciturno-meglio-muto, perché non voglio rotture di coglioni.


- il fatto che oggi sia lunedì basterebbe ad aprire un piccolo capitolo dell'ormai più che inutile #ancheiovivopositivo. essendo persona profonda preferisco sciorinare tre motivi alternativi: 

1. nonostante abbia 31 anni suonati, età nella quale non è ammissibile avere cotte per personaggi della televisione, soprattutto se più piccoli, stanotte ho sognato di mandare messaggi idioti su whatsapp alle mie amiche (sposate, madri, conviventi) descrivendo con dovizia di particolari scambi di sguardi inesistenti con un nuovo collega: Fedez. 
2. mentre cercavo di raccattare qualcosa di veloce-commestibile-leggero al supermercato, un'impietosa radio altoatesina ha passato maledetta primavera, uno dei due pezzi che mi costringe a canticchiare in qualsiasi situazione mi trovi (l'altro è like a prayer di madonna). inutile sottolineare l'inopportunità della cosa, lo sguardo di disgusto della vecchia Frau dietro di me che non capiva una parola una e neppure lo sgomento di uno dei pochi uomini interessanti mai visti a bolzano.
3. quanto sopra mi ha spinto a riflettere attentamente sulle stagioni delle mie fallimentari relazioni. in effetti la primavera è stata molto propizia per incontrare qualche bifolco, segue l'autunno con qualche infatuazione senza il minimo senso e l'estate con un'unica grande occasione del credevo fosse amore invece era... boh, fate voi.
ebbene, questo inverno non ci sono per nessuno, sia mai di esaurire ora quest'ultima chance (o la mia proverbiale pazienza).

- mi sarebbe piaciuto risparmiarvi e soprattutto risparmiarmi un altro appuntamento con #ancheiovivopositivo, ma i fatti delle ultime ore mi obbligano all'aggiornamento: 
1. dopo un'estate di merda e un autunno tremendo, speravo non si sbagliassero coloro che annunciarono neve in abbondanza. naturalmente a pochi giorni dall'apertura degli impianti sono stata smentita subito visto che di neve non c'è manco l'ombra; questo conferma la mia personalissima tesi per cui chi fa un annuncio di qualsiasi genere in grande stile si porta sfiga da solo. 
2. quanto sopra mi porta subito a pensare al mio errore nell'annunciare un appuntamento con una nuova conoscenza. appuntamento che da primo è diventato ultimo quando mi è stata posta la domanda "quindi perché sei single?". Sconcertata dal quesito (ma che cazzo di domanda è?) ho lasciato che la mia risposta "beh, so perché lo sei tu" facesse il suo dovere.
3. ogni volta che mi sento al massimo 21 anni vengo puntualmente smentita da: piccoli bastardi che mi danno del lei, cervicale bloccata causa umido e fenomeno del punto sopra che tra le altre cose pensa bene di dirmi "direi 32 anni, ma ben portati eh".

- nella generale e comprensibile noncuranza di chiunque nei confronti dell'ormai deprecabile ‪#‎ancheiovivopositivo‬, mi sento di aggiornare lo stesso gli amici (che temo cominceranno a essere sempre meno) sui fatti delle ultime ore: 
1. il penultimo scambio di messaggi con il genere maschile, dei quali giustamente ve ne fregherà meno di zero, è stato "ciao cara, cosa fai stasera?" - "altro". al di là dell'utilizzo di cara nel senso sbagliato, se mai sono cara quanto una cosa che non puoi permetterti, detesto ammettere di essere un genio nelle risposte perché questo implica la pochezza dei personaggi che raccatto. 
2. ieri notte sono stata così male che ho deciso di rimanere a casa la mattina per recuperare qualche ora di sonno perso. peccato che il nonno non riuscendo a entrare per ritirare la posta, si sia attaccato al campanello con ammirevole caparbietà, dimostrando il suo disaccordo nel mio diabolico piano. le occhiaie che mi hanno accompagnato tutto il giorno però si sono dimostrate comprensive. dopotutto mio nonno è il più figo.
3. ieri, non so né perché né se debbo fare ammenda, sono inciampata su un post di selvaggia lucarelli che parlava degli errori sulle relazioni. diceva che bisogna smettere di pensare di disturbare, di invadere, di spaventare... dopo aver pensato "daicazzo, allora non sono l'unica!" ho letto che parlava degli uomini.
non avessi le tette sarei già in crisi.

- continua la quantomai irritante saga del ‪#‎ancheiovivopositivo‬, al solito senza che nessuno l'abbia chiesto. (se è irritante per voi leggerla, figuratevi per me viverla):
1.ieri notte mi sono sentita giovane e sono andata in discoteca con gli amici di mio fratello. ho raccattato un elemento (ovviamente un caso umano) che alle 13 di oggi vantava 5 chiamate senza risposta e 6 messaggi. Colpo di genio vero "scusa, ti ho chiamato per sbaglio"... 5 volte?!
2. dopo anni su macchina di proprietà e taxi, decido di prendere un bus per tornare a casa. il ragazzetto vicino a me ha iniziato a sputare per terra, riconoscendo il gesto come inusuale,  mi sono allontanata e... sì: ha vomitato dentro l'abitacolo il panettone di dieci natali fa. un gran bel momento insomma. ah, io poi sono scesa e ho preso un taxi. 
3. stupita di essermi bevuta mezzo litro di acqua gasata in meno di 10 minuti, ho controllato la borsa. no, il problema non è stato avere una sete abnorme. è stato non chiudere la bottiglia e inondare così svariati oggetti inanimati (ho salvato giusto l'iphone e la mia voglia di sorridere per non bestemmiare).

sono certa che ci sarà un secondo capitolo. 
perché vivere positivo è importante. 

martedì 9 dicembre 2014

il tempo per te.

il più grande prenditore per il culo di sempre è il tempo. 

non parlo di quando è usato da un’altra persona, perché lì è l’altra persona a prenderti per il culo spesso con semplici parole come per sempre, mai, subito
né quando ti viene chiesto per qualcosa, perché lì diventa solo una scusa, 
magari attraverso tra poco, domani, dammene un po’ di più che devo pensare

no, io parlo del tuo tempo. 

quello che decidi di perdere dietro a qualcosa, o qualcuno, che non avrai mai, 
che hai deciso non essere sufficiente per capire quello che vuoi e di cui hai bisogno, 
quello che ti concedi per elaborare un lutto, una perdita o una fine. 

quello che ti sembra non passare quando cerchi di riempire un vuoto, 
che passa troppo veloce quando sei felice di essere con qualcuno, 
un fidanzato, tua mamma o la tua amica
e quello che a volte sembra fermarsi per lasciare spazio solo a un’emozione, 
la paura durante un incidente, l’amore durante un abbraccio, la commozione ascoltando una canzone. 

quello che ti cambia, il colore dei capelli, la pienezza del viso e il modo di pensare, 
che rivorresti indietro, per renderti conto prima, per cercare di capire, per non fare quell'errore
e quello che passando ti ha migliorato, rendendoti più sicura, capace di prendere decisioni importanti e magari fatto dimagrire. 

quello che a volte ti scappa via dalle mani senza che tu ti renda conto, o senza che tu riesca a smettere di sognare, 
che ritorna indietro tutto insieme travolgendoti così forte che ti fa straripare, gli occhi per intenderci,
e quello che passa. passa e basta. 

quello che è troppo lento per togliere lo spazio che hai dato a una persona, 
che ogni tanto ti sembra di ricascarci perché confondi quello spazio con nostalgia, 
quello che ti fa vacillare per qualche ora, 
perché la nostalgia di cui sopra e il telefono sono due pessimi compagni di serata,
quello che ti sveglia di notte per farti capire che la tua io è già nel futuro, 
che mica si fa fregare da un ricordo, lei. 

è il tuo tempo, quello che decidi di disporre come vuoi tu, 
che ti è servito a diventare come sei;  
e anche se ti ha preso spesso per il culo, 
non è stato sprecato mai. 





martedì 18 novembre 2014

benvenuto Filippo, batuffolo di uomo

ti aspettavamo tutti, Filippo - batuffolo di uomo, 
e ora che ci sei, in pochi giorni hai riempito le vite di molte persone. 

non ti ammorberò con parole strappalacrime ma in qualche modo dovevo pur presentarmi, 
quindi ecco chi sono e quanto ingombrante sarà per te la mia presenza nella tua vita. 

ci sarò per insegnarti l’unica canzone di Natale che so in tedesco, 
per fare arrivare San Nicolò a Genova in via del tutto eccezionale solo per te, 
e per stampare le foto che la tua mamma mi manderà. 

ci sarò per regalarti il chiodo di pelle taglia 2 anni perché deve essere chiaro a tutti che sei il bambino più figo, 
per cambiare rotta e regalarti giocattoli, che a 3 anni un bambino del chiodo in pelle se ne frega,
per prenderti in braccio e spupazzarti ogni volta che ci vedremo, ma anche per smettere quando la cosa ti imbarazzerà. 

ci sarò per accompagnarti a fare due tiri al pallone perché papà ti avrà tolto la playstation per una nota a scuola, 
per accompagnarti in galleria mazzini a scegliere il regalo che vuoi per ogni tua promozione, 
per  convincerti che provare, nella vita, non è mai sbagliato. 

ci sarò per spiegarti che fumare è una stronzata, e spero per allora di aver smesso anche io, 
per raccontarti come mai tua mamma cantava gira tutto intorno alla stanza in stradone Sant’Agostino 
e per prometterti che se avrai un segreto io lo manterrò tale.

ci sarò per fare un giro in macchina con te quando prenderai la patente, 
per spiegarti che il mal d’amore fa male, ma un bicchiere di vino con un amico ti aiuterà
e per essere fiera di te il giorno della tua laurea. 

ci sarò per accoglierti, se mi verrai a trovare, con un gin tonic e un rossetto rosso fuoco (sì, il riferimento a zia Mame era doveroso), 
per regalarti un viaggio se sentirai il bisogno di partire 
e per non giudicarti mai, nonostante inevitabilmente tu commetta qualche cazzata 
(e ti pregherei di farle, Filippo, se non si fanno errori non si vive). 

ci sarò per aiutarti ad alzarti se finirai con il culo per terra giocando a calcio, 
se la tua squadra (…non oso pensare quale) perderà una finale e tu sarai disperato, 
se una stronza qualunque ti tradisse con un amico (anche se spero non succeda). 

ci sarò per ricordarti che certe amicizie sono quasi grandi amori, per esempio come la mia e quella della tua mamma, 
per spiegarti che nella vita, le cose che contano davvero sono davvero poche, ma anche i dettagli superflui che ci fanno stare bene sono importanti,
per dirti che qualsiasi cosa succeda, non temere, il meglio per il tuo futuro è già stato scritto
e per raccontarti che dall’amore, quello vero, nascono meraviglie irripetibili e tu ne sei esempio vivente. 

ci sarò per essere vicino a mamma e papà per prendermi cura di te. 

ti voglio bene Filippo, 
zia Ina. 

martedì 4 novembre 2014

dell'ingiustizia

ti sembra giusto...

... che puntualmente quando decidi che questa volta sarà diverso, 
ricadi sempre negli stessi errori?

... che quando ti vesti decentemente perché pensi possa essere una buona giornata
inevitabilmente arrivi uno tsunami di merda che ti travolge?

... che se prometti che hai finito di procrastinare, che qui siamo adulti eh
lo dici pensando sì, ma da domani?

... che quando vinci un derby, sacrosantamente direi, 
ci sia quel pagliaccio dell’allenatore altrui che continua a parlare della tua squadra con fare accusatorio?

... che se decidi di non andare da nessuna parte per il week end per dare un senso alla casa, 
tu non riesca neppure a buttare la spazzatura?

... che l’unica volta che esci struccata 
incontri qualcuno che merita (rarità considerando cosa si trova in giro)?

... che dopo settimane-quasi-mesi che non pensi più al tuo ex
facendo il cambio dell' armadio trovi un paio di calze sue?

... che quando apri il rubinetto con una certa violenza l’acqua finisca sempre su quel merdoso cucchiaio che ti fa lavare completamente?

... che ci siano donne che davvero mangiano quello che vogliono, 
bevono quello che vogliono e non ingrassano mai?

... che esistano personaggi come Soviero, 
portiere inglorioso di genoa e salernitana e, soprattutto, gran sacco di merda?

... che il tuo citofono suoni più di una volta alle 10 di sabato mattina 
perché un testimone di Geova, tanto zelante quanto grandissima testa di cazzo, 
decide di illustrarti la sua teoria?

... che le pochissime volte che il palinsesto televisivo si rivela interessante, 
ci siano due cose che ti piacciono lo stesso giorno, la stessa ora e a pubblicità sincronizzate?

... che ci siano persone così egoiste che proprio non capiscono
i tuoi sbalzi di umore, la tua deprimente autoironia e il tuo turpiloquio?

... che la tua amica, unica persona al mondo che ha vissuto con te, 
abbia pensato bene di tornarsene dal marito costringendoti a colloqui via whatsapp con tanto di screenshot di messaggi, abbinamenti od oroscopi?

... che quando pensi di aver passato una bella giornata 
ascolti per caso una canzone che ti ricorda un momento particolare, 
o uno stronzo qualunque, e ti metti a piangere come una scema?

che i tuoi ex siano felici e quindi si siano permessi di dimenticarti?

che sia quel che sia io continui per la mia strada, 
fatta anche delle boiate che scrivo? 

beh, se non è giusto questo. 


martedì 21 ottobre 2014

ogni volta

ogni volta che mi sento in colpa per qualcosa, 
una pizza, una bugia insensata, un cattivo pensiero, 
ogni volta che mi sento da dio, 
con un paio di jeans nuovi e bugiardi, davanti un bel lavoro su una mail, con in mano il bicchiere per il brindisi della vigilia di Natale, 
ogni volta che parlo con qualcuno che mi interessa, 
per una discussione, un confronto, un conforto... 

ogni volta che vorrei mandare a fanculo qualcuno, 
un'amica che non capisce quello di cui ho bisogno, chi mi dà una risposta del cazzo, la persona che vedo allo specchio, 
ogni volta che ascolto una canzone che mi fa pensare, 
a quando ero un'adolescente completamente fuori di testa, al profumo di merda che emanano certe persone, a un ricordo che mi assale senza farmi paura, 
ogni volta che parlo o non parlo di te, tu fai parte o non parte di me... 

ogni volta che sogno così tanto che mi sveglio stanca, 
uno sciame di pipistrelli, un messaggio che mi indica la via che non voglio percorrere, un violento litigio, 
ogni volta che trovo qualcosa che era meglio non trovare, 
un geco che mi paralizza dal terrore, un biglietto che preferirei non leggere, un sms a cui non so come rispondere,
ogni volta che ci sono quelle (poche) giornate che sono sempre incazzata, 
quando mi sveglio e già so che sarà così, quando mi sento assillata da cose che mi interessano tanto quanto cosa pensa uno sconosciuto di me, quando cara, c'è poco da incazzarsi è la vita...

ogni volta che ho sentito i brividi, 
per uno sguardo che mi ha seguito, per una parola detta piano all'orecchio, per il lenzuolo che qualcuno mi ha tirato su mentre dormivo, 
ogni volta che mi sono svegliata nel cuore della notte, 
per un incubo, per fare la pipì, per una telefonata passata a ridere, parlare e innamorarmi, 
ogni volta che mi sono sentita ebbra, 
di vino, di vita, di un lui. 

ogni volta che ho pensato che fosse l'ultima
ma in realtà so che c'è  ancora un'altra prima. 



venerdì 17 ottobre 2014

a ruota libera

tra i vari casi umani che ho avuto il dispiacere di incrociare, 99% dei quali il mio pregevole subconscio ha rimosso per sempre,
c’è il tizio che ha pensato di farmi sentire everyday mettendomi le cuffie nelle orecchie per conquistarmi; 
la cosa di per sé non sarebbe gravissima peccato fossimo in una gremita piazza delle Erbe di Genova. 
la sgradevole sensazione di essere inconsapevole protagonista di uno scadente film di Moccia e lo sgomento seguito alla candida confessione del soggetto “sai, l’ultima volta che mi sono innamorata di una donna ho poi scoperto fosse una prostituta” ha fatto sì che quell’appuntamento fosse anche l’ultimo. 

non sono mai stata un’insensibile: da piccola salutavo persino la cacca prima di tirare la catena. 
in effetti anche ora saluto merde, ma questa è un’altra storia. 

di norma non invidio le persone, cosa di cui ho ampiamente parlato con un post di dubbio interesse (l'invidia e l'insonnia).
ieri però ho invidiato indistintamente 3 categorie di donne: 
- quelle che “mangio e bevo quello che voglio, sai ho un metabolismo incredibile” 
oppure hanno a che fare con una gloriosa fase ipertiroidea (godetevela, dura poco). 
- quelle il cui unico merito è stato impalmare uno stronzo con i soldi, il cui unico compito è mantenersi in forma 
e il cui unico obbligo è soddisfare lo stronzo di cui sopra. 
- quelle che bevono spritz alle 13 perché non hanno un cazzo da fare. 

non importa quanto tu ti senta indipendente e forte: se un ragno enorme ti entra in casa, 
diventerai schiava dei suoi movimenti, penserai seriamente di andare a dormire in albergo, 
ti verrà la tentazione di chiedere aiuto al vicino di casa cingalese 
e ti maledirai per non essere stata capace di tenerti uno stronzo qualsiasi che vivesse con te. 
la strategia adottata per il suo omicidio, soprattutto se vincente, 
accrescerà però le proporzioni del tuo ego. 

tra i vari casi umani, ecc... capitolo secondo, 
vanto la presenza di un personaggio così strambo da sembrare mitico 
o da intendere come il frutto della fantasia di una mente malata. 
separato da meno di un anno,  ha scelto la parabola del figliol prodigo per colpire la mia attenzione (o forse catechizzarmi, chi può dirlo); 
non pago di questo errore di valutazione, ha fatto intendere che la sua allergia ai solfiti e di conseguenza la sua impossibilità a bere qualsiasi tipo di alcolico fosse un regalo del cielo. 
la maniacale conoscenza della Bibbia (di per sé innocua ma forse non lo strumento migliore per approcciare una donna come me) 
una vita futura a base di acqua perché non vorrai mica bere no? (qui la faccenda è davvero seria)
e la deprecabile scelta di chiamarmi il giorno dopo la prima-diventata-subito-ultima uscita lasciandomi una canzone dei Pooh in segreteria (le proporzioni della gravità della situazione sono un crescendo rossiniano)
mi hanno spinta a prendere le distanze dal soggetto.
la sua esagerata reazione, condita da parecchi errori di ortografia, 
è stata per mesi oggetto di scherno dalla sottoscritta e dalle sue amiche. 

se inizi un messaggio scrivendo "forse sono l'ultima persona che vorresti sentire
non capisco cosa possa essere intervenuto tra il tuo cervello, 
così abile a elaborare questa presa di coscienza
e la tua mano, 
così stronza da ignorare deliberatamente quanto ammesso. 
visto però che sono una persona migliore di quanto si possa pensare, 
che riesco a vedere sempre il meglio nel prossimo
e che ho riconosciuto in quelle quattro righe un intento non nobile ma accettabile, 
grazie lo stesso. per questa volta. 

personal trainer che mi fai complimenti sul mazzo che mi faccio, 
mi inciti come se fossi all'angolo di un ring
e concludi dicendo sei pure dimagrita
anche se sei un bugiardo e probabilmente menti spudoratamente, continua ti prego. 

se tutti gli oroscopi che leggi parlano di un grande momento per la vita sentimentale 
ma tu passi le serate a guardare cagate in tv, 
lo spread tra la vita astrale del tuo segno e la tua vita reale dovrebbe iniziare a preoccuparti. 

troppi cazzi per la testa? rilassati. 
finché non li hai nel culo va tutto bene. 
buon week end. 


mercoledì 8 ottobre 2014

i ragni della vita

l’ho visto quando era a portata di assassinio ma come spesso succede, 
ho deciso di procrastinare quando procrastinare è l'unica cosa che non si deve fare. 

ho passato due giorni ad avere paura di entrare in bagno, 
ad aggirarmi per la casa brandendo un potentissimo e velenosissimo spray in mano 
e a schermare la mia camera da letto con asciugamani per coprire eventuali fessure così che la bestia, nella sua ronda notturna non potesse entrare. 

lo so che può far ridere quest'immagine ma credo di aver rischiato l'esaurimento. 

e poi questa cosa mi ha fatto pensare: 
non ci sono forse ragni che ci fanno paura, ci paralizzano o ci fanno schiavi di loro stessi?

il ragno che ti fa pensare di mollare tutto e andartene via per qualche mese, 
quello che ti fa dire “mi faccio sposare da uno ricco e col cavolo che mi stresso così per lavoro
e quello che ti fa salire l’agitazione quando meno te lo aspetti. 

il ragno che ti fa stare male quando hai un’incomprensione che tendi a rimandare, 
quando hai una scadenza che fai finta di non vedere
e quando vorresti fare una telefonata ma non trovi il coraggio. 

il ragno che ti fa avere paura del tempo che passa, 
che ti fa rinunciare ad alcune possibilità per mera pigrizia 
e che ti fa perdere occasioni importanti per timore di rischiare. 

il ragno che si burla della tua autostima dopo un amore finito, 
quello che rimanda a data da definire il tuo impegno a una vita più sana
e quello che ti fa dire, per un giorno di palestra in meno non muore nessuno

il ragno che ti fa pensare che ormai sei l’unico degli amici più stretti a non avere nessuno a cui telefonare quando ti succede qualcosa, 
che non vuole farti uscire con qualcuno nuovo perché hai paura di quello che può succedere (rapimento per traffico di organi, macabro ritrovamento dei tuoi pezzi in un congelatore, innamorarti di nuovo…)
e che ti fa deprimere ogni volta che una vecchia stronza ti chiede “ma tu, alla tua età, non hai nessuno cara?”. 

il ragno che ti fa pensare che avresti bisogno di un qualche pirla che viva con te
così almeno lo ucciderebbe lui. 

poi però ti scopri un’abile stratega, 
ammazzi quel maledetto e gigante bastardo
e sei di nuovo tu. 

e sai che se sei riuscita ad ammazzare quel ragno vivo, 
gli altri, quelli finti, sono un gioco. 
da donna. 


giovedì 2 ottobre 2014

causa involontaria di un effetto non desiderato

una persona che stimo molto mi ha detto che sono una testona
perché scelgo sempre uomini sbagliati. 

non ho mai considerato la cosa in questo senso, 
non ho mai pensato che potessi c’entrare qualcosa nelle relazioni che ho avuto, 
come se non fossi io a scegliere ma fossero frutto del caso,
e non mi sono mai presa una colpa per il loro collasso. 

si può essere più idioti?

credere a buffonate è la causa, soffrire per uno stronzo è l’effetto non desiderato. 
ti amo da quando ti ho vista la prima volta, 
no, quel messaggio che per sbaglio hai letto sull’anteprima dell’iphone è una che lavora per noi, vero cesso,
sarà meraviglioso iscriversi a un corso ti tango insieme. 
bla bla bla. 

credere non è sempre una colpa, essere disposta a farti prendere per il culo, sì. 

sognare a occhi aperti è la causa, sbattere il muso a 130 km/h è l’effetto non desiderato. 
da questa volta cambierà tutto, non era forse destino?
che dire di tutte quelle persone che hanno sempre pensato sarebbe successo?
ma non sarebbe splendido se dopo tutto questo tempo a rincorrerci ora ci fermassimo perché finalmente siamo nostri? 
una domanda più inopportuna dell'altra. 

sognare a occhi aperti non è sempre una colpa, ma pretendere di cambiare repentinamente situazioni e persone, sì. 

sentirsi desiderata da molto tempo è la causa, chiudere indegnamente la relazione è l’effetto non desiderato. 
dopotutto mi voleva da tantissimo tempo, 
è lui che è stato il primo a lasciarsi andare,  ora posso farlo anche io, 
è arrivato il momento di prendere in mano la situazione e definire la relazione come la voglio io. 
ma che brava che sei a pianificare da sola, forte della tua influenza sull'altro. 

sentirsi più forte dell’altro non è una colpa, ma usare questa forza per ottenere una relazione se non si è pronti in due, sì. 

incontrare qualcuno, fargli posto nella tua vita e innamorartene non è mai una colpa,
ma cercare di avere quello che non puoi, adattarti alle situazioni che non ti vanno per paura e dare valore a una persona che non lo merita, sì. 

come ho fatto, in tutti questi anni, a dare colpa alla fortuna, al destino o agli altri, 
senza mai prendermi una minima responsabilità delle mie scelte?

ok, anche io sono stata una causa involontaria di un effetto non desiderato. 
ma non è certo colpa mia. 

lunedì 29 settembre 2014

l'odore dei ricordi, il profumo di certe notti e comunque genoa merda.

l’odore della focaccia quando un qualsiasi forno ha la porta aperta, 
di limpido, quando il cielo è terso e ti vuole salutare così
e quello inconfondibile del bar che è un po’ casa tua, che è un mix tra negroni e cappuccino, 
a qualsiasi ora del giorno tu decida di entrare. 

l'odore di casa, che anche se Lefty non c’è più si sente ancora la sua presenza, 
della pipì di gatto se decidi di fare un giro nei vicoli 
e di sigaretta quando arrivi in salotto e ti prendi un attimo per rilassarti. 

il profumo numero 5 che non puoi più mettere perché ti ricorda un momento non felice, 
quello che hai scelto dopo, che ti piaceva così tanto, ma che associ a uno stronzo del passato 
e quello che stai per cambiare perché sei cambiata tu, ed è ora che lo si senta. 

il profumo da uomo che ti ricorda un’infanzia felice, che se lo fiuti nell'aria ti sembra di avere vicino papà, 
quello che hai cercato di non dimenticare ma ormai non sa più di niente
e quello che devi ancora sentire, e chissà che effetto ti farà. 

l’odore del sesso, che hai addosso e non va più via (come direbbe Ligabue)
il profumo di chi nella tua vita c’era, c’è e ci sarà. 

i ricordi odorano di tante cose, 
a volte vorremmo che non sbiadissero mai, 
altre volte non vorremmo sentirli più, 
altre ancora sono solo odori senza alcun sentimento. 

invece le notti, certe notti, profumano. 
di quei profumi che prima o poi dovevano investirti,
che ti senti addosso anche il giorno dopo
e che ti sforzi di non perdere dal naso per non dimenticare il resto. 

non alludo al profumo di aver appena vinto un derby. 
o, almeno, non solo. 

martedì 23 settembre 2014

l'amore comunque

ti rendi conto di essere innamorata quando stare a casa il venerdì sera casa non è un peso ma una favola, 
quando smetti di fumare perché senti che di quello, ora, non ne hai bisogno 
o quando non bere per guidare al ritorno da un ristorante non ti infastidisce come dovrebbe.

ti rendi conto di essere innamorata quando smetti di dire che non potresti mai sopportare prole rossoblu, 
quando accetti cose che mai avresti pensato di accettare, per esempio passare i giovedì sera a guardare Santoro
o quando sparisci per un po’ dalla circolazione perché isolarsi con lui non fa poi così male. 

ti rendi conto di essere innamorata quando cambi un po’ le tue abitudini, come quella di non svegliarti troppo tardi, 
quando stare sveglia 24 ore di fila, con addosso pure un viaggio di centinaia di km, ti sembra naturale
o quando non hai paura di farti vedere davvero come sei, a costo di non truccarti la mattina. 

ti rendi conto di essere innamorata quando accetti che piedi numero 46 si addormentino vicino ai tuoi, 
quando passare una giornata intera a letto non ti sembra uno spreco di tempo ma un’idea meravigliosa, 
o quando non ti preoccupi del futuro, di un progetto di vita o della costruzione di qualche straccio di certezza. 

ti rendi conto di essere innamorata quando una minuscola casa per le vacanze in Toscana ti sembra una reggia, 
quando una Smart si trasforma in una limousine dalla quale non vorresti scendere mai, 
quando aspettare al Pronto Soccorso rappresenta un'impagabile occasione per passare del tempo insieme
o quando uno spuntino a base di patatine e dakota, che per inciso hanno vinto il premio food 2014, conquista minimo due stelle michelin. 

ci si rende conto, forse troppo tardi, di essere innamorati da piccole cose, 
da momenti particolari 
o da come il nostro cervello agisce, o meglio, non agisce di fronte a certe evidenze 
(fede calcistica, seguire quel coglione di Santoro, macinare km su km o vivere come un adolescente con in tasca un po' di soldi). 

dopo tutta questa fregatura, però, c'è un momento che riapre le porte all'amore: 
è quando ti guardi allo specchio e capisci di crederci. ancora. 

perché l'amore comunque non è più una canzone legata a qualcun altro; 
l'amore, comunque, sei tu. 

e, con questo, 
ho esaurito quanto avevo da dire sull'argomento. 

mercoledì 17 settembre 2014

113 giorni, tornare a camminare

la mia collega Laura ha letto che ci vogliono 100 giorni per dimenticare una relazione. 
come se 100 giorni fossero sufficienti a lasciar andare una persona senza più provare niente 
o guardarsi allo specchio e dirti "sei stata di merda abbastanza, ora basta". 

non è che puoi smettere di pensare a lui, a te con lui o a voi, 
cancellare tutti i suoi contatti per evitare di scrivergli assurdità, la cui risposta o non risposta rappresenterebbero un’ulteriore delusione
o rinchiudere in una scatola le vostre foto, i suoi biglietti e le tue lettere mai spedite (che se le avessi spedite avresti fatto un figurone, che stile). 

non è che puoi smettere di giustificarlo e iniziare a capire che c’è un galateo anche quando si tratta di chiudere una storia, 
di preoccuparti per lui, per il suo benessere o per la strada che ha scelto di fare, che no, non credi sia la via del vaffanculo dove ogni tanto la tua stizza lo manda
o di pensare a cosa hai sbagliato, qual è stato il momento preciso che l’ha fatto andare via da te (ballo male? tiro calci di notte? ero troppo grassa?).

non è che puoi smettere di pensare che d'ora in poi non vorrai più nessuno perché non vuoi essere più delusa, 
di chiederti se incontrare uomini che ti spezzano il cuore sia sfortuna o completa incapacità di scegliere 
o di cercare di non perdere di vista il fatto che sì, fa parte delle belle persone che hai incontrato e ti ha fatto bene, ma non dimenticare che ti ha fatto pure male. 

non è che puoi iniziare a cambiare la situazione ingaggiando ben due personal trainer, ognuno con un compito preciso, oltre a quello generico di massacrarti, 
a intraprendere una dieta un po’ più umana e a lungo termine
o a riprendere letteralmente la vita in mano e quindi andando a fare la manicure. 

non è che puoi sentirti di nuovo bene da sola e bastarti tutti i giorni, 
svegliarti senza più quel senso di angoscia-abbandono-vomito che ti fa iniziare la giornata di merda
o vedere un ragazzo in giro e pensare che è carino senza fare paragoni tanto idioti quanto pericolosi. 

non è che puoi guardarti allo specchio senza odiarti almeno un po’ perché ti dai la colpa persino di scelte che non hai fatto tu,
avere voglia di uscire e fare una vita quasi mondana senza incupirti solo per un ricordo
o staccarti definitivamente da quello che sei stata. 

insomma, dimenticarsi delle montagne russe per tornare a camminare richiede parecchio tempo. 

ecco perché 100 giorni non sono sufficienti. lo sono, però, 113. 

sono tornata, ecco. 
con un profumo nuovo. 

venerdì 12 settembre 2014

heart training

il cuore è un muscolo e come tale va allenato. 

lo allena l’enorme spavento che ci viene quando non aspettiamo nessuno e suonano alla porta, 
una telefonata interrompe il nostro sogno e temiamo il peggio 
e un BUH fattoci da qualcuno per farci passare il singhiozzo. 

lo allena il ricordo di una persona che abbiamo perso troppo presto, 
il senso di colpa che ci soffoca quando sappiamo perfettamente di aver fatto una cazzata
e la commozione quando guardiamo un film che non fa piangere. 

lo allena l’emozione di un primo appuntamento, 
il piacere immenso di passare del tempo le persone che amiamo o che semplicemente ci capiscono
e il caldo di un abbraccio di qualcuno che vediamo poco ma a cui pensiamo stesso. 

lo allena un cazziatone sul lavoro che siamo convinti di non meritarci, 
il dolore di qualcuno a cui vogliamo molto bene
e una litigata feroce di quelle che ci svuotano ed esauriscono. 

lo allena l’inizio di un amore, 
l’eccitazione di vedere un concerto che aspettavamo da molto tempo
e la felicità di entrare in quel vecchio paio di jeans.

lo allena uno zio che non si comporta come dovrebbe, 
l’idea di aver fatto soffrire qualcuno 
e un amore che finisce. 

è per questo che io lo alleno: 
per prepararlo all'allenamento della vita.