martedì 13 gennaio 2015

e quindi uscimmo a riveder le stelle

secondo la religione cristiana, l’inferno è un luogo di dannazione dove sono relegate per l’eternità delle anime dei malvagi. 

secondo me l’inferno può essere individuato sotto forma di svariati momenti o situazioni, certamente non eterni, ma tant’è. 

dunque vediamo, 
l’assoluta incapacità di deambulare per aver messo per 13 ore di fila un paio di scarpe nuove, 
non ricevere la benché minima risposta a righe che consideravi preziose, speciali e pensate proprio per quella persona
e considerare che chi ci sta provando con te è talmente sbronzo che si limonerebbe pure il tavolino della discoteca, dato per scontato che abbia già baciato più volte la magnum di vodka. 

essere lasciati da quello che consideravi l’uomo della tua vita, magari con un sms o una mail (ce l'ho e... ce l'ho), 
non darti una spiegazione logica a quanto accaduto, torturarti per molti mesi per poi concludere io non sono abbastanza
e notare come mentre tu sei ancora lì che soffri come un cane, l’altro abbia ben pensato di mettere al mondo prole. 

sbattere la macchina con violenza inaudita contro il guard rail dell’autostrada, 
mancare, causa troppi chilometri, l’appuntamento più importante della tua migliore amica
e vivere situazioni come: sederti a capotavola durante le cene con gli amici perché unica sola, cercare il posto al tavolo durante un matrimonio sperando di non essere con i ragazzini di 10 anni e sforzarti di non dire fatti i cazzi tuoi, idiota! a quello che pensa bene di commentare una fresca separazione con peccato vi siate lasciati, mi era simpatico.

ritrovarti dopo molti mesi di prigione emotiva a un appuntamento con un uomo per poi passare il tempo a trovare, anzi cercare, dettagli deprecabili (domande inopportune, masticazione del cibo in bella vista, intolleranza ai solfiti, passione per i Pooh),
iniziare ad allenarti, che piuttosto che uscire di casa in una fredda Bolzano di gennaio ti faresti trucidare
e chattare con un amico che ti mette di fronte alla realtà che sei così brava a volerti nascondere.

secondo la dottrina cattolica, il paradiso è l’eterno soggiorno beato promesso alle anime dei giusti, dopo la morte, con la visione beatifica di Dio. 

secondo me il paradiso è l’attimo prima dell’inferno, grazie al quale non abbiamo idea della merda che sta per sommergerci
o l’attimo dopo, grazie al quale superiamo brillantemente (o quasi) quell'ondata di composto organico. 

dunque vediamo, e procedo con ordine, 
l’esserti sentita immeritatamente bella con quelle fantastiche scarpe nuove, che tra l'altro ti hanno permesso di tenere una postura invidiabile, 
aver deciso di essere sufficientemente sbronza per mandare quel messaggio-poesia che ti frullava in testa da settimane per sentirti un po’ più libera
e sì, il tuo corteggiatore sarà stato anche sbronzissimo ma ammettilo: sentirsi un po' voluta in un posto pieno di figa è davvero eccezionale. 

renderti conto che, per quanto tu non ci abbia voluto credere, evidentemente non era l’uomo della tua vita, 
riuscire, dopo mesi di tortura e io non sono abbastanza, a capire che se non altro non lo è neppure lui abbastanza, eccheccazzo, 
e scoprire che la creatura del tuo ex è stata messa al mondo dall’unica barista di genova che, in tempi non sospetti, ti stava sui coglioni per la sua stupidità (ce ne vuole, credetemi, soprattutto se si tratta di bariste). 

aver passato uno dei week end più incredibili, assurdi e passionali della tua giovane vita, prima di finirlo letteralmente con il botto,anzi crash (e in pronto soccorso), 
vivere con partecipazione emotiva estenuante tutto il percorso che ha portato alla nascita di Filippo, che sì, te la sei persa, ma il resto della sua vita non lo perderai 
e rivendicare valori a te fondamentali come la tua libertà, se pensi a chi è in coppia e non fa altro che lamentarsi, la tua indipendenza, quando ti rendi conto che c'è chi non riesce a fare niente da solo, e la tua autostima, quando sospetti ci sia gente che si accontenta per paura di essere sola. 

non perdere occasione per deridere il caso umano che suo (e tuo) malgrado ha rappresentato la conquista della tua libertà emotiva,
non riuscire a fare a meno di correre in palestra per ammazzarti di sport, tra la voglia di sfogarti e quella di avere un culo di ghisa
e avere bisogno di quel bagno sonoro di realtà che leggi tra le righe di skype, che forse devi ancora lavorare un po' su di te.

nel mezzo del cammin di nostra vita… 
il paradiso, tu vivrai, se tu scopri quel che hai. 

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