martedì 14 gennaio 2014

l'arte di lasciarsi stupire


forse una delle cose che più apprezzo,
sia di me sia delle persone che mi sono intorno,
é proprio la capacità di lasciarsi stupire. 

mi lascio stupire da un geco di plastica trovato vicino alla porta di casa mia, che oltre allo stupore mi provoca terrore, 
dallo sguardo di un passante che si ferma un po' più di un secondo sui miei occhi, e chissà perché mi fa sorridere, 
da un messaggio di un'amica lontana che inquadra l'attimo, e tu non l'hai mai sentita più vicina. 

mi lascio stupire dal piacere di trovare quel paio di stivali che tanto mi piaceva a un prezzo senza senso, così posso rinvestire il risparmio in una giacca, 
dal sogno che ho fatto l'ultima notte, del quale ho ricordi vaghi ma so per certo che mi ha fatto svegliare serena
e da una storia di uno sconosciuto trovata per caso su internet, che sento il bisogno di condividere con qualcuno, anche a caso. 

mi lascio stupire dal sapore di una pietanza che assaggio la prima volta, che tengo in bocca per un po' per cercare di non dimenticarla, 
dalla foto che ho trovato sul telefono e non ricordavo di aver fatto, che nonostante tutto è venuta quasi bene
e dall'ultima volta che ho fatto una passeggiata in montagna da sola, che quando sei lassù sembra davvero di toccare il cielo con un dito. 

mi lascio stupire dalla canzone che ascolto per caso e che mi fa pensare a quando l'ho ascoltata su un letto in compagnia, che se ci pensi hai le rane nella pancia,
dall'insopportabile mania di dire sempre la mia anche quando non ne ho diritti, che però alla fine se mi conosci non puoi non riderne
e da quanto mi mancano cose che mi ricordano persone che non ci sono più, che poi basta anche solo un profumo. 

mi lascio stupire dall'emozione che sento ogni volta che arrivo a genova, che a tratti mi manca immensamente, 
dalle idiozie che riesco a dire, pensare e di cui rido da sola, perché se non rido o faccio ridere almeno una volta al giorno non sono felice
e dal piacere rilassato che mi provoca il mio negroni sbagliato il venerdì sera, che sì che ora inizia il week end. 

mi lascio stupire dalla maturità con cui ho affrontato alcune situazioni, che a volte non sono neppure sicura sia stata davvero io, 
da ogni singola volta che mi fermo e sto in silenzio ad ascoltare il mio respiro, che è un po' come se ascoltassi chi sono davvero 
e dalle cose che riesco a pensare, divisa tra la preoccupazione di avere una mente malata e la certezza di essere un po' strana. 

mi lascio stupire da un regalo scambiato in macchina, con la speranza di essere in grado di sorprendere anche io, 
dalla voglia di imburrare e immarmellare una fetta di pane caldo non destinata a me, e di farlo con piacere
e da quando mi sveglio nella notte e non trovo nessuno, che mi dispiace un po' dormire di nuovo da sola.  

mi lascio stupire da lui
e mi lascio stupire da me da quando c'è anche lui. 

lasciarsi stupire non è mica tanto facile, 
significa lasciarsi andare a quello che succede, 
a quello che sei
e alle persone che incontri, sia anche solo per un attimo, sia se ti cambiano la vita. 

ogni volta che ho smesso di stupirmi, 
mi sono presa il tempo per guarire
e per tornare a farlo non appena pronta. 

è un'arte questa, che non si smette mai di imparare. 

4 commenti:

  1. te l'ho già detto che scrivi bene... però secondo me una volta o l'altra potresti provare ad abbandonare questo ritmo iterativo, questa scansione in strofe, mollare i freni e andare fino in fondo senza fermarti. forse sarà un po' come abbandonare una piccola certezza - lasciare il negroni sbagliato per qualche altro intruglio alcolico - ma sono sicuro che il risultato sarà bellissimo lo stesso ;-)

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  2. grazie. chissà, prima o poi crescerò e smetterò di voler musicare a tutti i costi le parole abbandonando questa piccola certezza, come dici tu.
    ma sul negroni sbagliato non posso proprio cedere: le rare volte in cui i tre ingredienti sono in perfetto equilibrio, quel cocktail diventa poesia.

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  3. sul negroni sbagliato non insisto, piace anche a me (ma quello giusto di più). anche le tue strofe mi piacciono, sono rassicuranti anche per il lettore, elenchi lunghi, ripetitivi e insieme sempre vari, che non sembrano finire mai e in effetti non si vorrebbe che finissero. come certe canzoni: la locomotiva di guccini o hurricane di dylan, o il bolero di ravel, che quando c'è la botta finale ti spiace sempre un po'. però una volta potresti provare... provare è il verbo sbagliato, nel senso che sono sicuro che verrà bene, che sarà una figata da scrivere e soprattutto da leggere, se no non te lo direi: infatti è il mio egoismo di lettore che parla (tutti i lettori sono egoisti: misery non deve morire mai, e neppure sherlock holmes).

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  4. quanta carne al fuoco!
    questione negroni, felicemente risolta, a parte, ecco che arriva la musica la musica (e sì, sono d'accordo con te: certi pezzi quando finiscono ti lasciano a bocca aperta, sospeso tra il piacere e la delusione...un po' come pochi film) e l'egoismo del lettore.
    sono una grande sostenitrice dell'egoismo in tutti i suoi campi, quello che ti fa fare quello che vuoi ma che per essere buono ha bisogno del rispetto. quindi sì, anche io sono una lettrice egoista e scrivo egoisticamente di conseguenza, affezionata alle mie strofe.
    però lo metto nei buoni proposito del 2014, certo che la prima volta che farò il tentativo dovrà davvero succedermi qualcosa di strabiliante. o di talmente normale da meritarlo.

    grazie di leggermi ogni tanto e grazie del confronto!

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