mercoledì 22 agosto 2012

Vale la pena vivere, anche solo per un attimo


Quando verifico che il caffé stia venendo su e, mentre apro la caffettiera per un momento attenta a non scottarmi, annuso l'aroma.  

Un complimento fatto da una persona del mio stesso sesso. 

Quando controllo che il testo di quella canzone in inglese che mi piace tanto sia esattamente come avevo intuito.  

Quando faccio una sorpresa che riesce. 

Il rumore che fa la pasta quando la mescolo all'olio.

C'é quel momento, all'inizio di una storia d'amore, che vorresti dichiararti ma non riesci perché hai paura di esagerare. Ecco, quel momento, secondo me, racchiude tutto l'amore c'é.

Quando ascolto la formazione in campo e scopro, ancora, di riuscire ad anticipare lo speaker.  

Quando tolgo gli scarponi dopo aver sciato.  

Avere un'idea solo mia.  

Sognare, immaginare, progettare un futuro insieme a un'altra persona senza che lei necessariamente lo sappia.  

Quando qualcuno passa la mano tra i miei capelli e il mio orecchio, e io sento quel preciso rumore di carezza.  

Quando metto la quinta in autostrada.

Quando la voglia di qualcuno è talmente forte da far male.  

Quando sto per addormentarmi e c'è quel momento che mi sembra di cadere e faccio uno scatto.  

Il messaggio che arriva per caso, magari di notte, e mentre lo leggo mi vengono le farfalle nello stomaco.   

Ogni volta che qualcuno si preoccupa per me.  

Quando riesco a stappare una bottiglia o ad aprire un vasetto di marmellata senza chiedere aiuto.  

Quando cerco con la mano la presenza di chi sogna vicino a me e la trovo.  

Le rare volte che i piedi di qualcuno non mi fanno schifo.  

Quando faccio ridere, anche se preferisco quando faccio sorridere.  

Quando esco con l'idea di bere solo un bicchiere di vino e mi ritrovo a fare le tre senza sapere come. 

Quando mi sento fortunata di essere come sono. E quando mi viene detto di non cambiare mai.

Quando trovo nella cassetta della posta una cartolina, un invito a un evento oppure una lettera dall'estero.  

Quando penso che il mio modo di essere e di vivere sia realmente apprezzato. Che poi anche se non lo é chi se ne frega.

Quando esco di casa per un caffé e torno con due paia di scarpe. 

Quando mi soprendo, o mi faccio sorprendere.

Quando le parole finiscono e ci si può solo guardare.

Quando parlo di calcio con un uomo e capisco di saperne di più. 

Quando faccio la valigia, anche solo per andare via una notte.

Quando indosso un vesito nuovo il giorno stesso che l'ho comprato. 

Quando faccio assaggiare a qualcuno qualcosa che non ha mai mangiato. 

Quando in radio passano proprio quella canzone che non pensavo volessi ascoltare così tanto in quel momento.  

Quando posso svegliarmi senza guardare l'ora.

Quando mi sento così Lanzoni. e quando mi dicono che assomiglio al mio papà. 

Quando faccio colazione con calma, e quando prendo l'aperitivo di fretta.

Quando faccio un regalo alla mamma. 

Quando faccio serata con i miei fratelli. 

Tutte le volte che ascolto Moonriver. 

giovedì 16 agosto 2012

Ogni viaggio con le amiche merita una testimonianza


non é tanto l'ebbrezza di partire. 
é partire con loro che fa la differenza, perché già sai che le risate saranno assordanti, gli sguardi sapranno parlare più di mille parole e la certezza che qualsiasi cosa accada noi saremo sempre insieme si capisce dal primo all'ultimo ciao. 

e quindi...

quindi parliamo del bicchiere di vino bevuto prima di partire, 
perché la modalità vacanza ON si capisce dall'aeroporto e dai vestiti. 

parliamo dell'ansia terrorizzante di quando ryanair pesa la valigia, 
perché, credetemi, ogni volta é come se dovessi passare l'esame di maturità. 

parliamo della felicità che scorgi negli occhi dell'amica che si sposa e nel fatto che anche quel giorno saremo insieme, ora come allora, a condivivdere certe emozioni. 
parliamo delle frasi mitiche, rantolate in situazioni normali o incredibili, 
che andranno a comporre l'ennesimo taccuino di cazzate. 

parliamo della regola nr. 1 e cioé che se porti i preservativi in vacanza avrai la certezza assoluta di non doverli usare, 
perché tanto vuoi stare solo con le tue amiche. 

parliamo anche di Ibiza, del mare, del sole, di tutto quello che un gruppo come il nostro é in grado di fare quando é insieme. 

parliamo di quando vengono a prenderti in aeroporto ed é lì che vedi la differenza tra chi é fidanzato che chi no...ma come diciamo noi, solo numeri 1, quindi le singles restano fiduciose. 

parliamo, se abbiamo voglia, della complicità che ci rende così speciali agli occhi degli altri e così normali quando siamo noi. 

parliamo del fatto che la prossima volta che ci vedremo saremo lì, 
a vedere un'altra di noi camminare sicura (più o meno) verso il giorno più importante della sua vita. 

ho cambiato idea, 
non parliamo di niente. tanto, amiche mie, tra noi le parole non servono. 

ci basta guardarci negli occhi ed é questo che rende la nostra amicizia qualcosa di molto simile all'amore. 

mancate. 

giovedì 9 agosto 2012

Il peso della valigia


ho iniziato a fare la valigia e tra le varie liste di cose che non possono mancare ho deciso di portare Carolina, così non dimentico niente. 
ma Carolina non è mica solo un nome...

è un modo di sorridere, di camminare, è uno sguardo e una lacrima nascosta. 
è l'abbraccio della mamma se mi facevo male da piccola e la merenda con gli amici, 
è la prima volta che mi hanno sbattuto fuori dalla porta, la prima guida con la patente, 
lo zaino pesante di quando avevo versione di latino, una promessa non mantenuta e un desiderio avverato. 

è il goal della Sampdoria al derby, l'abbraccio di un'amica, la discussione con un collega, 
la litigata con mio fratello per il telecomando e il  primo biberon dato a mio fratello piccolo, 
l'insieme delle persone che ho incontrato e con cui mi sono scontrata, 
la prima sigaretta fumata senza aspirare e la prima sbronza, 
è il pesciolino finito nel water, la mia cavalla Dolly e l'indimenticabile Lefty,
è il primo bacio, quella volta che mi sono sentita davvero bella e quando invece ho faticato a specchiarmi. 

è l'odore dell'acqua di colonia di papà misto caffé e misto a sigaretta, 
la volta che mi sono innamorata e tutte le volte che ho creduto di esserlo, 
è aver sognato vicino a qualcun altro ed essere tornata a casa a orari impossibili, 
è il viaggio più bello, quello più significativo e quello che devo ancora fare,
è il libretto dell'università e quel fiore che mi sono comprata da sola. 

è la scelta di cambiare direzione lì, in un momento preciso della mia vita, 
è la voglia di una casa, uno sport e un uomo, ma non un uomo qualunque, proprio quello. 

é il sogno che non so ancora di volere, la parola che storpiavo da bambina, 
il bicchiere di vino quando ero sola, il suono di alcune parole ascoltate, 
il bouquet della sposa, che tanto lo so che la mia amica ha preso la mira, 
il sapore della frutta e il sale del mare sulle labbra. 

è la fedeltà a un quotidiano, a una trasmissione televisiva, a un settore dello stadio, 
è il mio duetto con Bryan Adams (sì che lo scrivo, cazzo...e quando ricapita?)
sono le parole degli altri che mi hanno fatto soffrire e i giudizi che ho dato, 
è il cuore tornato a battere dopo essere stato spezzato e la volta che a spezzare quello degli altri sono stata io. 

è qualche bugia o mezza verità, una paura affrontata e un incubo ricorrente, 
è la musica che mi piace, il film di cui non posso fare a meno e il rito di iniziare un libro scrivendo luogo e data, 
è il modo di fare colazione e la mia grande capacità di cucinare,
è la mia timidezza che però riesce sempre a farmi conoscere chiunque, e la cosa non smette mai di stupirmi,
è come sono quando mi addormento e come mi ritrovo quando mi sveglio. 

Insomma Ryanair, mi sembra piuttosto chiaro che non posso stare sotto 15 kg. 
e la colpa non è certo delle scarpe. 

mercoledì 8 agosto 2012

levatemi tutto ma non...

la rovesciata di piola, thelma e louise, il narcotrafficante colombiano nei film americani, il divieto assoluto di ascoltare un cd di enzo ghinazzi in arte pupo, la prima volta che vai a votare, il dialogo "cos'hai fatto in tutti questi anni?" "sono andato a letto presto", la voce di ferruccio amendola che quando scopri che non è quella di robert de niro sei un po' triste. 

il cliché delle fragole con lo champagne o con la panna, che poi dicono del prezzemolo ma anche le fragole sono sempre in mezzo, i libri di oriana fallaci, le massime di oscar wilde e le poesie di d'annunzio, il rullo dei tamburi nelle bande di paese, alcuni pezzi geniali di canzoni insospettabili, la spontanea standing ovation dopo un'opera lirica, l'odore della pelle di chi ami, l'idea di poter spaccare una vetrina con una mazza da baseball.  

sfregare i polpastrelli con quelli di un'altra mano, un ace a tennis e un par a golf, il giorno del tuo compleanno, una sorpresa, una cena con un amico, la crema rosa johnson & johnson perché sa di bambino, l'attacco della batteria in una canzone la cui prima strofa è acustica, 
ricordarsi una nozione di altissimo livello tra lo stupore generale, il tuo per primo, parlare con i compagni di scuola delle malefatte passate e riderne ancora di gusto.  

i concerti dal vivo, quando chi canta e chi suona sembra sempre bello e poi nella vita reale risulta essere un vero cesso, un complimento inaspettato oppure talmente aspettato da diventare irreale, il primo bacio di una persona nuova, l'odore di lavanda, comporre il numero di telefono di casa dall'estero, leggere i ringraziamenti dell'autore di un libro e fantasticare per un attimo sulla sua vita privata e non sul suo saper raccontare, claudia mori e alberto lupo che cantano "ciao sono io, amore mio".

pizza e birra, beatles e rolling stones, grande grande grande di Mina, la sigla di baywatch e l'oroscopo della gazzetta dello sport, la canzone che quando sei giù ti tira su per forza, soprattutto se cammini, e quella che se hai bisogno di piangere ti lascia sfogare. 

scoppiare a ridere insieme dopo esservi guardati negli occhi, tornare a casa e togliersi le scarpe con il tacco, la jacuzzi, il letto appena fatto con le coperte rimboccate, il rumore di carezza quando qualcuno ti passa la mano tra l'orecchio e i capelli, il suono del tappo quando apri una bottiglia,  il caffè d'orzo in tazza grande.  

sapere tutto sulla guerra fredda, le versioni di latino di cicerone perché sul vocabolario si trovavano frammenti interi assicurandoti almeno un 4.5, la merenda che la mamma metteva nella cartella alle elementari e il più delle volte restava lì una settimana, la focaccia di notte/mattina presto dopo essere andato a ballare, sentire il respiro regolare della persona con cui dormi ma non il battito del cuore se no sai che ansia, svegliarsi perché qualcuno ti tira su le coperte, la prima volta che mangi l'ostia e la sensazione dei capelli sott'acqua quando ti butti in mare.  

prendersi il lusso di passare un giorno intero tra letto e divano così, solo per staccare i pensieri, andare a San Candido se non c'è nessuno solo per respirare l'aria più fresca, togliersi gli scarponi da sci, trovare una moneta tra i cuscini del divano, farsi la doccia dopo essere stata in palestra, tutte le volte che vedi un nonno. 

un aperitivo con le amiche e una cena con la mamma, stendere banconote lasciate erroneamente nei pantaloni, i matrimoni degli altri, la delicatezza di chi non ti flagella chiedendoti ancora se sei fidanzata, una cartolina da chi è fuori, una bevuta con i colleghi dopo una giornata pesante, passare davanti alla casa di quando eri piccolo, i numeri di telefono fissi che ancora ricordi. 

la Sampdoria, le lacrime versate dopo le sconfitte e quelle trattenute a stento per le grandi vittorie, i suoi colori, l'odore degli stadi che hai visto per lei e con lei, tutti i significati che sono dietro a questo grande amore. 

dormire quando hai la febbre, trovare le primule dal fioraio ché forse 'sta primavera arriva davvero, guardare negli occhi la persona che ti piace talmente da vicino da avvertire le vertigini, correre, un messaggio che non ti aspetti, una lettera o un biglietto scritto a mano, le canzoni d'amore scritte da un uomo.

tutte le volte che sento parlare del mio papà. 

mercoledì 1 agosto 2012

C'é tempo per lasciare e tempo per trovare


lascio l'irritante rumore della mamma che svuota la lavastoviglie di mattina, 
le foto che ho sopra il letto a una piazza e mezza, che sembra essere il vero confine tra figlia e donna, 
la quindicina di di cuscini che ogni santa sera sbattevo giù dal letto per dormire, 
ma a volte li tenevo e non ci stavo, 
lascio passare dal bar a salutare tutti, la maledetta stazione di Principe e i pessimi treni Voltri-Nervi, 
andare dai pescatori a prendermi qualche complimento o qualche acciuga quando ero giù. 

lascio il profumo della casa della nonna, gli aperitivi con lo zio, il bicchiere di vino con la mamma tutte le sere, 
lo stadio Luigi Ferraris, l'emozione di stare nella Sud, i colori delle strade prima dei derby e tutti i pre-partita dai cinesi. 

lascio il mare, il sale sulla macchina nelle giornate ventilate, le reti che i pescatori, pazienti e tostati dal Sole, aggiustano prima di partire, 
il rumore degli alberi delle barche sotto casa, l'urlo di quei cazzo di gabbiani che mi svegliava la mattina alle 6, il casino dei ragazzini del Nautico quando facevo ginnastica sul terrazzo 
e tutte le volte che, passeggiando per la Darsena, mi fermavo a chiacchierare perché conosco tutti. 

lascio Margherita, che mi ha fornito di sigarette e accendini per anni 
e Grazia e Arriedo, che tra una chiacchierata e l'altra mi hanno sempre dato la verdura migliore, 
lascio Mario e il suo formaggio inarrivabile, il pescivendolo che mi chiama ancora bambina 
e le discussioni di politica internazionale alle 4 del mattino con Luca davanti alla sue edicola. 

lascio le amiche, e questo sì che è duro. 
lascio vederle, sentirle, guardarle negli occhi per capire come stanno davvero. 
lascio i ragazzi del porto, le bevute e le grigliate, 
lascio gli ex e quelli che mi hanno lasciato qualcosa. 

lascio passare dalla passerella e incontrare Giulia, sempre pronta a dirmi la cosa giusta, sempre pronta ad abbracciarmi e farmi emozionare. 

lascio Via Prè, via del Campo, via Roma e via XX Settembre, 
lascio il Monumento e Nervi, Camogli e il mare di Sori, 
lascio la mia Darsena e il Cembalo, i turisti del Porto Antico, che un po' odio, 
lascio i vicoli del centro storico più grande d'Europa, le luci del Muma, Sottoripa
e Piazza dell'Amor Perfetto, che poi uno ci andava solo per il nome, mica per il kebab.

so quello che lascio. 

ho tempo almeno fino al 31.12.2013 per trovare qualcosa.
 questa scadenza, dopotutto, non suona così male.