martedì 12 novembre 2013

la mia storia con il vino

è solo con il tempo che ho imparato a conoscere il vino. 
a conoscerlo prima e ad apprezzarlo poi. 

da piccola ero solo curiosa di sapere perché i grandi facessero cin cin cono quel liquido un po' colorato, 
che assaggiavo mettendo un dito nel calice della nonna, 
e mi chiedevo perché noi non potevamo. 
che insomma, sempre aperitivo era, ma il mio succo era in un bicchiere più basso, brutto e non tintinnava soavemente. 

poi ho iniziato a conoscerlo.

l'ho conosciuto le prime volte che mangiavo la pizza il sabato sera e un solo bicchiere mi faceva girar la testa, 
quando papà mi ha detto che ero grande e quindi se vuoi un succo te lo paghi
e tutte le volte che veniva organizzata una cena tra amici. 

l'ho conosciuto quando abbiamo fatto la cena di quinta superiore e sono finita con alcuni prof a berne abbondanti quantità, 
quando dopo ore interminabili di studio mi concedevo un aperitivo con i miei indimenticabili compagni di università
e tutte le volte che uscivo con la B e dovevo ricordarmi di mangiare una gomma da masticare, 
che lei del vino non ne sopporta l'odore. 

l'ho conosciuto quando sono andata a cena con un ragazzo, 
che il primo (e ultimo) bacio é stato durante un black out al ristorante, 
tutte le volte che me ne versavo un bicchiere mentre cucinavo per qualcuno, fossero amici o fidanzati
e quando, con la fine di un Salone Nautico, l'ho usato per farci colazione con la focaccia alle 08,30 del mattino. 

l'ho apprezzato le sere che lo portavo a papà in ospedale, 
perché quell'aperitivo rappresentava un momento di normalità semplice ma necessaria, 
quando ho imparato a sceglierlo perché l'uomo di turno era assolutamente incapace di farlo, 
e quando ha rappresentato l' unica via di fuga della mia mente per non rendermi conto di essere a cena con un deficiente. 

l'ho apprezzato quando tornavo a casa e ne bevevo un bicchiere con la mamma, 
perché quel raccontarci l'una la giornata dell'altra ci rendeva ancora più vicine, 
quando mi fermavo al bar con gli amici, 
perché era davanti a quei calici pieni che ognuno raccontava un po' di sé,
e quando dovevo prendere coraggio per affrontare una situazione particolare, 
per esempio una prima uscita, un chiarimento per lasciare qualcuno o un incontro per essere lasciata. 

lo apprezzo ogni brindisi che facciamo in famiglia, 
perché ogni volta che i bicchieri si toccano ci scambiamo l'amore che non siamo in grado di dirci, 
quando finisce una giornata storta,
perché concedermene un po' mi tranquillizza e per qualche minuto penso solo all'armonia che sento tra le labbra
e se per caso mi regalano una bottiglia che mi piace, 
perché significa che un po' mi si conosce. 

lo apprezzo quando chiacchiero con un'amica, 
perché di solito aiuta a esternare dubbi, ricordi e risate, 
quando mi vedo con il nonno, 
perché é pazzesco come riusciamo a confrontarci su tutto nonostante 55 anni di differenza
e quando scendo a Genova, 
perché il rumore dei nostri due bicchieri che si incontrano é proprio diverso dal rumore di quello degli altri. 

il vino che preferisco bere in questo periodo é il Gavi  La Raia
un po' perché mi sembra di bere posti che conosco bene, 
un po' perché lo bevo solo con persone speciali, 
e un po' perché ogni sorso sembra di assistere all'eterna storia d'amore tra quel vino e la sua terra. 

in fondo a me, le storie d'amore, tutte le storie d'amore, sono sempre piaciute. 

poi c'è anche un altro discorso e cioé che credo mi assomigli: 
é delicato anche se fa 13%, 
se ne bevi una bottiglia intera perché proprio non resisti il giorno dopo non ti viene mal di testa
e se lo conosci lo apprezzi, 
se lo apprezzi non ne puoi fare a meno. 

lo so, sono immodesta, ma é così che mi piace pensare. 

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