mercoledì 30 gennaio 2013

questione di peso (specifico)



perché le lenzuola in agosto pesano molto di più della trapunta con cui cerchi di scaldare le tue notti di gennaio?

come mai trovi molto più rivoltante un brodino leggero durante una dieta rispetto a un aperitivo di alcol e schifezze quando finalmente raggiungi la meta?

com'é che una notte passata a pensare a un amore perduto ti riduce uno straccio, mentre l'insonnia dovuta al sesso no?

perché l'idea di aver deluso qualcuno in un minuto ti stanca infinitamente, ma le ore passate a fare una sorpresa riuscita ti lasciano carico per parecchi giorni?

é mai possibile che il tempo si fermi quando fissi il cellulare in attesa di un messaggio e che i minuti fuggano via veloci quando li passi a chiacchierare con qualcuno che ancora non è tuo?

come mai certi ricordi del passato che vorresti cancellare sono molto più ingombranti degli inutili dettagli di una giornata indimenticabile? 

perché il dolore di qualcosa che non c'é più, tipo il dente del giudizio, é molto più fastidioso di un ciclo che arriva dopo un ritardo?

com'é che il rumore di un silenzio tra due persone che non hanno niente da dirsi risulta molto più assordante di una risata sguaiata tra amici?

non é pazzesco che una mosca che ti gironzola intorno ti impedisca di studiare molto più di un bulldog di 30 kg che ti dorme sul braccio?

come mai portare gli sci in spalla per parecchi minuti all'inizio di una giornata ti pesa molto meno che portare un sacchetto della spesa quando ti fermi da qualche per un paio di chiacchiere (o di bicchieri)?

perché leggere lo stesso libro in momenti distinti della tua vita ti fa emozionare diversamente? come riescono quei momenti a cambiare delle parole già scritte?

non é assurdo che indossare i tacchi per lavoro ti sfinisca, mentre sceglierli per una serata speciale ti faccia sentire solo incredibilmente figa?

sai spiegare perché una canzone che ascoltavi sempre in un momento felice ti dia il voltastomaco quando quel momento si trasforma in merda allo stato puro?

perché la valigia di quando parti é sempre meno pesante da portare rispetto alla valigia di quando torni, nonostante ci siano dentro le stesse identiche cose?

come mai per ottenere un trucco naturale devi impiegare molto più tempo e più prodotti rispetto a quando esci di casa che sembri una battona?

il fatto che i muscoli pesino più del grasso, e che quindi spesso dopo aver iniziato attività fisica il peso sulla bilancia non scenda, non ti sembra un'enorme presa per il culo?

com'é che l'assenza di una telefonata che volevi non venga mai compensata da una miriade di messaggi istantanei di cui ti frega molto poco?

qual é il principio che ti fa sentire molto più giovane della ragazzina ventenne che si é appena sposata?

perché trovi un'immane rottura di palle mettere su l'acqua per cucinare le bietole quando mangi da sola, mentre ti rende euforica l'idea di cucinare ininterrottamente per due ore di fila per qualcuno che ti piace?

come mai trovi molto più seccante dover pulire un carciofo rispetto a dover togliere l'intestino a 50 gamberi?

perché il profumo lieve che mettevi in un periodo in cui eri triste ora ti sembra sovrastare con il suo puzzo l'odore della vita? 

finalmente ho capito, é il peso specifico delle cose che fa la differenza nella nostra esistenza. 

dev'essere per questo che non ci ricordiamo la maggior parte dei sogni che facciamo,
il loro peso specifico diventerebbe troppo per vivere senza pensarci.

giovedì 24 gennaio 2013

la mia strada in ogni via

via Palestro, la mansarda dove sono nata. quando mi mettevano sul terrazzo e mi divertivo a guardare le calze del papà

via Orsini, dove é nato Stefano. quando passava la pescivendola con il carretto delle acciughe, urlavo più di lei per gridare "bei beiiii"

via De Prà, dove c'é il Ferraris. quando mi sono innamorata di una squadra di calcio

via all'Opera Pia, dove c'era il mio asilo. quando prima ancora di entrare iniziavo a gridare per conformarmi agli altri bambini

via Imperia, dove è nato Francesco. quando cadevo piuttosto spesso perché era una strada in discesa

viale Causa, dove ho trascorso le elementari. quando arrivavo a scuola cantando perché la musica nella macchina di Paola non mancava mai. 

via Saluzzo, dove facevo ginnastica ritmica. quella volta che ho perso un dente facendo la spaccata

via Ravasco, dove vive la nonna. quando sentivo quel profumo di famiglia e quando ho detto l'ultimo ciao ad Adri

via Monte Zovetto, dove ho fatto le medie. quando ho iniziato a dare i primi segni di squilibrio mentale 

via Villalvernia, dove ho vissuto per 3 anni. quando ho incominciato a crescere e ho persino levato l'apparecchio ai denti 

via Mameli, dove ho frequentato parte di liceo. quando indossavo vestiti raccapriccianti e mi credevo pure figa 

via 5 Maggio, dove vivevo sul mare. quando non volevo vivere in un posto meraviglioso

via Balbi, dove ho scelto di fare l'Università. quando per iniziare seriamente il mio percorso di studi ho inserito Caroliona Lanzoni sull'iscrizione ufficiale

via Corsica, dove ho vissuto solo un anno. quando la vita mi ha insegnato che il dolore esiste davvero

via Pusteria, dove vado da sempre. quando ero piccola facevo merenda con i nonni bis, ora mi sento a casa

via Sacchi, dove vive la b. quando certe amicizie iniziano per durare per sempre

calata Dinegro, casa. quando sono diventata adulta, amando, conoscendo gente, stringendo amicizie

via Macaggi, dove non ho avuto paura di chiedere aiuto. quando parlare con le persone giuste mi ha fatto capire chi sono davvero

Keibelstrasse, dove ho lasciato una piccola parte di cuore. quando ho capito che sola è possibile

via Pré, dove andavo a fare la spesa. quando metterci piede mi faceva sentire in una canzone di De André

viale Delle Palme, dove lavoravo. quando uscivo dall'ufficio il tramonto sul mare era liberatorio

via Crispi, dove sono residente. quando ho scelto di andare via per cambiare strada

lunedì 21 gennaio 2013

non é tutto oro quello che luccica ma é certamente merda quello che puzza

i capelli biondi che ti piacciono tanto
ma che a ben vedere c'è sempre una nota castana o bianca a seconda dell'età.

gli occhi azzurri che rendono così diversi chi li ha
ma che non sorridono bene come quelli scuri.

l'odore della  nostra pelle che ci illude di distinguerci dagli altri
ma che spesso è semplicemente una marca azzeccata di profumo o, nel peggiore dei casi, puzza di sudore.

chi si definisce intellettuale di sinistra per che fa credere di essere meglio degli altri,
ma che in realtà non sa scrivere in italiano ed è anti-berlusconiano e basta.

la musica alternativa che fa sentire diversi chi la ascolta
ma che troppo spesso non viene capita e serve solo ad avvallare l'idea che le persone si fanno di te.

la lingua francese che suona così dolce e romantica
ma che da imparare è una delle più grandi rotture di coglioni dell'universo.

il latte scremato che fa sentire molto meno in colpa chi è a dieta
ma che non monta quando fai il cappuccino, non soddisfa se lo bevi e, fondamentalmente, non sa di latte.

la materia che ti piace studiare che rende gradevole un libro di un migliaio di pagine, 
ma che ti veste di una sicurezza immeritata e non ti fa prendere 30.

Barcellona, che sembra una bella idea quando parti per una vacanza, 
ma che quando la vedi ti delude come un primo appuntamento non riuscito. 


la coca light all'aperitivo, che non ti emargina quando sei a dieta, 
ma che non é neppure lontanamente paragonabile al rumore delle bollicine che senti prima del sorso di Franciacorta. 

la piega che ti fai spiegare dal parrucchiere, che quando ci provi sei carica e convinta che ti renda figa, 
ma che quando hai finito di asciugarti i capelli, con impegno e bruciature di piastra, ti rendi conto di fare schifo. 

il ristorante che tutti ti consigliano, che finalmente hai uno straccio di persona da portarci, 
ma che quando assaggi il pane ti senti presa per il culo perché é quello riscaldato. 

il messaggio che scrivi quando sei innamorata, che ti fa sentire Emily Dickinson, 
ma che quando leggi la risposta ("ok") ti ridimensioni e torni a essere la solita attira-idioti. 

il capo che fa l'amico, che quando vai a lavorare ti senti un po' a casa, 
ma che poi se può te lo piazza in quel posto con un sorrisino.  

il ragazzo che ti piace, che quando capisci di piacergli anche tu sei un po' felice, 
ma che quando finalmente ci esci ti rendi conto che si tratta dell'ennesimo coglione. 

l'ordine di un negroni sbagliato, che quando lo chiedi al barista ti fa sentire così bene, 
ma che se ti chiedono "é con la tequila?" ti rendi conto della pochezza dell'umanità. 

il Sole quando piove, che quando succede aspetti con ansia l'arcobaleno, 
ma che quando non lo vedi trovi tutto un'inutile rottura di palle. 

la neve di sera, notte e giorno, che quando scende ti senti in una fiaba, 
ma che quando devi prendere la macchina e uscire dal parcheggio vorresti un po' morire. 

i lieto fine dei film d'amore, che speri sempre di esserne protagonista anche tu, prima o poi, 
ma che quando pensi alla tua vita, ti rendi conto non succederà mai. 

la canzone che ti piace tanto, che quando impari a memoria ti senti un dio, 
ma che quando ascolti per la 700ma volta inizi a detestarla. 

un bel sogno, che quando ti svegli lo fai con il sorriso, 
ma che quando realizzi essere non realizzabile ci rimani malissimo. 

i maestri di sci, che in divisa stanno così bene e ti sembrano dei gran fighi, 
ma che quando vedi in borghese il 99% delle volte ti fanno schifo. 

il rossetto rosso nuovo, che quando lo compri ti senti una diva, 
ma che quando bevi un sorso di vino il suo stampo sul bicchiere ti infastidisce da morire.

i jeans che ti fanno un culo stupendo, che quando li indossi cammini per strada convinta e felice, 
ma che quando li togli ti rendi conto di essere normale e non una gnocca da paura. 

le scarpe con il tacco alto, che a inizio serata pensi di essere nata per portarle, 
ma che dopo due ore vorresti camminare scalza per sempre. 

l'ultima parola di un libro, che quando la leggi prima ancora di cominciarlo sei carica di aspettative, 
ma che quando la rileggi perché hai finito, ti rendi conto che non importava granché. 

la formazione della tua squadra letta dallo speaker, che quando la senti pensi a 11 guerrieri, 
ma che quando la partita finisce, spesso, ti rivolgi ai giocatori chiamandoli ballerine. 

le persone che si definiscono pulite, che quando le incontri pensi di vivere un amore speciale, 
ma che quando le conosci davvero ti rendi conto essere solo degli stronzi. 
io, l'odore di quella merda, lo riconosco da lontano. 

martedì 15 gennaio 2013

si vince anche perdendo

la prima cosa che ricordo di aver perso è stato un palloncino a forma di coniglio
regalatomi da papà in una tranquilla domenica di primavera passata a prendere un aperitivo a Boccadasse.

da lì in poi ho perso molto.

ho perso un dente mentre suonavo la pianola a fiato,
una marea di penne a scuola,
un'amica che si è trasferita in un'altra città
e l'occasione per stare zitta.

ho perso gioielli ed effetti personali che credevo di aver messo in ordine,
la stima di alcune persone,
la fiducia negli altri 
o almeno in certi altri.

ho perso chiavi di casa, occhiali da sole e numeri di telefono,
ho perso l'abitudine di non mangiare pesce,
una graffetta del mio apparecchio fisso
e la scheda elettorale.

ho perso abbracci perché non volevo troppo affetto,
amori lontani che non torneranno mai,
alcune sensazioni che quando torneranno saranno diverse, 
perché averle perse mi ha cambiata.

ho perso la speranza in certi momenti,
e a volte non l'ho mai ritrovata,
ho perso l'inizio di certi film e della partita di rugby di Franci al Ferraris,
ho perso la finale di Wembley e quella di Roma
e ho perso di vista Ste quando dovevamo tornare a casa dopo la promozione.

ho perso persone perché lontane e altre perché ho voluto perderle e non trovarle più,
ho perso l'orientamento nei vicoli di Genova, 
kg e centimetri dopo una dieta
e parecchie fotografie.

ho perso il treno per andare al lavoro,
le chiavi della macchina prima di uscire di casa
e una volta addirittura un compito in classe.

ho perso le mie calze blu elettrico (tragedia o colpo di culo?), 
la pazienza in moltissimi casi,
la giusta dimensione delle cose in altri
e anche il contatto con la realtà.

ho perso fiducia in me stessa,
ma poi l'ho ritrovata,
molte lacrime 
e infiniti sorrisi rimasti appesi a un ricordo.

ho perso sonno e brutti pensieri,
pezzi di vita e pezzi del mio cuore,
cd e bigliettini d'amore
e ogni tanto ho perso pure la voglia di fare.

ho perso il gusto di certe vittorie,
l'attimo per dire la cosa giusta al momento giusto
e il significato di alcune parole.

perderò ancora molto, ne sono sicura, 
ma nel frattempo ho capito una cosa: 
spesso perdendo si vince. 

o, al massimo, si diventa più leggeri. 

giovedì 10 gennaio 2013

ogni riccio un capriccio

lo so. 

potrei cercare di lisciare i difetti del mio carattere,
adoperare phon e spazzola e metterli in piega, 
perfezionare tutto con una piastra costosa,  
fissare il risultato con abbondanti spruzzate di lacca, 
o, se proprio non in grado, potrei pagare qualcuno per farlo in caso di bisogno. 

potrei cercare di essere meno iraconda quando qualcosa mi fa arrabbiare, 
non dire così tante parolacce quando sono allo stadio, 
e anche quando non lo sono, 
potrei essere meno acida quando faccio commenti su qualcuno 
o smettere di essere permalosa in caso di critiche.  

potrei cercare di essere affettuosa con le altre persone senza aver paura di sembrare stupida, 
provare a esternare le mie sensazioni, soprattutto quando sono negative, 
essere più responsabile, 
e smettere di masticare compulsivamente chewing gum.  

potrei stare più attenta ai miei esami del sangue e alla salute in generale, 
essere meno ansiosa e ipocondriaca, 
potrei non disprezzare il genere umano, 
piantarla di considerare parecchi uomini cerebralmente inferiori, 
e smettere di innamorarmi degli uomini sbagliati. 

potrei dare più importanza a certe cose e non fregarmene di altre, 
non dire a tutti che quando avevo 14 anni facevo l'analisi logica  mentale mentre le persone mi parlavano, 
smettere di vergognarmi di parlare al telefono, 
e farmi venire meno ansia quando incontro una persona nuova. 

potrei smettere di mangiarmi le pellicine delle dita e delle labbra, 
imparare a convivere con l'idea che gli altri hanno i piedi e devo farmene una ragione, 
magari anche che i pesci vivono in mare e non posso pretendere che se ne vadano quando entro in acqua, 
e cercare di mascherare un pochino meglio quando non sopporto una persona o sono annoiata. 

sì, lo so, potrei provarci. 
é che poi quando piove i ricci vengono fuori lo stesso. 
sempre. 

lunedì 7 gennaio 2013

non importa perché...inizia a correre.

è stata una sfida alla mia tiroide. 
ho smesso di guardare il mio armadio piangendo, 
di chiudermi in casa perché non volevo far vedere agli amici la differenza di com'ero,
di prendere aperitivi per non pensarci, 
e ho iniziato a correre. 

ho corso per vedere se davvero ce l'avrei fatta, 
per riprendere il controllo sul mio fisico, 
per sfogare le tensioni della giornata, 
per cercare di sentirmi meglio. 

ho corso con il sole, con la pioggia, con il vento e con il caldo, 
ascoltando musica o parlando tra me e me, 
ho corso guardando le navi che partivano e salutando i pescatori che aggiustavano le reti, 
in compagnia di incredibili tramonti sul mare o di stelle già alte nel cielo. 

ho corso prima di cene con i miei amici, 
appena tornavo a casa dall'ufficio, 
ho corso la mattina presto prima di partire per una trasferta della Samp, 
e dopo aver preso aperitivi, 
ho corso in porto, lungo il mare, 
vicino a cantieri navali e affianco ai sassi delle spiagge. 

ho corso quando correre era diventato quasi un primo appuntamento, 
quando non riuscivo a dormire dalla felicità,
quando mi svegliavo il sabato mattina e non vedevo l'ora di farlo, 
quando non correvo più da sola. 

ho corso per non pensare o per concentrarmi su qualcosa, 
l'ho fatto sorridendo e singhiozzando, 
ho corso per punirmi di alcuni errori e quando mangiavo troppo la sera prima. 

ho corso quando mi sembrava l'unico modo per non essere triste dopo una notte difficile, 
quando per riuscire a sorridere lasciavo vuota la mia parte del letto, mettevo le scarpe e scoprivo luoghi che non conoscevo, 
quando tra la corsa e la colazione c'era quel bagno in un mare diverso dal mio che mi faceva sentire di nuovo me stessa. 

ho corso per dimenticare cattive sensazioni, 
per il solo gusto di sudare, 
per celebrare una novità, 
per cercare le parole giuste da dire o per immaginare quelle che credevo di meritare, 
per decidere se lasciare tutto o continuare sulla mia strada. 

per due anni la mia vita ha avuto una sola costante, 
la corsa. 
qualsiasi sentimento, emozione, delusione, 
qualsiasi storia sbagliata e qualsiasi uomo
é stato affrontato prima con la corsa e poi con il pensiero. 

quest'anno ho ricominciato a correre,
lo faccio solo per me.

la libertà che cercavo nel mare l'ho trovata dentro di me, 
la protezione che di cui avevo bisogno me l'hanno data le montagne, 
e quella sfida l'ho già vinta. 

giovedì 3 gennaio 2013

c'é gelosia e gelosia

mi piace pensare di essere una persona non gelosa. 

non lo sono dei miei ex, 
e neppure dei fidanzati prima che diventassero ex.
non lo sono perché non vedo come si possa buttare a puttane un rapporto solo per una serata alternativa,
perché se il mio fidanzato dovesse innamorarsi di un'altra non potrei fare nulla per impedirlo, quindi gli tirerei un bicchiere di vino in faccia e lo lascerei andare, 
non lo sono perché in un rapporto considero la gelosia un inutile fastidio.  

però sono gelosa delle mie amiche, 
di quelle più care. e anche dei miei amici.

sono gelosa dei soprannomi che dò, 
dei posti in cui vado abitualmente e che considero miei, 
di alcuni vestiti che so già che non presterei a nessuno, 
del cappello che ho messo al matrimonio della b, 
delle località in cui vado in vacanza. 

sono gelosa del mio nome, 
di una quantità infinita di canzoni, 
di ricette banali che considero i miei cavalli di battaglia, 
di certi bar, di alcuni modi di dire e dei miei diari delle superiori. 

sono gelosa delle emozioni che provo quando sono innamorata, 
delle sensazioni che faccio provare all'uomo che amo e che spero non provi più, 
illudendomi che ne provi altre, anche di più belle, ma non proprio le mie. 

sono gelosa della mia famiglia, 
della mamma e dei miei fratelli, 
ero gelosissima di papà. 

sono gelosa di San Candido perché l'ho sempre considerato un posto mio, 
un rifugio, un amico che mi accoglie quando sono triste, allegra, o semplicemente quando voglio stare tranquilla.
per questo non ci porto mai nessuno, non é sfiducia nel prossimo. é solo gelosia. 

sono gelosa dei miei sogni, dei miei desideri, del mio segno zodiacale, 
di alcuni film e della mia passione per Robert Redford. 
sono gelosa del Grande Gastby perché ora che lo rifanno sarà molto meno mio, 
di alcuni concerti, delle mie abitudini, delle mie fobie e delle mie scaramanzie. 

sono gelosa di quello che scrivo, del mio blog, 
delle mie idee e di quello che mangio, 
sono gelosa del negroni sbagliato come aperitivo, 
di Genova e della Darsena, 
di Lefty e della Aygo rossa, 
sono gelosa dei miei ricordi, del mio passato e persino del mio futuro. 

sono gelosa della Sampdoria. 

é assurdo, ma penso di essere stata più gelosa di un ristorante che per me aveva un significato importante che di un messaggio trovato per caso sul cellulare del mio ex. 

sì, la mia gelosia non metterà mai a repentaglio una relazione di coppia. 
al massimo solo tutto il resto della mia vita.