il cielo del porto antico che mi ha fatto venire i lucciconi e ricordato quanto è bella la mia città. sì, senza pietà forse come cantava Carboni, ma è bella davvero.
il tramonto guardato su una panchina come fanno i vecchi o i senza Dio, tra le sensazioni degli altri nella mia stessa situazione, la voglia di ascoltare il mio respiro e di non sentire prudere un po' gli occhi.
la Lanterna avvolta in una sciarpa arancio-rossa che riesci a scorgerla solo attraverso gli alberi delle barche a vela e che ti conferma che, finché ci sarà lei a vegliare su di te, andrà tutto bene.
l'abbraccio di chi vedi poco ma sai che ti pensa spesso e che ti rende un po' speciale se per fare 200 metri a piedi ci metti due ore perché tutti ti vogliono stringere forte e sapere come stai.
l'album delle fotografie del matrimonio di mamma e papà, che ogni volta che sono qui sento l'urgenza di vederlo per capire chi sono, da chi vengo e chi mi porto a spasso vivendo.
la sveglia presto per andare a Boccadasse, godermi ogni singolo metro della lunga passeggiata, arrivare a destinazione e sporcarmi perché mi sdraio su quei sassi.
la telefonata a Franco per dirgli dove sono e il suo "che bello Carolina. a proposito, il 21 ottobre si vota a Bolzano: dovrai venire su per forza!"
le mie mani nel mare per bagnarmi la testa, come faceva la mamma quando ero piccola,
e il viso che così acqua e sale me li sento addosso, anzi: sulle labbra.
la bella musica che ricevo e che mando, che a volte mi fa saltare un battito del cuore e a volte mi fa diventare un po' rossa dentro (perché rossa, fuori, non la divento mai).
la mia città che, con enorme presunzione e immodestia, credo mi assomigli molto: sia nei suoi tanti difetti sia nei suoi considerevoli pregi.
il mare ha proprio quel blu e il bianco è quello del suo sale,
il nero ti un temporale che si allontana nel Sole,
se aggiungi il rosso del cuore...
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