lunedì 30 gennaio 2017

Bye Bye Bozen

me ne vado. 

me ne vado per cambiare, per la mia vita, per una nuova possibilità e per seguire il destino. 

me ne vado con la paura di sbagliare, con il timore di inciampare, con l'ansia di un futuro da costruire e una nuova città da abitare. 

me ne vado per non dimenticare di voltarmi indietro, di respirare l'abbraccio stretto di chi lascio qui, di ricordare 5 anni di vita intensa e per scordare tutto quello che ho imparato. 

me ne vado con un sorriso, con un nuovo capitolo da scrivere, con un libro che sta prendendo vita e con tanti, tanti amici in più. 

me ne vado per portare via le persone che ho incontrato, gli ostacoli che ho superato, la tenerezza che ho vissuto e i dispiaceri che ho affrontato. 

me ne vado con la valigia piena di vestiti che ho acquistato, di stivali che ho bramato, di foto che ho scattato e di me, la persona che sono diventata. 

me ne vado per rimpiangere il tempo assieme al nonno più figo su questa terra, a San Candido e alla montagna, uno dei miei amori più grandi.

me ne vado con il mio orgoglio, con la mia autocritica, con il mio timore e con la mia passione. 

me ne vado in silenzio, senza sbattere la porta, con tanto dispiacere e lacrime pronte a sgorgare. 

me ne vado da sola, che per ora vado ancora abbastanza d'accordo con me. 

me ne vado con gli occhiali scuri, 
sappiamo tutti che mi serviranno.



sabato 28 gennaio 2017

I 5 sensi di #CARE_s + 1

il profumo della Ciasa della Cultura, 
che sarà che ci sono stata barricata ore e ore nel 2016, lo trovo sempre inconfondibile, 
quello dei pasti che non ho mangiato ma che comunque ho apprezzato, 
che mi sono ripetuta più di una volta di essere un po' stronza a non scendere mezz'ora almeno per un cin cin, 
e quello delle persone che ho conosciuto, 
che il profumo, soprattutto se piace, è il miglior modo per distinguere qualcuno. 

la vista delle montagne, 
che non saranno proprio le mie cime pusteresi ma sempre di Dolomiti si tratta, 
quella dedicata a scambi di sguardi intensi, 
a chi conosci già e sai che ti mancherà, a chi stai per conoscere in una sala fumatori, a chi stai per salutare definitivamente, che forse è meglio non guardare, 
quella sempre rivolta in sù al rientro in albergo, 
che stelle che brillano che di più non si può è raro trovarne. soprattutto -15°.

il tatto attraverso il viso, 
nel senso che sentire il cuscino dove mi coricavo è sempre stato il momento migliore - o quasi - delle mie giornate, 
quello dell'abbraccio finale con la mia socia-collega-amica, 
che ogni anno si fa più stretto e lungo e liberatorio (e mi mancherà, diavolo se mi mancherà), 
quello delle strette di mano, 
di qualsiasi occasione si sia trattata, che dalle strette di mano si sa: si capiscono molte cose.  

il rumore delle voci degli altri, 
che a volte era dolce, altre furioso, altre ancora non importava trovare un aggettivo per descriverlo, 
quello delle cucine nelle quali ho fatto incursione, 
che trasudava passione, preoccupazione e vita, 
quello del telefono a cui ho sempre risposto, 
con un sorriso silenzioso che veniva spesso percepito. 

il sapore di cose nuove, 
che non parlo solo di pietanze, ma anche di persone, 
quello di cose buone allungatemi per permettermi di sopravvivere, 
che si sia trattato di strabiliante riso al pomodoro o gin tonic o una sigaretta girata velocemente poco importa, 
quello delle mie lacrime salate, 
che per riuscire a farmi piangere di rabbia ce ne vuole, ma c'è chi ci si è dedicato. 

il senso di concludere un'esperienza impegnandomi e dedicandomi come se fosse ancora mia, la consapevolezza di aver fatto la scelta giusta ad andar via. 


venerdì 13 gennaio 2017

devo trovare un uomo (liberamente tratto da conversazioni con kevin molfetta)

"no, devi trovarne due. 
uno a cui far patire l'astinenza umana e sessuale di questi anni; 
uno a cui dare il tuo cuore per un periodo di tempo ragionevole da sperare sia per sempre". 

di certo so che non devo trovare un amico, 
quello vero già ce l'ho. 



martedì 10 gennaio 2017

la virtù delle delusioni

io credo nelle delusioni. 

nel loro potere di abbatterci e di toglierci temporaneamente un pezzo di noi stessi per restituircelo dopo un periodo più o meno lungo passato a superarle, 
nella confusione che creano con il loro ingresso nella nostra vita, sia quando sono in qualche modo prevedibili, sia quando si tratta di veri e propri  fulmini a ciel sereno, 
nella reazione che, cambiando di volta in volta a seconda del caso, ci fa sentire persone diverse. 

nella sensazione di vuoto più o meno feroce a ogni loro apparizione, 
nella serie illimitata di "ma vaffanculo!" che ne consegue e ci fa perdere l'equilibrio mentale anche se solo per un giorno, 
nelle smanie che ci fanno venire a seconda del caso, si tratti di correre, uscire di casa ogni qual volta se ne ha occasione o buttarci tra braccia che rappresentano un porto sicuro solo per sentirci confortati. 

nel pregevole quantitativo di frasi immaginarie che ci ripetiamo caparbiamente nella mente, così variabile da renderci schizofrenici, 
nei pensieri che generano che se ne stanno lì, appesi in un mondo immaginario che ogni tanto tornerà a farci visita per ricordarci che, sì, anche quella volta l'abbiamo preso in quel posto ma poi ci siamo salvati, 
nei sogni che spezzano proprio in quel punto preciso che non prevede alcuna possibilità di rattoppo, preparandoci così al prossimo desiderio. 

nella sensazione di essere stati raggirati da qualcuno, da qualcosa o semplicemente dal tempo, 
nella violenza dell'impressione di essere travolti da un'onda di merda dalla quale riemergeremo con estrema difficoltà, 
nella facilità con la quale si presentano regolarmente nelle nostre vite, persino per i motivi più futili. 

le delusioni sono democratiche, possono nascere per centinaia di migliaia di motivi: 
per un messaggio mai letto, una promessa non mantenuta, un regalo sbagliato; 
per un amico perduto, un amore finito, un'interpretazione non riuscita; 
per una risposta evasiva, una bugia scoperta per caso, un vino cattivo; 
per un "ti amo" fasullo, un appuntamento mai vissuto, un compleanno dimenticato; 
per un'incomprensione inaspettata, un'assenza che pesa, una finale persa ai rigori; 
per un litigio con un genitore, una parola esagerata, un cazziatone del capo. 

io credo nelle delusioni perché se è vero, come dice il mio amico, che partono da un errore - nutrire aspettative nei confronti di qualcuno o qualcosa - è anche vero che significano che evidentemente crediamo ancora nel bene di quel qualcuno o quel qualcosa. 

io credo nelle delusioni perché ogni volta che le superiamo siamo pronti a illuderci. 
ancora. 

venerdì 6 gennaio 2017

cartoline da Genova

l'alba, che ho voluto vedere a tutti i costi, seppure dalla parte sbagliata, 
l'orrore di ogni strillo di bambini rompicoglioni, che poi oh, quelli dei miei amici mica lo sono, la cena con le ragazze, gli incontri casuali che si trasformano in serate memorabili, i pensieri per gli altri e la mia roba, letteralmente sparsa ovunque. 

nuove amicizie, vecchie conoscenze, il piacere sincero di vedere persone che ha fatto parte della mia infanzia-adolescenza-vita, Boccadasse e i km percorsi per arrivarci a piedi, il monumento di Quarto il primo di gennaio, la gente cretina che si tiene addosso la cuffietta che viene loro consegnata per la visita nel Nazario Sauro e aver incontrato ben due vicini di casa di Bolzano. 

ogni volta che ho preso la macchina per andare da qualche parte, l'aperitivo con Nucs e aver frequentato le persone di Tod al posto suo facendone le veci, il vento che cambia il tempo ma non il mio umore, una fine di anno sorprendentemente positiva anche perché condivisa con una vera Amica e le telefonate del nonno Franco, il vivente paragone maschile che non mi permetterà mai di trovare un uomo decente. 

il saluto da lontano delle persone che vedevo tutti i giorni, l'abbraccio caldo della mia Giulia e le sue parole rassicuranti, la ruota panoramica in solitaria, l'Ikea e la Maison du Monde con Carolina, gli zii, la telefonata puntuale dello ziastro Tonino e il relativo augurio mentale al papà. 

una Vittoria ancora da scoprire ma già fantastica così, Fili e le sue canzoni in spagnolo, io che inizio l'anno certa che sia un po' più buono con me, grandi progetti di crescita e acquisti di libri che mi insegnino a risparmiare, tutta la musica che mi ha accompagnato durante le passeggiate e mi ha fatto sentire bene da sola, le lacrime liberatorie che ho versato con violenza e che mi hanno lasciato il sorriso in bocca. 

la maleducazione di questi bambini del cazzo che mi ronzano attorno mentre scrivo e che confermano la mia non fretta nell'averne uno mio, l'aperitivo con i due Tomaso e il piacere di abbracci che odorano di anni felici, la lettura di ogni singolo oroscopo che prendetemi pure per il culo ma io ne ho bisogno, la còccina genovese che ho ripreso in maniera estrema (e ci è voluto poco) e tutte le volte che ho pensato "dio, se mai un giorno sarò parte di una coppia, fa che non sia una cagacazzi del genere ".

una serata che si è trasformata in una collezione di foto da Una notte da leoni, gli anelli che mi sono regalata e il braccialetto che dice solo cose positive, i tramonti colorati dietro gli alberi delle barche, lo stupore di vedersi truccata come cristo comanda e una notte di Natale davvero sorprendente, di quelle notti che vorresti non finissero mai, anche solo per le parole e la musica e le confessioni e le carezze. e i baci. 

io, che sono nella mia città, felice.