martedì 26 novembre 2013

le lettere del mio alfabeto


da piccola parlavo male, parecchio. 
probabilmente perché mettevo a caso le lettere cercando un suono che mi piacesse anche se non aveva senso. 
anzi, soprattutto se non aveva senso. 

poi ho iniziato a farci amicizia con le lettere, 
a parlarle, ascoltarle, scriverle, leggerle e sognarle. 

le ho usate per comporre parole che mi dessero un tono in caso di esami e interrogazioni anche se non sapevo nulla, 
che avessero il giusto suono a seconda della lingua che mi apprestavo a imparare
e che mi facessero stare meglio quando mi sentivo di merda, nonostante fossero frutto di interminabili monologhi tra me e me. 

le ho ascoltate nelle parole urlate durante un litigio, che i decibel alti fanno una bella differenza, 
dette da qualcuno che sembra sceglierle per farti male, che la risposta giusta ti viene in mente solo quando sei a casa
e sussurrate durante un momento di amore, sesso o dormiveglia. 

le ho lette in parole altrui trovate tra le pagina di un libro, che a volte sembra proprio che qualcuno che non conosci scriva quello che ti serve, 
nel titolo di un giornale che attira l' attenzione, che magari é una notizia insulsa ma tant'é,
e sul telefonino, quando ricevi un messaggio di notte, di quelli che lo leggi e poi non riesci più a dormire. 

le ho sognate attraverso parole dipinte tra le nuvole, un muro o l'acqua del mare, che mi hanno aperto gli occhi molto più di una sveglia al massimo volume, 
pronunciate con calma da persone che non ci sono più, che allora sì che ti fai un'idea di  quello che succede quaggiù, 
e rimaste appese alla fantasia, che anche se non é realtà quando ti svegli hai comunque il sorriso. 

le ho scritte in parole dedicate a Gesù Bambino e Babbo Natale trasformandole in desideri da esaudire, 
alle persone che secondo il mio insindacabile giudizio credevo meritassero di leggere la mia calligrafia
e a chi non riesco a esprimere davvero quello che voglio dire, che tra le righe di un foglio riesce sempre tutto molto meglio. 

poi ci sono certe lettere che per me sono ancora più importanti.

tipo la lettera che identifica il campionato dove gioca la mia squadra, 
che no, non é una cazzata, 
quella lasciata da chi se n'é andato per non tornare, 
che più ci penso e più non so cosa pensare, 
e quelle che, una dietro l'altra, compongono una parola che descrive un preciso momento della mia vita. 

ultimamente ci sono otto lettere che parlano dei miei ultimi mesi. 
messa una dopo l'altra formano un nome. 

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