venerdì 23 ottobre 2015

... sempre, m.

l’ho trovata per strada, alla mercé di abitanti della zona, barboni che la bazzicano e prostitute che stanno in piedi tutta la notte. 
era sporca, stropicciata, usurata e brutta da vedere, 
sembrava una di quelle cartacce che si trovano sull’asfalto delle città. 

non so perché mi ci sia cascato l’occhio, non so cosa mi abbia attratto di preciso, meno che mai so perché mi sia fermata in mezzo all’attraversamento pedonale ricevendo una strombazzata nervosa da un tizio che evidentemente aveva fretta, 
ma l’ho fatto e sono rimasta tre secondi immobile a cercare di saperne di più (ed evitare di essere investita). 

la calligrafia, disordinata, a tratti incomprensibile e leggermente storta, mi ha fatto subito pensare che chi l’ha scritta doveva essere un uomo e mi ha fatto leggere praticamente un cazzo
eccezion fatta per un sempre e una consonante seguita da un punto alla fine del foglio. 

e mi sono emozionata. 

per il fatto che ci sia ancora qualcuno che scrive lettere a parte me, in particolare un uomo, 
perché se l’ha fatto sarà stato sicuramente qualcosa di importante
e per le parole scritte in modo molto deciso, ben calcate con la penna su quel foglio bianco. 

per il foglio bianco, senza righe né quadretti, che mi ha sempre fatto pensare a una scelta di coraggio, che se scrivi storto lo vedono tutti, 
perché l’autore ha usato un punto e virgola, non so se a sproposito o meno, ma di questi tempi è già tanto se la gente ne conosce l'esistenza
e per tutti quelli che quando hanno troppi pensieri decidono di scriverli per non perderli.

per il sempre, che chissà che significato aveva tra tutte quelle parole (supplica, abbandono o una semplice promessa?)
per il destinatario, che chissà se era un amore da tenere, riconquistare o salutare, 
per la confidenza che deve esistere tra due persone, qualsiasi sia la natura della loro conoscenza, per chiudere con un'iniziale.

per la fine che ha fatto quella lettera lì, alla mercé di abitanti della zona, barboni che la bazzicano e prostitute che stanno in piedi tutta la notte,
e per il non aver ancora deciso, quando ci penso, se è stata buttata via da chi l’ha ricevuta, 
se si è persa per sbaglio o se non è mai stata spedita. 

per le storie raccontate con le lettere, 
le storie migliori. 

2 commenti:

  1. "e per il non aver ancora deciso, quando ci penso, se è stata buttata via da chi l’ha ricevuta,
    se si è persa per sbaglio o se non è mai stata spedita."

    le lettere scritte e non spedite - spesso scritte sapendo, consciamente o inconsciamente, che non verranno spedite - credo costituiscano un genere letterario a sé stante, forse sottovalutato ma degno di grande attenzione, al quale io stesso ho contribuito con molta generosità :-)
    aggiungo una possibile analogia con l'architettura. per noi architetti spesso i progetti non realizzati, o i concorsi non vinti, sono più importanti degli edifici davvero costruiti.

    comunque come al solito il post è bellissimo.

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    1. sì, le lettere scritte e non spedite sono davvero un genere a parte e, proprio come te, anche io ho dato un contributo sostanzioso. le conservo quasi tutte e a volte le rileggo, più che altro per capire come mi sentivo quando le ho scritte, cosa volevo di preciso e cosa è cambiato da allora.
      non cerco mai di trarre conclusioni, tipo se era giusto spedirla o come sarebbero andate le cose se lo avessi fatto perché perderei un po' della loro essenza.

      non sono architetto quindi posso solo immaginare come sia affascinante quel mondo parallelo di progetti mai realizzati. o non ancora realizzati.

      come al solito grazie, i tuoi commenti sono sempre bellissimi da leggere.

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