mercoledì 27 febbraio 2013

i lividi hanno i colori dell'arcobaleno. o quasi

c'è chi porta gli occhiali,
chi non finisce la giornata senza almeno una birra,
chi asciuga i piatti subito dopo averli lavati
e chi cade.

ecco, io cado. 

capisco non sia una bella abitudine, ma non ci posso fare niente...
del resto non si può scegliere proprio tutto. 

sono caduta quando mi sono buttata giù dal letto per ben due notti di fila,
quando ho accompagnato papà sul campo da golf e di me sono rimaste due bottiglie d'acqua che rotolavano dalla collina,
quando per seguire il ragazzino che mi piaceva facevo le scale di corsa e mi sdraiavo al suo cospetto.

sono caduta dallo scivolo per colpa di un'indole surfista, e il rumore della mia testa sul cemento lo ricordo ancora,
da cavallo, provocandomi frattura e umiliazione,
sugli sci, rischiando di deturpare il mio viso per sempre.

sono caduta dopo un gol segnato in un derby, 
quando pogavo all'Underground, 
quando il mio amico mi ha fatto cadere mentre andavo con i rollerblade. 


sono caduta andando a sbattere contro un cartello pubblicitario con il motorino,
scivolando sul legno sbagliato quando andavo a correre,
inciampando per strada mentre mi specchiavo in una vetrina.


poi sono caduta ancora. 

sono caduta quando non mi sentivo all'altezza,
quando prendevo 3 di matematica,
quando nascondevo la vergognosa pagella alla mamma.

sono caduta quando ho cambiato città e scuola,
quando ho dovuto affrontare un dolore,
quando la paura condizionava la mia vita.

sono caduta per colpa di un uomo,
una promessa mai mantenuta
e un sogno chiuso nel cassetto di un mobile buttato via in un trasloco.

forse essere caduta così spesso mi ha insegnato a rialzarmi sempre con un sorriso. 

che poi tanto il cuore non si rompe mai
ché se no avrebbero già inventato un gesso pure per lui, 
e i lividi dopo un po' passano, 
perdendo i loro colori strani e diventando solo il ricordo di una botta passata. 

venerdì 22 febbraio 2013

mio nonno non é un nonno. mio nonno é un figo

mio nonno é un figo perché quando ero piccola si faceva chiamare Franco e non nonno
perché sosteneva di essere ancora giovane, 
ma io mica lo sapevo. 


é un figo perché ogni volta che é venuto a Genova ci ha sempre fatto prendere l'aperitivo a mezzogiorno, anche quando io non sapevo neppure cosa fosse un aperitivo, 
perché quando la Samp ha vinto lo scudetto ha preso Lucia Bibi e me, 
e ci ha portato in macchina a Sampierdarena a vedere come festeggiava la nostra gente. 

é un figo perché mi ha insegnato a sciare a forza di "stai giù con le gambe e tieni le braccia ferme", 
di panini con la cioccolata e scaloppine al limone, che come le fa lui nessuno mai, 
di "scia ai lati delle piste e non in mezzo"
e "non sederti che se no ti bagni il culo". 

é un figo perché quando nel tragitto tra Brunico e San Candido la sua 127 rossa si fermava ci faceva cantare "o' surdato nnamurato" per farla ripartire, 
perché ci portava a fare colazione da sua mamma, che era la nonna bis più spettacolare del mondo, 
e ci svegliava presto perché le piste erano molto più belle quando non sciava nessuno. 

é un figo perché quando eravamo in Sardegna con lui andavamo in spiaggia in 3 sul ciao, 
perché ci lasciava uscire la sera fino alle 23 e per chiamarci faceva un fischio, 
perché ci obbligava a fare il riposino pomeridiano anche se non avevamo voglia, 
e ci ha insegnato la Lambada e Fotoromanza. 

é un figo perché ci portava a ballare a Budoni, ed eravamo davvero piccoli, 
perché ci faceva collaborare nelle faccende domestiche quando arrivava Lucia 
e ci lavava per strada con la canna dell'acqua per levarci la sabbia di dosso. 

é un figo perché quando siamo scappati per l'incendio ci ha portato a mangiare la pizza a Sa Pedra Niedda, 
perché ci preparava il pane carasau con l'olio, il sale e il rosmarino, 
e perché quando ha beccato un ladro entrare dalla finestra del suo bagno gli ha mollato un pugno in faccia. 

é un figo perché quando i miei si sono separati ci ha comunque tenuto d'occhio da lontano, 
nel periodo in cui io e Ste cioccavamo ci chiamava facendoci ragionare, 
e se doveva farmi un regalo mi regalava un completo intimo. 

é un figo perché nei momenti difficili mi ha sempre detto "ma guarda che tu sei forte", 
e l'ha sempre fatto con una tale convinzione da farmi andare avanti, 
con la testa dura che forse un po' ho preso da lui. 

é un figo perché quando mi sono laureata mi ha regalato una macchina, 
me l'ha fatta scegliere e quando l'ho ringraziato lui mi ha detto
"non c'é bisogno, é come se tu fossi mia figlia". 

é un figo perché si é sempre preso cura a distanza della mamma, dei miei fratelli e di me, 
dimostrando tutto il suo orgoglio e il bene che ci vuole, 
perché ha appoggiato e spinto ogni nostra scelta, 
e perché ci ha regalato la casa di San Candido. 

é un figo perché quando mi sono trasferita a Bolzano mi ha dato un posto in cui stare, 
mi ha viziato ancora un po' di più insieme a Lucia, 
e  mi ha portata a Vicenza per regalarmi il vestito per il matrimonio della mia amica, 
ma già che c'era anche quello per la vacanza di Ibiza. 
e, credetemi, ha più buon gusto di tutti i miei ex messi insieme. 

é un figo perché una mattina alle 7 mi ha chiamato e mi ha detto "se vai a sciare portati uno zainetto per le scarpe che se no gli scarponi ti fanno male", 
perché ogni volta che vedo un film con Paul Newman mi stupisco che non sia lui, 
perché quando sono arrivata da Genova é riuscito a litigare con Lucia sulla strada che dovevo fare, 
e perché si veste da figo.

mio nonno, oltre a essere nonno, é anche un po' papà e un po' amico, 
e senza di lui, e l'infinita pazienza di Lucia nel sopportarlo, di certo aver cambiato città sarebbe stato molto più difficile. 

insomma, i miei nonni sono dei fighi veri, 
ed é per questo che a volte mi sento un po' figa anche io. 

martedì 19 febbraio 2013

é sempre colpa dello Spritz

dare la colpa é normale per chi, come me, 
é persona tendente all'orribilità. 

visto che però sono stata segnata per sempre dalla nota di biasimo fatta prendere a Federico in quarta elementare, ho imparato a dare la colpa alle cose. 

colpa dello spigolo della porta che è sempre stato lì, 
se camminando con i piedi scalzi ci ho sbattutto contro rischiando di perdere il mignolo, 
del freno anteriore del motorino, 
se schiacciandolo al posto di quello posteriore sono caduta rovinandomi la faccia e spaccandomi i denti sull'asfalto, 
della neve che copriva tutti i prati, 
se non riuscivo a tenere la mia Dolly che correva eccitata e felice, sgroppando di tanto in tanto per farmi cadere.  

colpa della traversa regolamentare della porta di un campo da calcio, 
se la palla lanciata da un tiro impreciso rimbalza con violenza facendo fare quegli "uuuh" seguiti da mani-nei-capelli di 20.000 persone (i veri flash mob, quelli spontanei e riusciti, sono solo nelle curve degli stadi), 
della mia macchina impazzita, 
se il pneumatico non controllato é scoppiato in autostrada facendomi rischiare la vita, 
del proverbiale periodo infestato dalla sfiga, 
se a un esame mi chiedevano proprio il capitolo che avevo saltato. 

colpa del frigo troppo piccolo, 
se sbattendo la porta  il latte si è rovesciato invadendo tutti gli altri comparti, 
degli scarponi fatti male,
se ogni volta che ci entro impiego mezz'ora, 
della bottiglia di Franciacorta sbattuta inavvertitamente, 
se aprendola senza tenere la mano sopra il tappo ho rischiato di perdere un occhio. 

colpa dei peperoni,  
se non levando loro la pelle per pigrizia, li ho mangiati la sera cercando di digerirli all night long, 
della carta dello stracchino,
se ogni volta che la apro con violenza e approssimazione mi sporco fino al gomito, 
dei pesci che odio, e dai quali sono terrorizzata, 
se ogni volta che non li pulisco con attenzione ceno in compagnia di attacchi di panico. 

colpa della canzone che porta male, 
se prendendo uno stop a tutta velocità sono andata a sbattere contro la grata dietro casa, 
delle pastiglie troppo grandi, 
se tutte le volte che devo guarire da qualcosa ho il terrore di soffocare,
dell'insopportabile umidità di qualsiasi estate di qualsiasi città, 
se con ostinazione e testa-di-cazzismo mi faccio la piega e dopo mezz'ora sembro caparezza. 

e il messaggio mandato al mio ex?
colpa di quel giro in più di Spritz, naturalmente. 

venerdì 15 febbraio 2013

la mia vicina di casa

la mia vicina di casa ha il passo veloce e sicuro di chi non perde tempo, 
la voce energica e rassicurante di chi nella vita ha detto moltissime parole,
e gli occhi vivaci e dolci di chi ha camminato molte strade prima di arrivare dov'é. 

la mia vicina di casa é una bella signora, 
ha rughe profonde che la rendono interessante e capelli così bianchi che sembrano pezzi di nuvola, 
ha un terrazzo molto colorato e ricco di piante, che cura con amore e dedizione quasi fossero persone, 
e una casa che ogni volta che ci entri respiri un po' di magia. 

la mia vicina di casa ha risposto a molte mie domande, soprattutto a quelle che non le ho mai fatto, 
ha stretto la mia mano mentre mi svelava qualche scomoda verità, 
ha abbracciato il mio sguardo se per caso la incontravo al mercato a comprare il cavolo romano. 

la mia vicina di casa sa tutti i miei numeri ed è per questo che mi conosce così bene e sa quali parole scegliere per dirmi le cose, 
ha indicato una strada precisa quando ero a un bivio, 
e mi ha chiesto di raccontarle di me quando neppure io capivo di avere voglia di parlare. 

la mia vicina di casa mi ha sempre trovata quando avevo bisogno di lei, 
mi ha dato fiducia e speranza ogni volta che l'ho persa, 
e mi ha sorriso quando ero arrabbiata o triste.

la mia vicina di casa mi ha fatto credere di nuovo nell'amore, 
anche quando l'amore mi stava distruggendo, 
mi ha spiegato molte cose di me che non conoscevo, 
e mi ha migliorata davvero, sia fisicamente che interiormente. 

la mia vicina di casa ha avuto una vita incredibile, 
e ogni volta che mi ha raccontato il suo percorso, 
ogni volta che mi ha fatto vedere le sue foto, 
ogni volta che mi ha detto chi conosce, 
mi ha fatto sentire un po' speciale. 

la mia vicina di casa é vicina anche ora, 

che la mia casa é a 400 km da lei. 

martedì 12 febbraio 2013

perché Sanremo è un po' me

1983 - l'italiano.
perché ogni volta che l'ho sentita, volente o nolente, l'ho cantata con entusiasmo. 

1984 - non voglio mica la Luna.
perché non c'è stata serata in discoteca che iniziasse senza cantarla in macchina con le mie amiche

1985 - donne.
perché sono cresciuta a pane e Zucchero. e perché ogni suo concerto ha segnato una svolta per me

1986 - il clarinetto.
perché al ritorno dal mare di Sori, nell'Espace, si ascoltava solo Arbore

1987 - io amo.
perché quando allo stadio parte questo coro, mi sento sempre parte di una grande avventura

1988 - andamento lento.
perché l'ho ballata, l'ho cantata e ho fatto finta di suonarla

1989 - vasco.
perché io, il Jova, l'ho conosciuto così

1990 - vattene amore.
perché du du du da da da

1991 - spunta la luna dal monte.
per tutta quella parte in sardo che non capivo

1992 - non amarmi.
perché la mia compagna di classe la cantava facendo Baldi e io facevo la Alotta

1993 - la solitudine.
perché da piccola il mio momento Pausini è stato sopportato da tutta la famiglia, 
nonostante abbia rovinato ogni sua canzone con la mia voce

1994 - signor tenente.
perché da piccola mi ricordavo solo il minchia e da grande mi è piaciuta davvero

1995 - finalmente tu.
perché ero pazza di fiorello e pazza degli 883. 
e perché tempo dopo l'ho dedicata a un amore con estrema convinzione

1996 - non scherzare dai.
perché anche se non ha avuto successo, anche se non la conosce nessuno, mi ha sempre messo di buonumore

1997 - e dimmi che non vuoi morire.
perché ogni volta che qualcuno la cantava al piano bar papà mi chiamava e me la faceva sentire

1998 - amore lontanissimo.
perché era il sanremo del mio primo amore e a lui antonella è sempre piaciuta

1999 - come sei bella.
perché certe canzoni becere fanno crescere meglio

2000 - replay.
perché Bersani (Samuele) mi piaceva e mi piace molto, 
e perché questa canzone è colonna sonora di uno dei miei film preferiti

2001 - luce.
per le parole, ma anche per il video

2002 - il passo silenzioso della neve.
perché ogni volta che nevica la canticchio

2003 - tutto quello che un uomo.
perché è una delle più belle canzoni d'amore mai scritte
e perché mi ha sempre fatto sperare che qualcuno me la dedichi 

2004 - basterà.
perché ogni volta che la sento sono felice. 
e ogni volta che la canticchio mi chiedo perché

2005 - grido d'amore.
perché non piaceva a nessuna delle mie amiche, ma io l'ho sempre trovata meravigliosa

2006 - vorrei avere il becco.
perché de gustibus...

2007 - la paranza.
perché é stata l'unica canzone decente di quell'anno. e dire che silvestri mi sta pure un po' sulle palle

2008 - eppure mi hai cambiato la vita.
perché mi piace ancora, e perché l'ho dedicata idealmente a tutti i miei amori finiti. 
o a quelli neppure iniziati

2009 - come foglie.
perché penso di averla messa in tutti i miei cd di quell'anno

2010 - il mondo piange.
perché l'ho sentita, cantata, scaricata e fatta conoscere a chi non ne sapeva nulla

2011 - io confesso.
perché tutto il festival vale solo il "non credo nel peccato amore mio, perché non credo in dio".
non mi vergogno di dire che mi era pure rimasta impressa "bastardo": odio la tatangelo ma il suo soggetto assomigliava perdutamente al mio. 

2012 - nanì
perché é stata l'ultima apparizione di lucio. e il sanremo più importante della mia vita. 

venerdì 8 febbraio 2013

l'invidia e l'insonnia

io non sono invidiosa.
non che questo mi renda una persona migliore, 
ho talmente tanti difetti che, se dovessi elencarli, non starebbero in un  post, 
semplicemente non sono invidiosa. 

non invidio le eccitanti storie d'amore degli altri,
non sono contenta se qualcuno torna single così non sono l'unica a capotavola, 
all'università non invidiavo chi prendeva voti più alti me nonostante avesse studiato molto meno, 
e neppure chi trovava posto libero in aula magna mentre io dovevo sedermi per terra anche le rare volte in cui indossavo la gonna. 

se una mia amica é felice io lo sono di riflesso, 
se qualcuno a cui voglio bene é il Sole, faccio volentieri il suo satellite. 

non ho mai invidiato tutte quelle persone che hanno una dote particolare, 
né chi parla molte lingue con facilità, 
non spero di essere l'unica a stare bene, 
e neppure che gli altri ingrassino, 
a eccezione delle fidanzate degli ex, ma tanto non contano, 

non invidio chi ha fortuna, 
chi fa 6 al superenalotto o chi riceve un'improvvisa somma da un parente lontano, 
non invidio chi nella vita ha avuto tutto facile, 
né i tifosi di squadre che hanno vinto molto più della Sampdoria, 
e neppure chi ha la fortuna di nascere con un metabolismo pazzesco. 


con uno sforzo incredibile, un fondotinta eccezionale, e dieci minuti tutte le mattine,  
sono pure riuscita a non invidiare le donne che sono belle anche quando non si truccano. 

insomma, sono contenta per i successi degli altri, 
condivido con passione la gioia delle persone a cui voglio bene, 
e partecipo alle feste di conoscenti con sincero entusiasmo. 

ma ci sono due categorie che ogni tanto invidio con tutta me stessa: 
gli scemi, quelli che non ci arrivano perché non hanno voglia di farlo, 
e i tremendamente egoisti, quelli che che se ne fregano di tutto e di tutti. 

sono quasi certa non abbiano mai passato una notte insonne. 

lunedì 4 febbraio 2013

il pescatore che viene da lontano

per parecchio tempo ho incrociato lo sguardo del pescatore che viene da lontano senza mai accennare un saluto, 
ma non era distanza, era rispetto. 
poi un giorno, quando sono tornata dopo i miei mesi a Berlino, 
lui mi ha guardata e mi ha detto "ci sei mancata". 

il pescatore che viene da lontano aveva un accento strano,
che non mi ha mai permesso di capire se fosse straniero oppure no,
era sempre abbronzato, probabilmente per tutti quegli anni passati sotto il Sole cocente di chissà quali mari,
e indossava ogni giorno un grande sorriso che sembrava non vedesse l'ora di prendere luce.

il pescatore che viene da lontano non era ben vestito ma risultava sempre molto dignitoso,
anche se le magliette avevano qualche buco o erano macchiate.
sembrava quasi che ogni macchia dipingesse un ricordo lontano sfocato dal tempo.

il pescatore che viene da lontano mi salutava con la mano quando andavo a correre,
gridava Forza Doria quando andavo allo stadio,
mi accompagnava fino a sotto casa quando avevo voglia di chiacchierare un po',
e ogni tanto mi permetteva di offrirgli il caffè, 
macchiato e senza zucchero.

il pescatore che viene da lontano sapeva tutto di me anche se non gli dicevo niente,
chissà se dove è nato insegnano a leggere lo sguardo,
e quando la sera tornavo verso casa mi diceva se la mattina avevo avuto il passo svelto di chi è in ritardo,
o lento di chi non vuole ancora svegliarsi del tutto dai propri sogni.

il pescatore che viene da lontano mi regalava chili di acciughe appena pescate e poi voleva sapere come le cucinavo,
faceva avere gli scampi migliori del mondo alla mamma quando lei glieli chiedeva,
e una volta mi ha pure regalato i dolci della sua terra.

il pescatore che viene da lontano mi ha permesso di conoscere un sacco di altri pescatori,
facendomi sentire importante perché quando passavo dalla banchina tutti mi salutavano,
quando andavo al mercato volevano sapere come stavo, cosa compravo,
e se avevo voglia di bere un bianco con loro.

il pescatore che viene da lontano guardava tutto quello che succedeva dalla barca dove viveva,
si é offerto di spaccare la faccia al mio ex che mi aveva fatto soffrire,
mi ha augurato di trovare il grande amore della mia vita,
e mi ha fatto un sacco di complimenti che, veri o no, hanno sempre migliorato le mie giornate. 

quando sono partita per Bolzano il pescatore che viene da lontano mi ha abbracciato forte forte, 
mi ha detto che la darsena senza di me non sarebbe mai più stata la stessa, 
e nei suoi occhi ho visto un velo di lacrime che mi ha fatto commuovere. 

il pescatore che viene da lontano é tornato al suo paese, 
e io non lo ho neanche salutato, 
né abbracciato, né detto il solito "mi raccomando stia bene". 

sarà strano passare dalla banchina e non vedere più il pescatore che viene da lontano, 
la sua pelle bruciata dal sole, 
la fedele sigaretta sempre in bocca, perché "ho già smesso di bere, mica posso levarmi tutto",
e quello sguardo, fiero e severo, che non vedeva l'ora di parlare un po' di sé e di accendersi in un sorriso.