mercoledì 29 giugno 2016

le cose migliori che si possono fare

ho sempre pensato che al mondo esistesse per ogni persona una personalissima e mutevole lista di cose migliori che si possono fare.

cose migliori in generale, senza termine di paragone, perché non si sa se quello che è migliore per me lo è anche per qualcun altro, 
cose migliori in continua evoluzione, perché quello che mi pareva fosse migliore tre anni fa ora potrei considerarlo una stronzata. 

quindi sì, ho anche io una personalissima e mutevole lista di cose migliori che si possono fare. 

come non giudicare le persone dai gusti musicali, anche quando discutibili,
o dalle parole che usano per sentirsi nel giusto, parole di cui spesso e volentieri non ne conoscono neppure il significato 
o dall’abuso di punti di interpunzione, nonostante faccia fatica immane. 

come ammirare un animale selvatico che mi si pianta davanti all’improvviso senza fare foto per non perdere neppure per un attimo l’intensità di quello scambio di sguardi, 
o percorrere certi tratti di strada con una particolare canzone per trasformare la consuetudine in un personale rito di cui essere quasi gelosa
o variare ogni sera la posizione grazie alla quale mi addormento, perché ogni sera ho bisogno di sentirmi diversa. 

come non etichettare il prossimo in base alla sue passioni, per quanto incomprensibili possano risultare ai miei occhi,
o dagli espedienti che usano per per prendere sonno, gocce, luce accese, preghiere o che so io
o ancora da come preferiscono passare il tempo libero, perché è poco per tutti e quindi davvero sacrosanto. 

come non scoprire tutto subito di una persona per lasciare ancora qualcosa da farsi raccontare, intuire, chiedere, 
o assecondare la sensazione che mi indica di aspettare il momento giusto per... innamorarmi, cambiare casa o trasferirmi altrove
o ancora valutare se qualcosa che mi succede possa essere un simbolo, di una fine, un inizio o di un fantastico durante. 

come lasciarmi trascinare dalla corrente per superare un lutto, una botta o una frattura, prima di riprendere in mano la nostra esistenza, 
o decidere di cambiare il corso degli eventi con un messaggio, un vaffanculo, o un bacio 
o fare una follia così grande che non mi fa smettere di ridere mentre sono terrorizzata dalla reazione altrui. 

come non rompere i coglioni agli altri perché è quello che non vorrei venisse fatto a me, 
o smettere di dare la colpa del mio atteggiamento a terze persone, eventi esterni o il mio passato perché solo io posso prendermi la responsabilità di poter essere quello che voglio diventare
o in ultimo, se proprio non riesco a fare a meno di giudicare, fare una netta distinzione tra giudizi di fatto e giudizi di valore e sulla base di quello stare ben attenta a quello che dico.

ho sempre pensato che al mondo esistesse per ogni persona una personalissima e mutevole lista di cose migliori che si possono fare e questa è la mia. 

personalissima, perché io non parlo mai per gli altri,
mutevole, perché cambio insieme a lei. 

giovedì 16 giugno 2016

del doman non v'è certezza

sappiamo bene tutti che nella vita non ci sono certezze, 
che spesso é sufficiente uno starnuto per scombussolare i piani, di qualsiasi piano si tratti, 
e che siamo appesi a quel fottuto filo che non si sa bene da che parti inizi, dove finisca e dove cazzo stia cercando di portarci. 

è per questo che scrivo un post sulle mie certezze, 
per aiutarmi a ricordare le basi su cui poter lavorare, anche se a cosa di preciso non saprei.

le canzoni dei Beatles, a qualsiasi ora del giorno, della notte e del tempo a metà, 
il panino crudo e mozzarella con un bicchiere di vino, 
i Goonies, Crocodile Dundee e Senti chi parla 1,2 e adesso. 

Il Secolo XIX al bar davanti a un cappuccino e una striscia di focaccia, 
la sigaretta dopo aver fatto il bagno in mare ma non quando lo fai in piscina, che chissà perché, 
tutte le repliche di Scrubs che non potrebbero mai stufare, mai. 

il sapore di fare una valigia sconclusionata perché stai per partire, e chi se ne frega dove, 
andare in bagno in ufficio per fare pipì e notare che, come tutte le sante volte, la carta igienica finisce e nessuno mette il rotolo nuovo al suo posto, 
puntare la sveglia alle 6 per andare a correre e scendere dal letto alle 8,10 dopo una lenta agonia di suoni molesti. 

l’incontenibile molla che parte dentro di te e ti fa ballare ovunque tu sia “Like a prayer” di Madonna, 
cantare in qualsiasi luogo isolato o meno “Maledetta Primavera” di Loretta Goggi,
dire che cacatura di cazzo ogni volta che ti siedi al pc. 

il saluto del nonno il martedì mattina quando passa in ufficio e magari propone involtini, gulasch pusterese o pesce spada, 
la telefonata della mamma la sera per chiederti come è andata la giornata
e la consapevolezza che ovunque nel mondo se vedi uno dei tuoi fratelli è sempre una festa. 

l’insolenza con cui alcune canzoni ti si piazzano in testa per non andarsene più per giorni interi, 
la chiara visione di uscire da una Chiesa maritata sulle note di Malibu delle Hole se mai ti dovessi sposare, 
considerare il genoa una squadra davvero di merda e gasperini l'uomo più irritante del mondo.

l’indiscutibile amore che si può per Robert Redford, Sete Gibernau e Slash, 
il bene che vuoi ai tuoi amici, quelli veri, quelli che sanno perfettamente chi sono senza che debba fare l'elenco
e la profonda convinzione che gli uomini con cui c'è stato qualcosa siano stati fortunati anche solo ad avermi avuto per poco (e, in certi casi, coglioni ad avermi fatto andare via).

il ponte del 2 giugno, l’emozione della vigilia di Natale, 
i  compleanni di tutte le persone che conosci perché hai un’incredibile quanto inutile memoria per le date, 
“Come eravamo”, Bette Davies Eyes di Kim Carnes, i ricordi nitidi e pure quelli un po’ deformati dal tempo, 
lo sconfortante arrivo ad Ala Avio che indica che c’è ancora un’ora di cacatura di cazzo per tornare a casa. 

insomma, la maggior parte delle certezze sono solo dettagli, amenità o pensieri personali senza fondamento, 
ma è proprio grazie a loro che lo attenuiamo la sensazione di smarrimento ogni volta che il futuro ci assale. 

per il resto, come diceva un poeta vero "chi vuol esser lieto sia