mercoledì 3 ottobre 2012

Io senza fratelli?


non é che io non abbia mai pensato di voler essere figlia unica. 
né da piccola, né da adolescente. ma poi ho capito una marea di cose crescendo, cose di fratelli. 

immagino non debba essere stato facile essere buttata giù dal trono a 18 mesi da un bambino che da piccolo era orrendo, 
ma suppongo che per averlo chiamato Bibi, un po' di bene devo avergliene voluto da subito. talmente tanto che se piangeva per la fame gli cospargevo il cranio pelato con delle briciole di pane, 
facendolo incazzare perdutamente. 

per non parlare di tutte le volte che all'asilo mi rompeva le palle e mi stava incollata, 
facendomi addirittura infiltrare nella recita nel ruolo di angelo, senza tunica e con le ali sgarruppate perché se no lui l'angioletto non lo faceva. 
però penso anche che l'aver passato insieme asilo, elementari e medie nella stessa scuola mi abbia fatto sentire meno sola la mattina. 

alcune cose devo averle rimosse, altre le ricordo molto bene, 
per esempio le botte da orbi e la sua molestia insostenibile, 
la volta che mi é stato sequestrato il frustino da equitazione perché lo usavo per difendermi e l'aver visto insieme l'inizio di Phenomena per sbaglio, 
che probabilmente ha rovinato la nostra infanzia. 

e poi le vacanze, dagli appuntamenti in Sardegna o Brunico con i nonni, dove facevo un po' la seconda mamma e arrivavo a dire "io figli non ne vorrò mai", 
alle grandi estati con la EF dove eravamo tutti e due adolescenti scemi, ma che nel momento del bisogno c'erano l'uno per l'altro. 
tra portafogli persi ("non ti preoccupare, in qualche modo si fa") e problemi d'età per entrare in discoteca ("ahahah...ti hanno lasciato fuori, scemo. io entro, ciao.")

e nel frattempo, tra un San Candido e un Porto Ottiolu, 
un corso di tennis, ginnastica o scherma, come se niente fosse, 
é arrivato il terzogenito, un vitello di 4 kg e 3, tutto ciccia e pianti disperati. 

se dovessi definirlo quando era piccolo parlerei di un bambolotto rompicoglioni, 
cresciuto a dismisura sia nel carattere che nella mole da subito e abituato a sentire i discorsi dei bambini grandi. 
schiavizzato ogni tanto per andare a prenderci le merendine, 
fonte di nervosismi assurdi quando voleva solo me per addormentarsi e mi obbligava ad andare a dormire alle 08 (avevo 10 anni!), 
grande compagno di tiri al pallone, sebbene non fosse affatto portato, 
bambino infame del "alla ina piace lui" o "mamma, la Ina mi ha dato 5 mila lire per non farmi dire che fuma",
il piccolo Nucs é riuscito a inserirsi perfettamente nel binomio formato da Tod e me, 
un binomio di litigate, insulti, giochi e malattie condivise. 

ah, ne sono passate di acque sotto i ponti: 
trasferimenti, traslochi e separazioni, 
piercing al naso, furti di motorino e fratture ossee, 
feste di compleanno, regali improbabili (e tutti quelli che non mi hanno mai fatto), 
tatuaggi e feste a casa, liti a cena per il calcio,
cavalli, cani, batteria e chitarra. 

e poi esami diversi, una maturità e una quinta elementare preparati insieme, 
telefonate con "oh, la mamma ti ha beccato, 'stavolta sono cazzi", promesse non mantenute "vengo a vedere il tuo orale alla maturità" , 
trasferte della Samp, vittorie e sconfitte, panini preparati all'alba e serate finite insieme nella stessa discoteca "arrangiati per tornare a casa, io sono impegnato", 
feste dei 18 anni passate a ridere e bere, talvolta anche a essere cacciati fuori dal locale causa rissa, 
serate che "usciamo in macchina ma torniamo in taxi", focaccia attaccata alla porta il sabato mattina per chi ancora andava a scuola, 
e commenti sull'abbigliamento "perché hai un fagiano in testa?" - "come cazzo ti sei vestito?"

salvataggi in corsa per una maturità "dovevi leggere la coscienza di zeno? te la racconto io"
concerti a Verona, cene in Piemonte a mangiare il fois gras "perché tu hai fatto proprio un bell'esame" , 
"brava Ina" urlato nel microfono in aula magna dopo la laurea, 
e aperitivi sotto casa "ovviamente offri tu". 
scherzi alla mamma, pianti disperati in ufficio perché "mio fratello domani va a vivere a Londra", 
litigate per il telecomando e gran figure di merda in pubblico, 
passeggiate per i campi da golf e gare di canzoni a tavola, 
battute su battute su chiacchierate importanti di passato, presente e futuro. 

da bambini moccicosi e vestiti sempre uguali alle cerimonie (che incubo), 
siamo cresciuti insieme, sempre uniti e diversi gli uni dagli altri sia fisicamente che caratterialmente, talmente diversi che hanno scambiato Bibi e me per fidanzati a lungo e l'ultima volta persino Nucs e me (e poi dicono che non porto bene gli anni, cazzo),
ma  qualsiasi gioia o enorme dolore, e sappiamo bene cosa vuol dire, lo sappiamo davvero, 
qualsiasi successo o delusione, qualsiasi progetto, qualsiasi sogno, qualsiasi cazzata che ci é passata per la testa, 
l'abbiamo condivisa tra noi tre, creando un nucleo così stretto che quando siamo insieme é praticamente impossibile entrarci. 

tre belle teste di cazzo fatte e finite, 
che si cercano e si trovano sempre, nonostante le distanze, 
e che quando sono insieme riescono a fare festa. ma festa vera. 

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